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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
NEL DECIMO ANNIVERSARIO
DELL'ISTITUZIONE DELLA «CASA POLACCA»

Casa Polacca - Giovedì, 26 settembre 1991

 

Cari fratelli e sorelle,

Diletti connazionali!

1. Sono lieto di poter oggi nuovamente incontrarmi con voi. L’occasione per questo nostro incontro comune è il decimo anniversario dell’istituzione della Fondazione che porta il mio nome. Avete inaugurato le celebrazioni di tale giubileo, perché così esso può essere chiamato, con una S. Messa solenne e la benedizione di una lapide commemorativa, alla Casa Polacca. Ora vi siete riuniti per un’udienza qui, in Vaticano.

Ogni incontro con voi, anche l’odierno, mi sprona alla riflessione, mi fa tornare alla mente gli uomini e gli eventi ad essi uniti.

Precisamente, il 16 ottobre 1981, in virtù di un apposito decreto, la suddetta Fondazione inaugurò la sua attività. Meno di un mese più tardi, perché l’8 novembre, benedissi la Casa Polacca in Via Cassia. I dieci anni passati sono segnati dall’enorme lavoro di molti uomini, dal gratuito dono di coloro che si sono dedicati esclusivamente a questa causa. Oggi voglio parlare proprio di questo, esprimendo al tempo stesso la mia grande gratitudine a Dio, da cui ogni opera prende il proprio inizio, e agli uomini che hanno intrapreso quest’opera e la portano avanti.

2. Porgo un cordiale benvenuto ai miei Ospiti qui presenti. Saluto il Cardinale Franciszek Macharski, Metropolita di Cracovia, il Cardinale Edmund Szoka, presidente della prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, il Cardinale Andrzej Deskur, così benemerito per i problemi della Polonia mondiale. Rivolgo parole di benvenuto all’Arcivescovo Jozef Kowalczyk, Nunzio apostolico in Polonia, al Vescovo Szczepan Wesoly, presidente della Fondazione e Responsabile della pastorale dei polacchi all’Estero, ai Rappresentanti dell’Episcopato Polacco e dell’Episcopato degli Stati Uniti, e specialmente a Mons. Adam Maida, Arcivescovo di Detroit, moderatore della Fondazione nel territorio di quel grande Stato. Saluto cordialmente i Membri del Consiglio Amministrativo della Fondazione, i Presidenti e i Membri delle Presidenze dei Circoli degli Amici della Fondazione di vari paesi. Rivolgo il mio caloroso saluto a Voi tutti presenti in questa aula poiché non sono in grado di nominare ciascuno separatamente, tuttavia tutti sono tanto cari al mio cuore.

Partecipate a quest’opera mediante le vostre preghiere, le vostre offerte, la vostra benevolenza ed un sincero interesse.

Abbraccio col cuore anche coloro che non sono presenti qui ma che fanno tanto per la Fondazione. Con una cordiale preghiera abbraccio i Benefattori defunti della Fondazione. In particolare desidero ricordare il Cardinale Wladyslaw Rubin di santa memoria - il primo Presidente del Consiglio Amministrativo della stessa Fondazione. Questo grande Pastore dei polacchi dispersi in tutto il mondo, e tutti gli altri sono costantemente presenti nel nostro grato ricordo e certamente nei cuori di tutti coloro che sono qui riuniti. Che Cristo li accolga! Vi ringrazio della vostra presenza e della vostra magnanima generosità. Grazie ai vostri doni la Fondazione ha potuto svilupparsi in modo così fruttuoso per dieci anni.

Ho in mente la Casa polacca, l’Istituto polacco di Cultura Cristiana e il Centro di Documentazione. Con gratitudine penso anche al dono per il Fondo perpetuo, il quale assicura le basi materiali della Fondazione istituita dieci anni fa. Tale Fondo costituisce il dono dei Polacchi e il dono delle parrocchie polacche, delle associazioni culturali e quelle degli ex combattenti, delle organizzazioni laiche ed ecclesiastiche, delle offerte individuali dei laici e del clero e anche di coloro i quali nelle loro ultime volontà hanno ricordato i fini della Fondazione. Tra il folto gruppo di Benefattori ci sono anche gli amici di altri paesi. I nomi e i cognomi dei Donatori sono stati iscritti come perenne ricordo nella Casa polacca.

La vostra disponibilità a venire in aiuto materiale alla Fondazione assume forma di un grande simbolo - è un segno d’amore per il patrimonio della nazione e una prova di comprensione del momento storico in cui si trova attualmente la Polonia. Che Dio ripaghi abbondantemente la vostra nobile generosità.

3. Nel mio discorso tenuto anni fa all’Unesco dissi tra l’altro: “La Nation est . . . la grande communauté des hommes qui sont unis par des liens divers, mais surtout, précisément, par la culture. La Nation existe “par” la culture et “pour” la culture, et elle est donc la grande éducatrice des hommes pour qu’ils puissent “être davantage” dans la communauté. Elle est cette communauté qui possède une histoire dépassant l’histoire de l’individu et de la famille” (Giovanni Paolo II, All'organizzazione delle Nazioni Unite, 2 giugno 1980, n. 14: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 1 (1980) 1647)).

Oggi ripeto quelle parole pensando alla Fondazione creata infatti per servire la nostra cultura, la nostra tradizione polacca, la nostra Nazione. A questa cultura serve la Casa polacca mediante l’aiuto offerto ai pellegrini che vengono a Roma in cerca del rafforzamento spirituale e anche dell’incontro con la tradizione cristiana. È bene che durante gli ultimi dieci anni questa Casa sia divenuta un autentico “lembo della Polonia”, “tempio di spirito polacco”, “particella della Polonia” - usando le parole dei pellegrini stessi. In questa Casa durante gli anni passati si sono fermati oltre settantamila pellegrini dalla Polonia e da altri paesi del mondo.

Ha contribuito a questo anche il lavoro pieno di sacrificio dei sacerdoti, delle suore e dei fratelli religiosi e dei dipendenti laici di questa Casa.

Rendiamo grazie alla Divina Provvidenza perché i pellegrini polacchi trovano qui un rifugio e l’arricchimento religioso e culturale dello spirito, e coloro che vengono da altri paesi - la verità sulla nazione polacca. A questa cultura serve anche l’Istituto polacco di Cultura Cristiana. Mentre, dopo dieci anni, guardiamo quest’opera, constatiamo che nessuno prevedeva che essa si sarebbe sviluppata così velocemente, superando i confini di Roma. Oggi vediamo ormai chiaramente, quanto questo era necessario e provvidenziale perché tutto ciò che è cristiano e umano potesse svilupparsi e diffondersi nel nostro paese e tra i nostri connazionali emigrati.

Il merito di questo Istituto è anche di cercare sempre i contatti con le altre istituzioni e con altri istituti che si occupano della cultura, di cercare le vie che portino all’incontro con le culture di altre nazioni, aprendosi in questo modo alla cultura mondiale. È un problema estremamente importante, perché grazie alla nostra cultura nazionale possiamo avere il nostro contributo al patrimonio culturale del genere umano, possiamo arricchirlo con le nostre esperienze e in tale modo contribuire alla formazione della sua pienezza.

Serva qui da esempio il particolare sforzo dell’Arcivescovo Adam Maida mirante al trasferimento dell’idea della Fondazione nel territorio degli Stati Uniti all’Università di Washington.

La mia gioia particolare è il fatto che a Lublino sia stato istituito il dipartimento di ricerca di questo Istituto, il cui scopo è di concentrarsi sui problemi del centro-est d’Europa, e il concreto aiuto culturale mediante l’assegnazione di borse di studio alla gioventù cattolica dell’ex Unione Sovietica, dell’Ungheria, Romania e Jugoslavia, desiderosa di studiare all’Università Cattolica di Lublino. È estremamente importante questo sforzo di formare le fondamenta della futura intellighenzia cattolica là dove la Chiesa si rianima dopo anni di persecuzioni e di forzato silenzio.

Non posso fare a meno di menzionare anche la grande sollecitudine della Fondazione per lo sviluppo e il mantenimento del patrimonio cristiano della cultura polacca tra i connazionali dispersi in tutto il mondo. Una delle concrete manifestazioni di tale sollecitudine è l’Università Estiva della Cultura Polacca. È bene che questo fiume di spirito polacco, di cultura polacca e di cristianesimo polacco continui a scorrere, animando le nuove generazioni.

A questa cultura serve anche il Centro di Documentazione che con una precisione degna di ammirazione, registra gli eventi degli ultimi anni, e colleziona anche i ricordi religiosi e nazionali.

Mediante le sue collezioni bibliotecarie, d’archivio e di museo questo Centro scrive la storia e allo stesso tempo insegna a pensare patriotticamente e serve al consolidamento dei valori indistruttibili nazionali e cristiani.

4. Permettetemi di citare le parole di un Membro del Consiglio Amministrativo della Fondazione scritte nel Libro Commemorativo: “. . . abbiamo realizzato un’opera enorme. Ora abbiamo il dovere non minore di conservare quest’opera per le generazioni future”. Si, questo patrimonio di dieci anni richiede da noi tutti la continuazione di questo lavoro in spirito di responsabilità per ciò che già è stato fatto. Che, mediante la Fondazione, la cultura polacca si consolidi e si sviluppi ovunque vivono i polacchi che ammettono la loro origine polacca. Sia questa una cultura cristiana.

Che questo comune sforzo unisca ed integri i polacchi viventi fuori della Polonia - all’Occidente e all’Est. Vorrei rivolgere l’attenzione sulle nuove possibilità di operare che si aprono davanti alla Fondazione. Ho in mente i paesi dell’Europa dell’Est. La Polonia è sempre stata aperta ai valori della cultura di altre nazioni, li assumeva, arricchiva con essi i costumi polacchi e successivamente trasmetteva tali valori ai popoli affini. In quell’apertura ed in quella funzione di un ponte culturale era di aiuto la posizione centrale geografica della Polonia, tra l’Oriente e l’Occidente, il Nord e il Sud. Nell’ultimo tempo la Polonia usufruiva anche dell’aiuto dell’emigrazione nella sua lotta per conservare l’identità e la sovranità culturali. Ora è giunto il tempo di servire con le proprie esperienze e di condividere questo nostro patrimonio con altre nazioni, prima di tutto con quelle all’Est della Polonia. Queste nazioni possono gloriarsi di un contributo durevole che hanno portato e costantemente portano al tesoro della cultura europea. L’immensità delle loro sofferenze, l’eroica fedeltà e la perseveranza nella lotta per la conservazione di supremi valori umani, nazionali e cristiani meritano il profondo rispetto e ci obbligano a portare aiuto a queste nazioni. Desidero sottolineare il grande ruolo svolto qui dai polacchi dei paesi dell’Est. Oggi si aprono le possibilità di condividere con i popoli affini la ricchezza che è ormai divenuta la nostra parte. Anche qui ritengo - occorre sfruttare ed applicare in modo concreto un tale generoso scambio di doni. La Polonia si trova all’incrocio delle vie dell’Euroasia, il che in un certo senso forza i polacchi a guardare lontano verso l’Occidente e verso L’Oriente, e allo stesso tempo a coltivare tutto ciò che costituisce la nostra identità culturale. Parlando di cultura è ovvio che ho sempre in mente la cultura cristiana come bene comune d’Europa. In Polonia e in altri paesi slavi la cultura si è conservata nella sua forma cristiana.

E la cultura così intesa costituisce le radici d’Europa ed è stata il più bel dono di questa Europa al mondo. E ora bisogna nuovamente mostrare all’Europa, e non soltanto all’Europa, il valore e la bellezza di una tale cultura. Sarebbe il più magnifico dono con il quale la Polonia e i paesi slavi potrebbero contraccambiare a tutta l’Europa e al mondo - alla soglia del Terzo Millennio. Penso che a questa grande opera della rievangelizzazione della cultura possa contribuire anche la Fondazione.

5. Cari fratelli e sorelle! Vi ringrazio di cuore per questo comune incontro. La vostra presenza è la testimonianza della disponibilità al servizio del bene della Chiesa nella nostra Patria e nei Paesi dove vivete. Che Dio ripaghi con le sue grazie tutti, senza eccezione, coloro che hanno cura della Fondazione. Trasmettete le mie parole di gratitudine, e anche il mio saluto e la benedizione del Papa alle vostre famiglie e ai vostri cari, ai vostri ambienti, di cui siete rappresentanti, e anche a coloro che non hanno potuto essere qui con noi. Raccomando alla protezione della Madre Santissima tutti i benefattori e tutta la Polonia all’Occidente e all’Oriente. Con le parole del Salmista prego affinché: “Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio e che egli rafforzi l’opera delle nostre mani” (cf. Sal 90, 17).

Chiedo ai Cardinali, agli Arcivescovi e ai Vescovi di impartire insieme a me la benedizione a tutti i presenti.

 

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