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VISITA PASTORALE A MANTOVA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI BAMBINI CEREBROLESI OSPITATI
NELLA «CASA DEL SOLE»

Istituto «Casa del sole» a San Silvestro (Curtatone)
 Domenica, 23 giugno 1991

 

Carissimi fratelli e sorelle,
Carissimi bambini!

1. A tutti voi, che formate la famiglia di questa “Casa del Sole”, il mio saluto cordiale. In particolare a voi, carissimi bambini, che qui trovate una casa che vi accoglie e nella quale vi viene offerto, con le indispensabili cure mediche, il calore dell’amore cristiano. Un saluto a voi, care famiglie, toccate dal mistero del dolore ed attivamente associate, in questa struttura, all’opera di recupero dei vostri figli. Un ricordo a voi, educatori, amministratori e quanti, a vario titolo, qui operate con generosa dedizione.

Ringrazio cordialmente Monsignor Carlo Ferrari, Vescovo emerito della vostra Diocesi che, dopo aver sostenuto per tanti anni questa opera, ora vi risiede, continuando ad apportarvi il suo apprezzato sostegno.

La vostra Istituzione, con i centri di solidarietà per i cerebrolesi più gravi, costituisce davvero un “inno alla vita”, alla vita che è dono della bontà di Dio . . . anche quando è segnata dalla sofferenza e da tante dolorose infermità. Come tale, allora, essa va accolta ed onorata, come tale va sorretta ed incoraggiata, difesa e aiutata ad esprimersi in pienezza, nella propria irripetibile pienezza.

Voi, cari bambini, costituite il tesoro prezioso di questa Casa e vostro è il regno dei Cieli. Gesù dice nel Vangelo: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18, 5).

Voi genitori, nella struttura aperta di questa Casa potete trovare l’aiuto indispensabile per essere, in modo adeguato, con pazienza e fiducia, i primi educatori dei vostri figli.

Voi, operatori, e voi, amministratori, vi sforzate, con i benemeriti Presidenti di questa opera, di mettere in atto le vostre capacità mediche, pedagogiche e spirituali con generosità e competenza, al fine di aiutare quanti sono affidati alle vostre cure a raggiungere il massimo del loro possibile sviluppo intellettuale e personale. Vi preoccupate anche del loro necessario inserimento nella società, perché non si sentano isolati né emarginati.

2. Come non rendere grazie al Signore, insieme a voi, per questa Istituzione, sorta grazie ad una vostra concittadina, la quale ha dedicato la vita alla difesa e alla promozione della dignità dell’uomo, in special modo dei più piccoli, dei più indifesi, dei più bisognosi? Si è occupata soprattutto di quelli che una certa moderna concezione della società tende ad ignorare e a rifiutare. A fondamento della sua opera, Vittorina Gementi - è questo il suo nome - ha voluto porre sempre la preghiera. Per questa convinzione ha voluto associare alla sua attività la presenza silenziosa delle Clarisse, che, totalmente distaccate dal mondo, si dedicano alla contemplazione di Dio. Ha, inoltre, desiderato che la “Casa del Sole” fosse un luogo sempre più rispondente alle esigenze dei piccoli ospiti.

In una terra come quella mantovana, attiva, operosa, produttiva, in cui il benessere diffuso rischia di condurre la gente all’indifferenza, all’individualismo, la “Casa del Sole” può rappresentare un significativo stimolo a valorizzare appieno alcuni valori ideali e spirituali fondamentali, quali la generosità benefica, la disponibilità alla condivisione, l’attiva solidarietà, ed un’attenzione disinteressata da parte delle pubbliche Istituzioni verso i “deboli”, i poveri.

3. Nel nostro tempo c’è bisogno di seminare a piene mani la speranza, una speranza concreta, fondata, sulla fiducia in Dio, il quale non abbandona mai i suoi figli. Una speranza che si nutre di gesti quotidiani. E questa vostra Casa deve diventare sempre più una casa di speranza. Non soltanto per i bambini che vi sono ospitati e per le loro famiglie, ma per l’intera società mantovana. Ecco il mio augurio, ecco anche il significato del mio breve, ma cordiale passaggio tra voi.

4. La fondatrice della “Casa del Sole” per ben tre volte accompagnò i bambini a Roma perché incontrassero il Papa. Questa mattina ho voluto sostare qui, quasi per ricambiare quelle visite e per incoraggiare coloro che attualmente continuano la sua opera, a farlo con lo stesso spirito e con pari tensione morale. L’amore di Dio sia sempre ardente nel vostro animo, perché il vostro servizio risulti generoso ed efficace.

Spetta a voi - alle famiglie dei bambini, agli amministratori, agli operatori, agli amici, ai volontari - mantenere viva l’attività avviata. Tocca a voi testimoniare che la vita va amata, accolta e tutelata. Sarete, in questo modo, artefici della “civiltà dell’amore”, di quella civiltà fondata sull’accoglienza, la misericordia e la carità.

Vi aiuti in tale impegno San Luigi Gonzaga, testimone esimio del generoso servizio ai sofferenti. Egli, che amò i poveri e i malati così da sacrificare la sua giovane vita, vi illumini, vi sostenga, vi accompagni con il suo esempio, la sua bontà e la sua intercessione.

Con questi voti, vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e vi imparto con grande affetto una particolare benedizione. Dopo aver impartito la benedizione apostolica, il Papa rivolge ancora un saluto e un ringraziamento ai presenti: Vorrei ringraziarvi per questa visita che mi avete offerto la possibilità di fare. Non posso trovare altra parola se non questa: un Santuario. Qui non si può capire niente senza questa parola senza questa dimensione della preghiera. Tutto si capisce con la preghiera; senza la preghiera non si capisce niente. Allora, vi lascio questa mia ultima parola come segno della mia spirituale presenza, della mia profonda esperienza vissuta qui fra voi e chiedo al Signore che questa esperienza vissuta dal Papa rimanga per voi anche come un povero dono del pellegrino.

 



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