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VIAGGIO APOSTOLICO IN GIAMAICA, IN MESSICO E A DENVER (COLORADO)

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON IL LAICATO GIAMAICANO NEL «ST. GEORGE COLLEGE»

Kingston (Giamaica) - Martedì, 10 agosto 1993

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

1. È fonte per me di grande gioia essere finalmente tra di voi, in questa magnifica Isola così giustamente descritta da Colombo come “Santa Gloria”. Con sincero affetto saluto voi, catechisti, insegnanti, membri delle organizzazioni parrocchiali e altri rappresentanti del laicato, nonché giovani presenti – tutti voi fedeli figli e figlie della Chiesa nell’Arcidiocesi di Kingston, nella Diocesi di Montego Bay e nel Vicariato apostolico di Mandeville. “Il mio amore sia con tutti voi in Cristo Gesù” (1 Cor 16, 24).

È proprio per parlare di Cristo e del suo amore che il Vescovo di Roma è venuto in Giamaica, nell’auditorium del Collegio di San Giorgio. Davvero questo è un luogo idoneo in cui considerare la natura dell’amore cristiano e le opere nelle quali esso necessariamente trova espressione. Solo poche settimane dopo quel giorno di settembre del 1850, quando questo Collegio aprì per la prima volta le sue porte, i membri della sua comunità di Gesuiti, con il coraggio che nasce dall’autentica carità, hanno organizzato un sistema di assistenza a favore delle vittime di una terribile epidemia di colera. Sì, questo è l’amore che intendo, l’illimitato dono di sé, che ci rende pronti persino a offrire la nostra vita per gli altri.

2. Abbiamo udito, nella lettura della lettera di San Paolo ai Colossesi, che dobbiamo “porre al di sopra di tutto la carità” (Col 3, 14) – ci dobbiamo completamente rivestire di essa. Ce ne rivestiamo in prima istanza quando “ci rivestiamo di Cristo” nel Battesimo (Rm 13, 14). L’amore di Cristo è stato effuso nei nostri cuori, cosicché ora possiamo amare Dio sopra ogni cosa e il nostro prossimo come noi stessi per amore di lui. Per la potenza di questo amore, i cristiani sono resi capaci di offrire tutto ciò che hanno e che sono al Padre, per proclamare la Buona Novella attraverso le loro parole e le loro opere, e per diffondere ovunque il Regno di Dio della giustizia, della pace e della carità (cf. Christifideles laici, 14).

I Padri del Concilio Vaticano II affermano che i laici sono specificamente chiamati ad adempiere a questa nobile vocazione nella sfera secolare, tramite il loro impegno negli affari temporali (cf. Lumen gentium, 31). Le metafore evangeliche del sale, della luce e del lievito (cf. Mt 5, 13-16; 13, 33) ci aiutano a capire che, attraverso la loro piena partecipazione agli affari di questo tempo, i fedeli laici intendono essere strumenti che permettono alla grazia divina di realizzare il fine eterno nella creazione.

3. È essenziale che i laici siano ben preparati a svolgere questo compito. Nell’opera di formazione dei laici, la parrocchia svolge un ruolo centrale. Una parrocchia attiva rappresenta uno strumento assai efficace per insegnare la parola di Dio, per promuovere il dialogo liturgico e personale con Dio e per sostenere la vita della carità fraterna. Tramite la partecipazione alla vita parrocchiale, i fedeli sperimentano la realtà della comunione ecclesiale e giungono ad apprezzare più pienamente la loro stessa responsabilità come collaboratori nella missione salvifica della Chiesa (cf. Christifideles laici, 61).

Nelle comunità parrocchiali di Kingston, Montego Bay e Mandeville, i programmi di preparazione ai sacramenti, le altre forme di catechesi e la pastorale giovanile costituiscono delle attività indispensabili. Ognuno di voi ha oggi qui un ruolo vitale da svolgere in questo apostolato. Desidero esortarvi ad essere vicini ai vostri sacerdoti, a cooperare con loro nel costruire la Chiesa in questa Isola. Essendo voi stessi dei buoni cattolici, aiuterete i vostri sacerdoti ad essere dei servitori sempre migliori di Gesù Cristo, il Sommo Sacerdote.

Colgo questa opportunità per esprimere il mio apprezzamento a voi catechisti per l’importante lavoro che svolgete nel trasmettere la fede cattolica. Il vostro compito consiste nel trasmettere ai vostri studenti l’insegnamento della Chiesa in tutta la sua ricchezza e integrità. Insegnate loro in modo particolare ciò che riguarda i sacramenti e il modo in cui il mistero salvifico di Cristo è reso presente in questi segni visibili della grazia invisibile di Dio. Attraverso la pia celebrazione di questi sacri riti, l’intera comunità troverà la forza di cui ha bisogno per la santificazione della vita nel mondo ed in vista del compito di sconfiggere tutte le forme di povertà – materiali e spirituali – che colpiscono i nostri fratelli e sorelle.

Quelli di voi che sono insegnanti, hanno una speciale responsabilità nell’istruire gli altri alle virtù che costituiscono il cuore della formazione cristiana. Tra le più importanti disposizioni da coltivare sia nei giovani che negli adulti, vi sono solidarietà e senso di responsabilità per il bene comune. Nell’ultimo secolo, tale impegno per il bene della persona umana ha portato all’emancipazione di coloro che erano schiavi nelle case, nelle fabbriche e nelle piantagioni di questa terra. Non tutti i Giamaicani hanno ancora raggiunto un livello di partecipazione nella società che sia degno di uomini e donne liberi, ragione per cui la necessità della solidarietà e dell’impegno non deve oggi venire meno. Per la vostra generosa dedizione al compito di educare la gioventù, non solo la comunità cattolica in Giamaica, ma anche la società civile vi è debitrice.

Invito voi, cattolici giamaicani, a trasformare questo incontro in un’occasione per rinnovare il vostro impegno nella missione della Chiesa. Impegnatevi sempre di più affinché i poveri e i dimenticati siano l’oggetto particolare del vostro amore. Siate determinati nel trasformare i vostri gruppi e organizzazioni in strumenti efficaci per aiutare i vostri fratelli e sorelle nel bisogno. In questo modo sarete i degni eredi dello spirito e della tradizione di cui Jessie Rippol, Josephine Ximines, Louise Dugiol e tutti coloro che si sono adoperati per il pieno sviluppo dei loro compagni giamaicani sono stati esempi.

4. Ed ora una parola per i molti giovani presenti qui oggi. Giovani giamaicani, sarete forti e generosi per Cristo? Rifiutate di entrare per la porta larga, che conduce alla via dell’indulgenza verso sé stessi, del crimine, del cinismo e della fuga dalle responsabilità. L’abuso di alcol e di droghe e un atteggiamento errato nei confronti del sesso non devono aver spazio nella vostra vita. “Entrate per la porta stretta” (Mt 7, 13). Scegliete la via che conduce alla vita eterna e alla felicità con Dio. Se la strada che Egli ha pensato per voi conduce al sacerdozio o alla vita religiosa femminile o maschile, siate generosi. La Chiesa ha bisogno di voi. Seguite la via che Cristo vi indica. Se vi chiama al matrimonio, prendete Maria e Giuseppe come vostri modelli. In ogni cosa, fate in modo che le parole di Gesù vivano in voi, e conoscerete la gioia che viene dall’appartenere a Lui.

5. Quest’anno stiamo commemorando il quinto centenario dell’inizio dell’evangelizzazione nei Caraibi ed in tutte le Americhe. Questa celebrazione è un’occasione ideale offerta ai cattolici della Giamaica per ascoltare con un cuore ed una mente nuova i precetti di Cristo: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15). Sì, cari fratelli e sorelle, rispondete a questa chiamata. Offritevi nuovamente al Redentore come suoi aiutanti nel liberare la creazione dagli effetti del peccato, al fine di ripristinare ogni cosa secondo il disegno originale del Padre per il mondo (cf. Christifideles laici, 15). Date le vostre mani a Cristo, cosicché tramite la sua grazia possiate forgiare una società che sia giusta, e nella quale tutti i membri vivano in pace. Date i vostri cuori a Cristo, cosicché attraverso di essi il suo amore possa splendere come un faro di luce e di speranza per tutti i Giamaicani.

Che Dio sia il vostro sostegno in questa meravigliosa opera. Che Egli benedica “questa terra che amiamo”. E che Maria, la Regina dell’Universo, protegga la sua amata Giamaica. Dio sia con tutti voi!  

Al termine dell’incontro svoltosi nel “St. George College”, il Santo Padre ha rivolto ai presenti queste parole:

Alla fine della nostra preghiera comune, esprimo la mia gratitudine per questo incontro, per la vostra preparazione, per le vostre preghiere, per i vostri canti, e per le vostre danze. Tutto ciò è merito della vostra educazione cattolica. Esprimo alla vostra comunità, agli insegnanti, e agli studenti, l’augurio di un vero progresso nella maturità umana e cristiana.

 



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