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VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO
(10-13 MAGGIO 1991)

INCONTRO CON I VESCOVI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE PORTOGHESE

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

 Casa di esercizi spirituali «Nossa Senhora do Carmo» (Fatima)
 Domenica, 12 maggio 1991

 

Amati e venerandi fratelli Vescovi del Portogallo,

1. Alla vostra presenza, voglio rendere grazie di cuore a Gesù Cristo, il Buon Pastore (Gv 10, 11), per la vostra continua cura, a favore delle comunità che servite con carità apostolica. Ringrazio il Cardinale Patriarca per le parole che mi ha appena rivolto, colme di carità di unione collegiale, di servizio, di totale consacrazione al Regno di Dio. A ognuno di voi, amati fratelli, e alla Chiesa locale, di cui siete Pastori, va il mio grato e fraterno saluto: saluto con tutto il cuore e benedico nel Signore il vostro presbiterio, i religiosi e i fedeli laici.

Affido a Dio questo incontro e prego che ci colmi di zelo pastorale e di speranza nel Signore Gesù, al quale fu dato ogni potere in cielo e in terra (Mt 28, 18), affinché unisse insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11, 52), e creasse in Se stesso un solo Uomo Nuovo (Ef 2, 15).

Tappe importanti di questo cammino di ricapitolazione operato da Cristo ed in Cristo sono stati i vostri Congressi Diocesani e Nazionale di Laici, il Sinodo dei Vescovi anch’esso sui laici, con l’esortazione apostolica Christifideles laici che ha consacrato le sue conclusioni; e sulla scia di queste felici esperienze ecclesiali, raccogliendo e proiettando verso il futuro tutto il dinamismo apostolico che hanno generato, la vostra Lettera Pastorale su I Cristiani Laici, nella comunione e missione della Chiesa in Portogallo, che costituisce un autentico atto di fede e il risultato prezioso dell’ascolto dello Spirito Santo che insieme avete compiuto. In essa avete delineato la Chiesa che siete e che volete essere, dichiarando a un certo punto: “La nostra opzione pastorale fondamentale (è di) costruire delle comunità viventi di fede, di amore, di dinamismo missionario” (Conferenza Episcopale del Portogallo, I Cristiani Laici, nella comunione e missione della Chiesa in Portogallo, n. 6).

2. Queste comunità costituiranno il frutto maturo della linea pastorale che vi siete proposti di seguire, in seguito alla mia Visita del 1982, e che vi esorto fortemente a continuare: “evangelizzare e rinnovare la fede del popolo cristiano, nella fedeltà agli orientamenti del Concilio e alle esigenze dei nostri tempi” (Eiusdem, Lettera Pastorale sul Rinnovamento della Chiesa in Portogallo,  n. 7), affinché la Chiesa intera entri con rinnovato vigore nel Terzo Millennio dell’era cristiana. La recente Enciclica Redemptoris missio traccia il volto di questa Chiesa che lo Spirito Santo, con la sua ombra feconda e potente, sta oggi suscitando, sempre più intensamente, nelle nostre comunità ecclesiali e che può essere caratterizzata così:

- Chiesa benedetta e ricolma della grazia e del mistero della comunione trinitaria;

- Chiesa che attraversa i secoli, non come reliquia storica, ma come Persona viva che si incarna e prende corpo in Essa, garantendole gioventù eterna;

- Chiesa umanamente limitata, povera e composta da peccatori, ma impegnata con tutte le sue forze nel donarsi all’azione dello Spirito Santo che la rinnova e la santifica nel Sacramento della Riconciliazione, le parla e la alimenta nella Celebrazione dell’Eucaristia;

- Chiesa che desidera e che si propone di crescere in ognuno dei suoi figli, facendo dell’unità, della comunione e della solidarietà dell’unico Corpo di Cristo, che consacra, comunica e annuncia, la sua norma di vita interna e il volto visibile con il quale si manifesta al mondo;

- Chiesa della diversificazione di ministeri e carismi, doni dell’unico Creatore e Padre, distribuiti dall’unico Spirito secondo la Sua Volontà, in rapporto ai tempi per la costituzione dell’unico Corpo di Cristo al cui discernimento e compito di missione devono provvedere i pastori del gregge;

- Chiesa che non è di questo mondo, poiché ha giurato amore e fedeltà a Gesù Cristo che l’ha riscattata per Sé, ma che è in questo mondo come anima e coscienza dei popoli, per esortarli al rispetto della trascendente dignità della persona umana e dei diritti di Dio;

- Chiesa consapevole di essere portatrice della Buona Novella, assolutamente necessaria: la Buona Novella di Gesù Cristo Salvatore, e non chiede altro che condizioni adeguate per annunciarla sui tetti della città degli uomini;

- Chiesa che vive la sua libertà nel servizio dei fratelli, tanto più libera quanto più serve e servendo sempre di più quanto più le permettono di essere libera;

- Chiesa “esperta di umanità”, che insiste nel far ascoltare la voce degli uomini, ogni qualvolta i loro diritti vengano disprezzati o violati, in particolare quelli di coloro che non hanno voce;

- Chiesa che preferisce l’uomo alle cose, subordinando e predisponendo queste alla sopravvivenza, al consolidamento e alla sua crescita, per essere all’altezza di Cristo;

- Chiesa, infine, che quotidianamente va incontro al suo Sposo, nei poveri, negli emarginati, in coloro che soffrono o che hanno smarrito la strada (cf. Mt 25, 40), certa che lo Spirito Santo convincerà il mondo di questa prima venuta, e che, così, potrà attendere con gioiosa speranza l’ultima Venuta di Cristo Salvatore, che, come un lampo, brillerà da Oriente a Occidente, su tutto il creato.

3. Questa Chiesa, che sarà quella del Terzo Millennio, nascerà dalla rievangelizzazione che vi proponete di attuare. Ma, affinché la nuova tappa dell’azione ecclesiale sia fra voi veramente efficace, dovete, prima di tutto, formare delle autentiche comunità cristiane, sull’esempio della Primitiva Comunità apostolica (cf. At 2, 42-47; 4, 32-36). Vi chiedo, per questo, di promuovere un profondo rinnovamento di tutte le comunità, e soprattutto delle comunità parrocchiali, come è, d’altronde, vostra intenzione. “Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi Paesi e in queste nazioni” (Ioannis Pauli PP. II, Christifideles laici, 34).

Con pazienza, con metodo paterno, attraverso un itinerario di costante catechesi, particolarmente solleciti nell’ascoltare le sofferenze del momento, pascete queste moltitudini di battezzati che vivono lontani dalla pratica religiosa o addirittura senza alcuna preparazione né catechesi cristiana: aiutateli a maturare nella loro consapevolezza di membri della Chiesa, a vederla come la loro famiglia, la loro casa e luogo privilegiato del loro incontro con Dio, ad integrarsi nelle loro comunità cristiane. Muovetevi a compassione per la loro sorte, dal momento che queste moltitudini dalla fede indebolita dall’ignoranza e dall’“emarginazione” ecclesiale sono più vulnerabili di fronte al secolarismo e al proselitismo delle sette, che agiscono soprattutto sui battezzati insufficientemente evangelizzati, o lontani dalla pratica dei sacramenti, che però conservano preoccupazioni religiose.

Infatti, la tradizione e l’esperienza millenaria della Chiesa ci dimostrano che è la fede, celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità, che nutre e fortifica la comunità dei discepoli del Signore. Pertanto, al servizio della Parola, l’Eucaristia e la Penitenza devono tornare ad essere il centro dinamico della vita comunitaria della Chiesa, che qui trova la missione che le è propria secondo l’esempio di Cristo, Buon Pastore. Nessun’altra azione pastorale, per quanto urgente e importante possa sembrare, potrà rimuovere la liturgia dalla sua posizione primaria: “ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola” (At 6, 4). Continuate ad insistere presso i vostri sacerdoti affinché incoraggino con grande impegno, la pratica del Sacramento della Riconciliazione - attraverso la predicazione e la disponibilità a confessare - come opzione pastorale della massima importanza per tutta la vita della Chiesa.

4. Voi, amati fratelli, coadiuvati dai vostri presbiteri - collaboratori primari nell’esercizio del ministero pastorale -, dovete guidare e condurre le comunità a voi affidate verso nuovi ed impegnativi traguardi apostolici ai quali il momento attuale chiama i credenti. Un vasto campo di azione e un illimitato lavoro missionario, si apre, infatti, davanti ai nostri occhi, soprattutto dopo le rapide trasformazioni sociali in Europa e nel mondo di cui siamo stati tutti testimoni.

Così il richiamo di Cristo, Buon Pastore, a pascolare il Suo gregge diventa sempre più pressante in questa società segnata da angosce e speranze, turbamenti e difficoltà. L’Europa, antica e nuova terra di evangelizzazione, anela, a volte senza saperlo, ad un supplemento di spiritualità, si appella a Cristo, unico Redentore dell’Uomo.

5. Fatima, luogo di profondi richiami soprannaturali, non ha forse un ruolo da svolgere in questa nuova e necessaria evangelizzazione? E voi, Vescovi del Portogallo, non siete forse chiamati ad offrire un contributo particolare in questa opera missionaria?

Nel 1917, qui a Fatima, Nostra Signora richiamava con materna insistenza l’umanità intera alla conversione e alla preghiera. A distanza di 75 anni, molti elementi hanno subìto un cambiamento nel panorama europeo e mondiale, e numerosi avvenimenti si sono verificati nel corso di questo secolo, soprattutto negli ultimi anni. Fatima, assorta in quell’ascolto silenzioso di Dio che la caratterizza, continua ad essere un costante punto di riferimento e di richiamo a vivere il Vangelo. A questo santuario e alla Vergine di Fatima hanno sempre rivolto il loro sguardo i miei predecessori e anch’io. Come non ricordare l’atto solenne di consacrazione del mondo a Maria che ha avuto luogo durante l’Anno Santo della Redenzione in Piazza San Pietro davanti all’immagine della Signora, portata da Fatima proprio per questa occasione?

Da Cova da Iria sembra diffondersi una luce consolatrice colma di speranza che illumina i fatti che caratterizzano la fine di questo secondo millennio. Una luce rivolta, in primo luogo, a voi, Pastori della Chiesa in Portogallo, Paese dell’estremità occidentale dell’Europa e aperto sul vasto Oceano Atlantico. Essa vi induce ad agire con coraggio a favore della nuova evangelizzazione del continente europeo, turbato da un vasto movimento ateo teorico e pratico che sembra voler costruire una nuova civiltà materialista. Sarà, inoltre, necessario risvegliare e alimentare in tutte le vostre comunità una viva coscienza missionaria affinché, consapevoli dei doni ricevuti, tutti i membri del Popolo di Dio siano portati ad una risposta totale a Gesù Cristo, a imitazione di Maria, patrona della vostra Nazione.

6. Preparerete, così, le vostre Chiese Particolari a vivere nel modo migliore la prossima Assemblea speciale per l’Europa nel Sinodo dei Vescovi che avrà luogo a Roma dal 28 novembre al 14 dicembre di quest’anno.

A nessuno passa inosservato, venerabili Fratelli, che si tratta di una iniziativa ecclesiale veramente storica sia nel senso della storia umana come nella prospettiva del “kairos” divino che fin da ora si inserisce nella nostra vita terrena. Infatti, l’Assemblea europea del Sinodo dei Vescovi si svolge dopo gli avvenimenti che hanno segnato il 1989 e i primi mesi del 1990. Essi hanno provocato una vera e propria svolta storica, in questo difficile XX secolo. Si apre ora una prospettiva inedita nel cammino delle nazioni, con la caduta della divisione fra i due blocchi sociali basati su principi ideologici e socio-economici opposti.

Sia l’oriente che l’occidente europeo, permeati dalla linfa vitale del cristianesimo, hanno necessità l’uno dell’altro per il reciproco arricchimento spirituale affinché l’annuncio di Cristo si attui in ogni parte del Continente. Essi possono soltanto procedere verso l’unità, ricordando la Preghiera del Signore: “perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17, 23). In questo contesto, i lavori della prossima riunione del Sinodo segneranno una tappa importante per lo sviluppo dell’evangelizzazione in Europa.

Il vostro contributo a questo compito missionario così urgente sarà proficuo nella misura in cui, consci della vostra ormai millenaria tradizione cattolica, memori dei doni ricevuti dal Signore nel corso dei secoli, riscoprirete con nuovo ardore l’entusiasmo della fede proclamata con la vita e manterrete viva nella vostra comunità la fiamma della fedeltà al messaggio della salvezza divina. Tutto questo sarà più facile per voi se, aiutando i fedeli a fare la stessa cosa, tradurrete nella vostra esistenza il messaggio di Fatima che fa eco all’appello del Vangelo: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).

Vegliare e pregare, preghiera e penitenza. Ecco, in sintesi, il messaggio che la Vergine non cessa di ripeterci a cominciare da Fatima. La preghiera e la penitenza, come ricorda l’Apostolo Paolo, sono le armi del cristiano nella lotta spirituale “contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6, 12).

7. Venerabili fratelli, che la vostra sollecitudine possa abbracciare i vostri sacerdoti, religiosi, religiose, membri delle istituzioni e dei movimenti dell’apostolato laico. Dobbiamo riprodurre in noi stessi l’immagine del Buon Pastore, che precede le sue pecore, conducendole su strade sicure, portandole a sorgenti di acqua viva, preoccupandosi di tutti con amore di Padre! L’esperienza ci ha insegnato tante volte che niente può sostituire la testimonianza di vita del Pastore, e oggi forse più che mai, dato che gli uomini sono particolarmente sensibili all’autenticità e alla coerenza.

Nel concludere il nostro incontro, ci serva di incoraggiamento questo episodio della vita di Gesù con gli apostoli. Egli è con noi, ci riempie di fiducia e gratitudine: “Sono Io, non temete!”. Sono parole che il Signore dice ancora oggi; e che non cessa di ripetere quando le nostre forze vengono meno. Egli è con noi sulla barca e, nel chiederci lo sforzo di remare, ci dà la sicurezza che la barca non affonderà, perché Egli è presente con tutto il Suo potere. In Lui e solo in Lui dobbiamo riporre la nostra fede e la nostra speranza, seguendo l’esempio della Vergine, Madre di Dio e Madre degli uomini, alla quale affido il vostro lavoro e i vostri fedeli, affinché, attraverso il vostro ministero, il Paraclito guidi la Chiesa e la riunisca in questa comunione che deriva dall’unità stessa della Santissima Trinità.



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