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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE PICCOLE SUORE DELLA SACRA FAMIGLIA
NEL CENTENARIO DELLA FONDAZIONE

Venerdì, 18 dicembre 1992

 

Carissime Piccole Sorelle della Sacra Famiglia!

1. Il 6 novembre di quest’anno il vostro Istituto ha compiuto cent’anni e voi, in rappresentanza delle 1300 vostre Consorelle sparse nel mondo, come pure di coloro che usufruiscono della vostra generosa opera, avete desiderato venire a far visita al Successore di Pietro per esprimere la vostra fede e la devozione al Vicario di Cristo, saldamente tramandatevi dal vostro beato Fondatore. Sono lieto di accogliervi; vi sono grato per così delicato gesto di ossequio e di affetto e tutte di cuore vi saluto. Saluto in particolare la Madre Generale, le Suore del Consiglio Generale, le Superiore Regionali e, attraverso di voi, ogni Piccola Suora della Sacra Famiglia. A tutte manifesto la viva riconoscenza della Chiesa per il grande lavoro compiuto dal vostro Istituto in questi cent’anni di vita.

2. È trascorso un secolo da quando ebbe inizio la vostra Congregazione religiosa, da quando cioè Don Giuseppe Nascimbeni – che ho avuto la gioia di dichiarare “beato” durante la mia visita pastorale a Verona nell’aprile 1988 – la fondò nella sua Parrocchia di Castelletto di Brenzone. L’unica sua intenzione era di avere delle collaboratrici che l’“aiutassero a salvare anime”, e si ponessero, in particolare, a servizio delle famiglie ispirandosi al modello offerto dalla Sacra Famiglia. Questa provvidenziale iniziativa nasceva in piena sintonia con l’ansia apostolica di Papa Leone XIII, il quale proprio in quell’anno aveva emanato la Lettera apostolica Neminem fugit per porre la famiglia cristiana, già allora insidiata da tentazioni e pericoli, sotto la speciale protezione di Gesù, Maria e Giuseppe, “le tre grandi stelle” di ogni focolare cristiano.

Madre Maria Domenica Mantovani, confondatrice e prima vostra Superiora Generale, come pure le numerose Sorelle che in questi cento anni si sono susseguite, hanno sempre cercato di vivere e di trasmettere fedelmente nel loro apostolato il carisma del Fondatore. Generazioni di bambini e di giovani, di ammalati e di anziani, di nuclei familiari in difficoltà e di sacerdoti bisognosi di aiuto, hanno potuto così sperimentare la vostra dedizione apostolica in Italia e in diverse Nazioni del mondo. La ricorrenza, che oggi commemoriamo, costituisce un significativo stimolo a ringraziare il Signore per l’aiuto concesso nel corso di questo secolo alla vostra Congregazione, che, pur tra le difficoltà della quotidiana esistenza, ha potuto crescere e dilatarsi, diffondendo il messaggio fecondo della carità e testimoniando con coraggio piena adesione al Vangelo. Continuate, care Sorelle, su questa strada; vivete con fervore la “spinta missionaria e caritativa” sempre presenti nelle ansie e nel desiderio di Monsignor Nascimbeni, aderendo con sincera docilità alle indicazioni pastorali della Chiesa e abbracciando con animo generoso l’intera umanità, con i suoi gravi e profondi bisogni spirituali e materiali.

Meritano apprezzamento, in questa linea, sia la progettata apertura di una missione in Angola sia il servizio di alcune vostre religiose in una casa di accoglienza e di assistenza per malati di AIDS. Siano sempre ben presenti al vostro animo le finalità proprie del vostro Istituto, sorto – come sottolineava il Fondatore – per promuovere il benessere materiale e morale del popolo, collaborando con i sacerdoti per aiutarli a popolare il Paradiso di santi.

3. Profonda, convinta, generosa fu la fede del vostro Fondatore.

Essa si espresse prima di tutto e soprattutto con la Preghiera: una preghiera intensa, continua, autentica, tanto che i parrocchiani lo definirono “una preghiera vivente”, giacché sempre e in ogni luogo l’orazione era il suo respiro. Egli aveva pienamente compreso che il Sacerdote è l’uomo della preghiera e particolarmente della preghiera eucaristica. Di qui egli traeva la forza per quel suo dinamismo apostolico, che lo portava ad affermare: “Sono disposto a dare il sangue, la vita, per la salute eterna anche di un’anima sola”, e soggiungeva: “Crocifisso e orologio sono i miei padroni!”.

Amava teneramente Dio, don Nascimbeni, e in unione con Dio, si chinava con pari tenerezza sulle persone a lui affidate: la parrocchia fu il suo cuore; il popolo l’unico suo amore, fino alla morte.

Care Sorelle, questa è la preziosa eredità spirituale che il Beato Nascimbeni vi ha lasciato. Conservatela inalterata e accrescetela con il dono della vostra esistenza. Il Fondatore desiderava che ogni Piccola Suora della Sacra Famiglia fosse “al Presepio esinanita, sul Calvario crocifissa, al Tabernacolo ardente”. Si tratta certamente di un programma eroico, ma meraviglioso e consolante, perché rende preziosa e sublime l’intera vita. Vi aiuti il Beato Fondatore, all’inizio del secondo centenario della vostra Istituzione, a vivere sempre con intenso fervore questa vostra missione nella Chiesa, coltivando, come dice la Regola, “uno spirito di famiglia, fatto di semplicità, umiltà, carità e letizia, vivendo un’esistenza nascosta, totalmente donata al Signore”.

Gesù, Maria e Giuseppe siano le tre stelle luminose che vi guidano nel quotidiano lavoro. E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora di gran cuore imparto a voi ed estendo a tutte le Consorelle e a ogni vostra opera.

 

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