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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI CAPITOLARI DELLA SOCIETÀ SAN PAOLO

Lunedì, 13 aprile 1992

 

Carissimi Capitolari della Società San Paolo,

1. Sono molto lieto di questo incontro con voi, figli di Don Alberione. Il mio primo pensiero è rivolto al Reverendo Don Silvio Pignotti, che avete eletto Superiore generale come quarto successore del Fondatore. Lo ringrazio per le parole che ha voluto rivolgermi e gli porgo cordiali auguri di buon lavoro nel suo nuovo compito. Estendo il mio saluto affettuoso a tutta la vostra Congregazione, con un caldo ringraziamento per quanto essa opera in tutti i Continenti, nelle ventisette nazioni in cui è presente. Dall’indirizzo del vostro Superiore generale, ho potuto comprendere quanto siete consapevoli dell’importanza della vostra missione, che si attua sulle frontiere avanzate dell’evangelizzazione, con l’impiego dei mezzi moderni della comunicazione sociale. Sono i mezzi che, nell’Enciclica Redemptoris missio, ho definito come “il nuovo areopago del tempo moderno... che sta unificando l’umanità...”, essendo per molti il principale strumento informativo e formativo, con funzione di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali (cf. n. 37).

2. Mi allieta il fatto che il vostro Capitolo, come è stato or ora ricordato, abbia espresso un programma per tutta la Congregazione nei prossimi sei anni centrandolo sul tema: “Il Paolino, uomo di comunicazione”. Si tratta, come è ovvio, di un impegno che è insieme spirituale, formativo e apostolico. È evidente infatti che, per essere uomo di comunicazione, ognuno di voi è chiamato a trasmettere e a moltiplicare anzitutto la Parola di Dio. Ogni paolino sa bene che, prima di tutto, egli deve incidere questa parola nella profondità del proprio essere e del proprio vivere, per riuscire così a divenire “testimone”, prima che predicatore. Egli deve perciò configurarsi al Cristo, Comunicassero e Apostolo del Padre, donatore della vita divina nella grazia e nell’Eucaristia. Identificato con Cristo e membro vivo del suo Corpo che è la Chiesa, ciascuno di voi potrà ben realizzare il sogno apostolico del vostro patrono e ispiratore San Paolo: “Comunicare ai popoli le multiformi ricchezze della grazia di Cristo” (cf. Ef 2, 7).

3. Voi avete certamente potuto accogliere e fare vostri alcuni principi proposti dalla recente Istruzione pastorale Aetatis novae, soprattutto là dove essa invita a “sviluppare un piano pastorale integrato per la comunicazione” (n. 23), che comprenda una chiara “strategia della comunicazione, rispondente ai problemi e alle esigenze del nostro tempo” (n. 24a); un piano pastorale che si concretizzi in una proposta di strutturazione dei mezzi di comunicazione sociale della Chiesa, per appoggiare l’evangelizzazione, la catechesi e l’educazione, il servizio sociale e la collaborazione ecumenica..., la stampa, la radio, la televisione, il cinema (cf. n. 24c). Con singolare intuito il vostro fondatore Don Alberione diceva che “l’apostolato della comunicazione sociale esige un forte gruppo di redattori, tecnici, propagandisti” i quali “devono accordarsi, come gli artisti che presentano una bella opera”. Oggi più che mai vediamo come l’infittirsi della rete delle comunicazioni ha reso il mondo più unito, più uniforme, più soggetto alla interazione. Vi esorto, perciò, cari fratelli, alla più intensa collaborazione, alla generosa coordinazione delle vostre risorse, delle persone e dei mezzi, per poter affrontare in modo efficace gli immensi problemi del mondo attuale. Quella stessa condivisione che l’Istruzione Aetatis novae chiede alle Conferenze episcopali e alle diocesi, voi dovete realizzarla nelle vostre circoscrizioni, mediante un perspicace coordinamento internazionale, capace di adottare i mezzi della comunicazione di massa che oggi si rivelano più incisivi.

4. La vostra missione è tanto ardua quanto preziosa per la Chiesa che si affaccia sul Terzo Millennio. Voi per primi sapete quanto sia difficile recare la luce del Vangelo in questo mondo afflitto da tensioni e disorientamenti spirituali e morali. Siete, perciò, consapevoli che vi occorre un grande vigore missionario, radicato nella fede, uno zelo che deve accompagnarsi con una solida cultura della comunicazione, così da “esercitare un ruolo profetico, prendendo la parola al momento giusto, allorché si tratta di sostenere il punto di vista del Vangelo in rapporto alle dimensioni morali di importanti questioni di interesse pubblico” (Aetatis novae, 33f). Sono a conoscenza del vostro sforzo per contribuire a questa cultura della comunicazione orientata alla evangelizzazione, con i vostri centri di ricerca e di studio, diretti a “dare una risposta sui bisogni e le preoccupazioni della Chiesa in materia di comunicazione” (Ivi, 32a).

5. Voi siete inoltre consapevoli che una missione tanto ardua si può adempiere soltanto nel cuore di comunità molto unite, capaci di coltivare assiduamente i valori della vita consacrata e della contemplazione. Solo questi possono sostenere e vivificare un autentico apostolato. Se le vostre comunità saranno operose e ferventi, potrete allargare lo sguardo sull’immenso campo della comunicazione apostolica. Vi invito a farlo con penetrante occhio profetico, rivolgendovi verso le crescenti povertà del mondo, secondo la consegna che Don Alberione vi ha lasciato di “fare a tutti la carità della verità”.

6. Vi esorto, infine, all’impegno della fedeltà, in sintonia con l’ispirazione originaria dell’Istituto. Fedeltà, in primo luogo, al Vangelo, secondo l’esempio del vostro Patrono che non esitava ad esclamare: “Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!” (Gal 1, 8). Fedeltà, poi, alla Chiesa, che la Prima Lettera a Timoteo qualifica come “colonna e sostegno della verità” (1 Tm 3, 15). Per svolgere un’azione apostolica veramente efficace, è necessario che l’Istituto si ponga in atteggiamento di umile e costante docilità verso gli insegnamenti del Magistero ecclesiastico e le indicazioni pastorali del Successore di Pietro e dei Vescovi in comunione con lui. Fedeltà, infine, allo spirito del Fondatore: soltanto se manterrete viva l’eredità da lui lasciatavi, potrete essere come lui seminatori della verità e del bene, continuando la sua opera di autentico profeta della nuova evangelizzazione.

Vi affido alla speciale protezione di Maria, che invocate come Madre e Regina degli Apostoli, mentre nel nome del Cristo Maestro e Signore, Via, Verità e Vita, vi imparto di cuore la mia benedizione, che estendo affettuosamente a ciascuno dei vostri Confratelli vicini e lontani, e a tutta la Famiglia Paolina.

Con il vivo augurio di una santa Pasqua.

 

© Copyright 1992 - Libreria Editrice Vaticana

 



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