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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA UFFICIALE DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA SLOVACCA

Lunedì, 7 giugno 1993

 

Signor presidente,

Provo una grande gioia nel ricevere nella persona di sua eccellenza il primo presidente della Repubblica Slovacca, nata il 1° gennaio di quest’anno dopo un lungo periodo di attese e speranza, nell’ambito di una vita democratica finalmente riconquistata.

Consideriamo la sua visita presso il Vescovo di Roma una nuova pietra miliare nel lungo succedersi di rapporti tra il suo popolo e la Sede apostolica. Infatti, la Slovacchia ha in merito una lunga storia ed eccelsa. I primi rapporti furono stabiliti già al tempo dell’antico Impero romano. Più tardi, attraverso l’opera apostolica dei santi Cirillo e Metodio, in pieno accordo con il Papa di Roma, fu da voi fondata la Chiesa, improntando così una cultura – alla quale il popolo rimase sempre fedele – che fu notevolmente fecondata attraverso il messaggio evangelico.

Signor presidente, grazie per avere espresso la fedeltà del popolo slovacco nei confronti della Chiesa Cattolica. Spesso incontro gruppi del suo Paese, pellegrini alle tombe degli apostoli, e provo anche tanta gioia per essere venuto di persona in visita pastorale a Bratislava. Tramite lei auguro a tutti i suoi connazionali un benessere nazionale, nel pieno rispetto dei valori umani, spirituali e culturali, che sono la più cara eredità del popolo.

I fatti che hanno reso possibile voltare la pagina buia della vostra storia non sono tanto remoti. Si è già fatto un notevole passo in avanti. Ma sappiamo che bisogna continuare affinché l’intero continente possa vivere in pace e raggiungere un giusto benessere. Per fare ciò, abbiamo bisogno di quelle radici profonde, che non sono mai morte nel continente europeo e che debbono nutrire la attiva consapevolezza e speranza degli Europei, iniziando dalla ricchezza delle loro tradizioni.

L’elemento fondamentale del rinnovamento sociale in Europa Centrale è il ritorno della democrazia. Molte volte ho evidenziato questo fatto. La sua visita a Roma rappresenta per me una gradita occasione di esprimere alla Slovacchia i miei auguri per rafforzare le sue istituzioni, affinché ogni suo connazionale possa prendere su di sé la responsabilità della vita comune della nazione insieme agli appartenenti a minoranze etniche.

I ricordi sempre vivi della sofferta storia del popolo slovacco e della sua terra, hanno dimostrato l’importanza del raggiungimento di un accordo costruttivo tra i diversi paesi del continente. Considerando l’identità di ogni popolo non si dovrebbero dimenticare i molti fattori dell’eredità comune, che ci incoraggiano a progredire instancabilmente nel costruire l’unità che potrebbe diventare la fonte di una pace duratura. Possa la Slovacchia, insieme con gli altri paesi europei, continuare nel suo cammino in libertà e solidarietà.

Signor presidente, lei adempie il suo nobile dovere al servizio di un popolo che è in maggioranza cattolico. La Chiesa in Slovacchia, come nel resto del mondo, vuole il vero bene dell’uomo e della società. I cattolici credenti sono chiamati ad appoggiare l’amore tra tutti i singoli membri della nazione, a continuare fiduciosi nel dialogo sincero e rispettoso con i fratelli e le sorelle appartenenti ad altre tradizioni religiose, ad innalzare l’onore dell’essere umano difendendo i suoi autentici valori e sforzandosi di vivere la propria fede nell’amore sincero verso tutti. Vi incoraggio a non risparmiare le vostre forze per il bene del popolo, nella vita democratica e nell’apertura verso i popoli vicini e nella risposta generosa alla chiamata del Vangelo.

In questo istante, mentre la ricevo, signor presidente, ritorno col pensiero alla Repubblica Slovacca, pregando il Signore, la santa Vergine Maria e tutti i santi della sua patria, invocando su di lei, i suoi collaboratori e tutti i suoi connazionali la benedizione di Dio.

 

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