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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DELLA SACRA FAMIGLIA A VILLA TROILI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 27 gennaio 1991

 

Ai giovani

Questo vostro collega, questo vostro fratello maggiore, ha parlato del Sinodo e voi, bambini in età prescolastica e scolastica sapete che cosa è il Sinodo? Quello di Roma deve essere anche un Sinodo dei bambini, anche loro devono partecipare attivamente a questo Sinodo che vive la Chiesa romana. Avremo quindi un nuovo compito, quello di inaugurare il Sinodo dei bambini.

Qui c’è una parrocchia non tanto numerosa. A questo incontro partecipano tutti i giovani, anche i più giovani fino a due mesi di vita. Ciò è bello perché siete la parrocchia della Sacra Famiglia e anche qui si vede che formate una famiglia in cui ci sono i genitori, gli adulti, i giovani e i bambini. Diverse generazioni vivono insieme e si arricchiscono insieme. I genitori educano i bambini, i giovani, ma anche loro ricevono da questi giovani e da questi bambini qualche cosa.

Il vostro collega ha usato anche un’espressione interessante che molte volte si ripete nella cultura attuale: “qualità della vita”. È molto importante come si interpreta la qualità della vita. L’espressione può dirsi anche evangelica benché nei suoi contenuti correnti abbia acquisito una concezione laica. Per valutare la qualità della vita -e quanto dico è rivolto soprattutto ai giovani adulti - c’è un criterio che traiamo anche dal pensiero moderno, ma soprattutto dal Concilio Vaticano II, dai testi conciliari. C’è una differenza tra “essere” e “avere”. La qualità della vita non può essere misurata solamente con il desiderio di “avere”. La qualità della vita, la qualità superiore, è più partecipe dell’“essere”. Chi comprende questo è più maturo, più persona, vorrei dire, cristianamente parlando, più simile a Cristo, più figlio di Dio, più uomo o più donna e, allo stesso tempo, più vicino all’immagine di Dio, che è il progetto fondamentale del nostro essere.

Lascio questo pensiero per i giovani. Il vostro oratore ha detto che ci sarebbero molte e molte cose di cui parlare, ma forse per il momento basta questo per riflettere. Vi lascio questa riflessione che cercherete di sviluppare tra di voi, con i vostri sacerdoti. Anche loro sono della Sacra Famiglia.

Al Consiglio pastorale

Anch’io voglio ringraziarvi per queste parole che erano concise, ma piene di contenuto, anche affettivo. Vi ringrazio soprattutto per la vostra partecipazione all’opera di apostolato. Ogni parrocchia viene dagli Apostoli, non nel senso diretto, ma attraverso la successione apostolica, essendo costituita dai Vescovi e, qui a Roma, dal Vescovo di Roma. Sono quindi costituite nella linea della missione apostolica che deve abbracciare tutta la comunità.

Tutta la Chiesa è apostolica e ogni parrocchia di questa Chiesa ha il suo sigillo apostolico. Ma avere un carattere apostolico significa anche esercitare l’apostolato. Questo apostolato è certamente l’impegno, l’opera dei sacerdoti, delle persone consacrate, dei religiosi e delle religiose, ma, largamente, anche dei laici. È una verità perenne della Chiesa, sulla Chiesa, dell’ecclesiologia della Chiesa. È una verità che si è fatta attuale attraverso l’insegnamento, il Magistero del Concilio Vaticano II.

Dopo il Vaticano II sono emerse queste strutture che, in qualche modo esistevano anche prima, ma che ora sono più caratterizzate dal Magistero del Vaticano II, da una maggiore consapevolezza apostolica.

Io vi ringrazio per questo Consiglio che esiste in questa vostra parrocchia che è piccola ma che sicuramente crescerà. Il fatto che sia piccola, con un piccolo numero di parrocchiani, non significa che abbia meno problemi e difficoltà. Questi problemi e queste difficoltà devono essere affrontati nello spirito della comunità e della comunione, insieme, dai Pastori, dai sacerdoti e dai laici. Questo è molto prezioso, perché si crea una forza più grande. Se il sacerdote fosse solo, non potrebbe avere questa forza apostolica, ma, quando si trova circondato dalle sue sorelle e dai suoi fratelli laici, possiede una forza più grande e soprattutto vede tutti i problemi più dettagliatamente.

Io, in questa visita, voglio augurarvi una visita continua dello Spirito Santo, specialmente dello Spirito che si esprime nel dono del Consiglio.

Alle religiose

La vostra è una parrocchia relativamente piccola, ma con tante persone consacrate. Grazie a Dio, la vostra parrocchia della Sacra Famiglia è caratterizzata dalla presenza delle persone consacrate, da questa testimonianza evangelica che la vostra missione religiosa porta con sé. È un buon segno. È auspicabile che anche nelle famiglie di oggi crescano le vocazioni alla vita consacrata, specialmente tra le figlie e le ragazze. Questo manca nel mondo occidentale e ciò ci preoccupa. Tanto di più vorrei sottolineare la vostra numerosa presenza in questa parrocchia.

Ci sono diverse congregazioni e diverse denominazioni. Non è facile ricordarle tutte. Alcuni dicono che solamente lo Spirito Santo conosce i nomi di tutte le Famiglie religiose, specialmente di quelle femminili. Ma su tutte si impone quella di Sant’Anna. Non lo dico per sminuire l’importanza delle altre, ma lo dico per la coincidenza felice, perché sapete bene che Sant’Anna apparteneva alla Sacra Famiglia, come nonna di Gesù. Tutte voi, benché siate giovani sorelle, vi trovate nella dimensione propria della parrocchia della Sacra Famiglia.

Mi piace soprattutto che qui sia presente la Famiglia religiosa al completo. Anche questo è importante per la famiglia odierna. Prima, nelle famiglie, vivevano tutte le generazioni, dai bisnonni fino ai nipotini. Oggi le famiglie sono molte volte limitate. I nonni non sono più presenti. Per loro si cerca un altro posto a parte. È questo un sintomo della civiltà moderna che è meno umana, meno familiare.

Vi auguro, carissime sorelle tutte, e non solo a quelle di Sant’Anna, di offrire non solamente la vostra consacrazione alla Sacra Famiglia, ma anche di trarre da lei ispirazione per l’apostolato della famiglia, per portare avanti questo divino progetto evangelico della vita familiare di cui la Sacra Famiglia è sempre il modello più perfetto. Esprimerete così la vostra consacrazione a Gesù, la vostra donazione completa ed esclusiva a lui, pregando per le famiglie, aiutandole e cercando di fare intenzionalmente e spiritualmente tutto quello che si può fare per migliorare lo spirito della famiglia, nel mondo odierno. Questa è la vera prova del progresso umano che non si misura solo dal punto di vista tecnico o economico, non solamente nell’ordine dei beni materiali, ma nell’ordine della persona.

Dopo aver impartito la benedizione apostolica, Giovanni Paolo II aggiunge alcune parole:

Pregheremo insieme per la pace in Medio Oriente e nel mondo. Per questo devo tornare a Piazza San Pietro dove ci attendono i fedeli per la preghiera dell’“Angelus Domini”.

Dopo essersi brevemente intrattenuto con i sacerdoti della comunità parrocchiale, Giovanni Paolo II si congeda dai numerosi fedeli che lo attendono all’esterno della chiesa.

Vi ringrazio per la vostra ospitalità e per la vostra accoglienza calorosa. Che la Sacra Famiglia benedica ogni famiglia della vostra parrocchia.

 

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