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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE DIOCESI DELLA LOMBARDIA

Sabato, 15 maggio 1993

 

A voi, carissimi fratelli e sorelle delle Diocesi della Lombardia, raccolti in solenne celebrazione al termine del Convegno regionale sul tema “nascere e morire oggi”, rivolgo il mio saluto, pieno di affetto, con le parole del Risorto: “Pace a voi”. La pace di Cristo sia con voi, fratelli Vescovi, e con voi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli delle Chiese di Lombardia. Vi porto tutti nel cuore, anche per la conoscenza che di voi ho fatto nelle mie visite pastorali.

In questo tempo dopo la Pasqua la liturgia ci fa meditare le parole del Signore: “Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi” (Ap 1, 17-18). È questa presenza che qualifica e dà valore al vostro incontro conclusivo. Avete camminato per più di un anno lungo i sentieri della riflessione sul nascere e sul morire: le due esperienze fondamentali dell’esistenza umana trovano in Gesù Signore il loro significato pieno ed risolutivo; in Lui, “Alfa e Omega”, si innerva e si intesse la vita nuova del credente.

Voi desiderate annunciare l’uno all’altro il senso profondo del vivere in Cristo, il senso del nascere e del morire: lasciate che mi unisca anch’io in codesto annuncio al mondo e che esprima con voi il commosso stupore per ogni bimbo che s’affaccia alla vita. Lasciate che sosti in particolare con voi, ammalati, che condivida con voi la sofferenza redenta dal Crocifisso, che vi ringrazi per il coraggio che dimostrate nelle vostre prove, per il fatto che riconoscete nel Signore la sorgente di una vita che va al di là del pur meraviglioso dono della vita fisica. Lasciate che mi unisca a voi, giovani; che legga nei vostri sguardi la passione per una vita carica di prospettive e di progetti, radicati in Cristo e nel suo slancio di amore verso il Padre e verso i fratelli; che vi esorti a non chiudere in attimi sconnessi e sfuggenti la vostra esistenza; a non sciupare tempo ed energie per percorrere labirinti inconcludenti o dannosi. Sono con tutti voi che gremite lo stadio di San Siro a Milano.

Il mio pensiero non può non correre alla storia di carità che, nel corso dei secoli, proprio partendo da un amore profondo alla vita, si è intrecciata con le varie componenti della vita civile e sociale della vostra Terra. E non posso fare a meno di ringraziare il Signore per le caratteristiche di ingegnosa inventiva che hanno contraddistinto nel tempo la carità nella vostra regione.

È consolante costatare, poi, come anche oggi non manchi nelle vostre Chiese una generosa mobilitazione per l’aiuto alla vita, per la sua accoglienza al momento della nascita, per la formazione di una cultura di vita anche dentro l’angoscia di morte che tragicamente segna la ricchezza quand’essa diventa egoismo. Con decisione, costanza e fermezza vi siete mossi in questa linea, aiutando e sostenendo là dove la vita non trova mezzi e risorse per essere degnamente accolta. Così la carità si è fatta solidarietà in favore specialmente di coloro che soffrono a causa delle varie forme di emarginazione presenti nel nostro tempo.

Elevo la mia preghiera allo Spirito di Vita, che è Spirito di carità, affinché rafforzi sempre più nelle vostre Chiese il senso dell’amore che dà alla vita umana valore e dignità.

La Vergine Maria, che ho avuto la gioia di venerare nel santuario di Caravaggio, suggerisca a tutti e a ciascuno l’amore premuroso e misericordioso, che è necessario per l’affermarsi di un’autentica cultura della vita.

Con questi voti nel cuore tutti abbraccio nel Signore risorto e a tutti imparto la mia speciale benedizione.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

 



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