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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA TOSCANA IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 11 marzo 1991

 

Venerati Arcivescovi e Vescovi delle Chiese che sono in Toscana!

1. Con gioia vi rivedo qui riuniti, dopo i colloqui avuti nei giorni scorsi con ciascuno di voi personalmente. Questo incontro collettivo, oltre che un’occasione per confermare il vincolo della comunione che intercorre tra le Chiese affidate alle nostre cure pastorali, ci offre l’opportunità di uno sguardo d’insieme ai problemi pastorali della Regione Toscana, nell’intento di individuare le linee d’azione su cui far convergere l’impegno nel prossimo futuro.

Rivolgo a tutti il mio saluto cordiale e ringrazio l’Arcivescovo di Firenze, il caro Cardinale Silvano Piovanelli, per le nobili parole con cui, interpretando i vostri sentimenti di sincero affetto per il Successore di Pietro, ha espresso le ansie e le speranze che occupano il vostro cuore di Pastori.

2. “Senza la Toscana il mondo sarebbe stato diverso ed oggi apparirebbe umanamente più povero”. Con queste parole mi rivolsi a voi, venerati fratelli, nella precedente visita “ad limina”, il 2 giugno del 1986 (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/1 [1986] 1816). In effetti, la storia non solo d’Italia, ma del mondo intero, è segnata dal peculiare contributo letterario, artistico, scientifico e spirituale, offerto dalla vostra terra.

Il vostro è un patrimonio culturale e religioso da rivisitare costantemente, per conservarne integri i valori fondamentali, in continuità con le antiche tradizioni civili e cristiane della Regione. Si tratta di ricchissime riserve di genialità nei vari campi dell’espressione umana, che occorre coltivare ed incrementare, non limitandosi a farne oggetto di contemplazione retrospettiva, ma vedendovi una “viva sorgente di ispirazione e di impegno” per “rivivere ed emulare” nel presente la grandezza spirituale d’un tempo, al di là di “ogni forma di criticismo sterile e di materialismo opaco” (Ivi, IX/2 [1986] 1079).

La lunga storia delle vostre città, oltre a spingervi ad apprezzare e coltivare i perenni valori dello spirito incarnati nelle lettere e nelle arti, vi stimola ad un costante rinnovamento etico e morale che attinge alle fonti del messaggio cristiano, di cui è intimamente permeato il tessuto culturale e sociale delle popolazioni affidate alla vostra cura pastorale. Il Signore chiama oggi i cristiani ad un nuovo slancio missionario di evangelizzazione e di solidale fraternità: li chiama ad irradiare nel mondo i valori immortali così luminosamente proclamati dai vostri Santi e dai vostri Grandi, che dai mausolei della chiesa di Santa Croce, in Firenze, non cessano di stimolare gli animi “a egregie cose”.

3. Ripeto anche a voi quanto dissi ai giovani fiorentini nella visita pastorale dell’ottobre 1986: “Strappate a questi vostri antenati il segreto della fioritura del bello, del buono, del vero”. Occorrono, infatti, per questi nostri tempi ardui e provvidenziali nuovi santi, nuovi apostoli generosi che, uscendo dal Cenacolo, si lascino condurre dallo Spirito ed ascoltino le parole del divino Maestro: “Andate in tutto il mondo!”. È questa la consegna: in tutto il mondo! a tutte le creature! in ogni ambiente, sino agli estremi confini della terra!

Il mondo abbisogna di uomini e di donne che sappiano raccogliere l’eredità spirituale di quanti li hanno preceduti, diventando i coraggiosi testimoni di un Dio che non cessa di colmare col suo amore infinito il cuore dell’uomo. Sì, per l’auspicata nuova evangelizzazione occorrono santi moderni che prolunghino nella vostra terra la meravigliosa fioritura di persone che la Provvidenza ha forgiato in capolavori di soprannaturale bellezza. Bisogna andare incontro con spirito missionario agli uomini là dove essi vivono, ed annunciare loro il Vangelo della speranza e della gioia. È necessario aprire le porte della comunità ecclesiale a tutti con spirito di fraterna accoglienza e di disponibile generosità. Deve essere proclamata e trasmessa senza tentennamenti la verità sull’uomo e su Dio attraverso una catechesi che non sia soltanto esposizione di principi, ma appassionata e coerente comunicazione di una esperienza di fede.

E tocca a voi, Pastori di Chiese dall’illustre passato, promuovere ed incoraggiare con l’esempio e la parola un tale cammino di conversione a Cristo e di rinnovamento spirituale. Spetta a voi, maestri di vita cristiana, guidare il popolo sui sentieri della verità e della giustizia. È vostro compito confortare e sostenere l’impegno di quanti la misericordia del Signore ha affidato alla vostra cura episcopale.

4. Una nuova evangelizzazione vi sfida, venerati Pastori delle care Diocesi della Toscana. Anche la vostra Regione è terra di missione. Indagini recenti hanno confermato con l’arido, ma disarmante linguaggio dei numeri, ciò che più o meno era nel convincimento di tutti: la percentuale della partecipazione festiva alla santa Messa è scesa a livelli mai prima toccati; come quasi dappertutto, il secolarismo e il consumismo hanno inciso in profondità sulla vostra cultura; nelle grandi città si avverte l’influenza di gruppi di potere occulto, mentre si diffonde la pratica di riti esoterici; aumenta l’indifferenza, che sfocia spesso nell’ateismo pratico.

Permangono, tuttavia, in ogni parte della Toscana tradizioni vive di pietà e di religiosità popolare. Anzi, ad un osservatore superficiale potrebbe sembrare che il patrimonio religioso si conservi sostanzialmente intatto; la gente continua a chiedere il Battesimo, la Comunione, la Cresima per i propri figli; nonostante l’aumento dei matrimoni civili, la grande maggioranza dei nubendi domanda il matrimonio in chiesa; al momento del trapasso, quasi tutti sollecitano la sepoltura religiosa dei loro cari.

Ma se, al di là del dato esterno, si vuole verificare l’effettiva incidenza delle tradizioni cristiane nella vita dei credenti, ci si accorge che la fede appare spesso sradicata dai momenti più significativi, si manifesta solo episodicamente ed è talora relegata alla sfera privata e, per così dire, intimistica. La pratica religiosa è più connessa alle tradizioni e alle usanze che a quella sacra Tradizione per cui la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette alle generazioni di ogni epoca tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede (cf. Dei Verbum, 8). Urge, dunque, rifare il tessuto cristiano delle comunità ecclesiali che vivono nella vostra Regione. E ciò sarà possibile se i cristiani sapranno superare in sé la frattura fra Vangelo e vita, ricomponendo nella loro quotidiana attività, in famiglia, sul lavoro e nella società, l’unità di una vita che nel Vangelo trova ispirazione e forza per realizzarsi in pienezza.

5. Frontiera decisiva della nuova evangelizzazione è la famiglia. La Chiesa deve recare ad essa con rinnovata gioia e convinzione la “buona novella” che la riguarda. La famiglia ha bisogno di ascoltare sempre più a fondo le parole autentiche che le rivelano la sua identità, le sue risorse interiori, l’importanza della sua missione nella Città degli uomini e in quella di Dio. Essa è chiamata a diventare spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo s’irradia.

Vi spinge e vi impegna in tal senso anche il fatto che proprio in Toscana ha avuto inizio il “Movimento per la vita” ora diffuso in altre città italiane e oltre frontiera. Suo scopo è di ricordare a tutti la sacralità dell’esistenza umana, che nella famiglia ha la sua culla naturale, al fine di promuoverla in tutto il suo arco naturale, contrapponendo ad una mentalità di morte una cultura della solidarietà e dell’amore.

Parlando della famiglia, come dimenticare i giovani, nei quali risiede la speranza del domani dell’umanità? Come non preoccuparsi, altresì, della crisi vocazionale, che sta pesando in modo crescente sulle vostre Comunità? Un’efficace opera di evangelizzazione suppone la presenza di giovani capaci di essere testimoni coraggiosi tra i loro coetanei, suppone in particolare la presenza di nuovi ministri consacrati esclusivamente alla causa del Vangelo. Ebbene, è proprio partendo dalla famiglia, cellula fondamentale della società e della comunità cristiana, che occorre impostare un’incisiva azione pastorale per la formazione cristiana della gioventù e per la promozione di una nuova fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.

6. Venerati fratelli, il rapido giro d’orizzonte sulla presente situazione delle Chiese in Toscana, sottolinea in definitiva l’urgenza di un serio impegno pastorale e catechetico, liturgico e caritativo, che punti a responsabilizzare tutti i credenti al proprio irrinunciabile ruolo di testimoni della novità del Vangelo. Sia perciò vostra cura valorizzare ogni apporto possibile: incoraggiate e sostenete i sacerdoti, vostri primi collaboratori nel ministero pastorale. Amateli, siate loro vicini come padri e fratelli. Aiutateli a mantenere viva la speranza: Iddio non abbandona la sua Chiesa.

Ai giovani presentate le esigenze evangeliche nella loro integrità ed accompagnateli nella maturazione spirituale, educandoli a generoso impegno per il Regno del Signore. Prestate sostegno ed adeguata formazione al volontariato cattolico notevolmente presente nella Regione. Siate vicini a chi soffre, ai malati, ai poveri: come non ricordare, a questo proposito, le “Misericordie”? Queste confraternite, sorte secoli or sono quasi in ogni città della Toscana per il soccorso dei più poveri, conservano ancor oggi un proprio ruolo particolarmente efficace.

Soprattutto suscitate in ogni ambiente ecclesiale una più intensa preghiera, piena di fiducioso abbandono alla volontà di Dio. Diffondete intorno a voi la gioia che si nutre di fede e di divina carità.

7. Sappiate, in particolare, guidare le comunità cristiane ad un costante annuncio della verità e ad una realizzazione concreta della carità, secondo l’espressione di Paolo: “Fare la verità nella carità” (cf. Ef 4, 15). Dappertutto la terra toscana è nota come matrice di un umanesimo che porta visibili le impronte della fede cristiana. Essa ha il compito di rilanciare il messaggio universale della bellezza e della bontà, un tempo facilmente comprensibile da tutti: ricchi mercanti o modesti artigiani, grandi della Signoria o poveri lavoratori. Le vostre opere d’arte costituiscono anch’esse un formidabile strumento di catechesi.

Voi siete ben consci di queste opportunità che la Provvidenza vi offre. Saldamente raccordati alla multiforme tradizione della vostra Regione, siate animatori intrepidi di Chiese che parlino ad un mondo tentato dall’indifferenza il vivo linguaggio della verità e dell’amore. Potrete, così, contribuire a edificare con ogni mezzo la “civiltà dell’amore”, ridando slancio a comunità che conservano in sé i tratti di una secolare civiltà cristiana.

Vi sostenga in tale impegno la Madre di Dio, Madre della divina Sapienza e discepola fedele di Cristo.

Ed io di cuore tutti vi benedico.

 

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