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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO GENERALIZIO DEI REDENTORISTI

Sabato, 8 febbraio 1992

 

Carissimi Padri della Congregazione dei “Redentoristi”!

1. Sono lieto di accogliere i Membri del Consiglio Generalizio in questa Udienza e a tutti porgo il mio saluto più cordiale, estendendo il mio pensiero e il mio affetto a tutti i vostri Confratelli, che, nel nome e nello spirito di Sant’Alfonso, sono a servizio della Chiesa e delle anime nei vari Continenti. Vi ringrazio della vostra presenza: avete voluto, anche se per brevi istanti, incontrarvi col Papa per esprimere la vostra fedeltà alla Chiesa e alla sua Persona, e per ascoltare la sua parola. Questo gesto, mentre è di conforto per me, fa grande onore a tutti voi, perché vi pone in piena sintonia con Sant’Alfonso, il quale portava un profondo amore al Successore di Pietro ed era mosso da vivo senso di obbedienza verso le sue direttive, riconoscendone nella fede il valore illuminante e corroborante. Sant’Alfonso è una figura gigantesca non solo nella storia della Chiesa, ma della stessa umanità, tanto che vi fu chi - e non si trattava di persona a lui vicina per scelte ideali - vide in lui “l’educatore dell’anima cattolica dell’Occidente”, colui che “nel cattolicesimo moderno ha fatto quello che per l’antico fece Agostino”.

2. Nella Lettera apostolica Spiritus Domini, che indirizzai al vostro Padre Generale il 1 agosto 1987, in occasione del bicentenario della morte del Santo vostro Fondatore, tracciai in rapida sintesi le linee fondamentali della spiritualità e dell’attività pastorale di Sant’Alfonso, sottolineando il suo zelo imperterrito, le sue opere dottrinali e sociali, il suo geniale apporto nell’ambito specifico della “teologia morale”, il suo decisivo influsso nel favorire una vera fioritura di santi. Vorrei ora sottolineare che la società moderna ha un estremo bisogno di Verità, perché soltanto sul fondamento della Verità si può costruire in modo sicuro l’edificio della vita morale e ascetica e si può esprimere a Dio in modo autentico la propria adorazione. Sant’Alfonso è stato essenzialmente un “Maestro di Verità” qualificato e sicuro, e ci commuove perfino il pensiero che alla sua scuola si è formato anche San Giovanni Maria Vianney, esempio e modello di tutti gli ecclesiastici, parroci, teologi, sacerdoti impegnati nei vari campi del ministero. Solo dalla Verità nasce la moralità autentica, oggettiva, universale, solo da essa può scaturire la devozione sicura, come ben attestano le opere ascetiche nelle quali il vostro Fondatore si è dimostrato Maestro di vita spirituale illuminato ed esperto. Ed egli ben sapeva e insegnava che la “prima regola della fede” è il Magistero della Chiesa. Dalla Verità conosciuta, amata, vissuta, Sant’Alfonso faceva sgorgare giustamente e logicamente l’anelito alla santità, dal quale derivava con logica consequenzialità quello che si potrebbe definire il suo programma di vita e di apostolato: “Salvarsi e salvare!”. A tutti è noto il suo magistero severo e tuttavia confidente circa i “Novissimi”, che fanno appunto parte della Verità dogmatica: “Pregate! Pregate! - egli andava ripetendo con ansia e insistenza -. Tanti si dannano, mentre è tanto facile salvarsi! Pregate!”. E inculcava l’amore fervoroso all’Eucaristia, la devozione alla Madonna, la meditazione della Passione di Cristo. “La salvezza è l’affare che importa di più di tutti gli altri... Felici noi se viviamo e terminiamo la vita dicendo così: Fiat voluntas tua!” (Apparecchio alla morte).

3. Cari Figli di Sant’Alfonso! Siate anche voi sempre e dappertutto “Maestri di Verità”, seguendo i suoi esempi e i suoi insegnamenti! Questo invoca la società moderna! Di questo hanno bisogno gli uomini d’oggi, confusi e frastornati da tante ideologie contrastanti e da tante aspirazioni vane e dispersive! Vi assista sempre e vi illumini Maria Santissima, da Lui tanto amata e venerata. Come sapete, egli ebbe la consolazione di morire tenendo tra le mani l’immagine di Maria, mentre suonava l’Angelus: “Se sano fu divoto di Maria - scrive il biografo Tannoia - devotissimo lo fu agonizzante e tra le braccia della morte”.

Che il cammino della vostra vita sia impegnato sempre e solo nell’annunziare la Verità!

E vi accompagni la mia benedizione, che ora vi imparto e che estendo di gran cuore a tutta la Congregazione!

 

© Copyright 1992 - Libreria Editrice Vaticana



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