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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL MALAWI

IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 24 settembre 1993

 

Cari fratelli Vescovi,

1. Con affetto nel Signore porgo il benvenuto a voi, membri della Conferenza Episcopale del Malawi a Roma per la vostra visita “ad limina Apostolorum”. Quattro anni fa mi sono recato in pellegrinaggio nella vostra patria per visitare, come ho detto, “il Santuario del Popolo di Dio” che Egli ha scelto come sua dimora in quella parte dell’Africa (cf. discorso, Udienza Generale, 10 maggio 1989). Ora, presso le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo testimoniate la comunione che unisce le Chiese di Blantyre, Chikwawa, Dedza Linlogwe, Mangochi, Mzuzu e Zomba al Vescovo di Roma e attraverso di lui alla Chiesa Universale. In questa occasione dovremmo rallegrarci della nostra intima comunione nel corpo di Cristo.

Attraverso di voi saluto i cari sacerdoti, i religiosi e i laici del Malawi, e vi chiedo di assicurare loro che essi non sono mai lontani dai miei pensieri e dalle mie preghiere. Continuo a ringraziare Dio per avermi concesso, durante la visita nel vostro Paese il conforto di vedere la fede dei cattolici del Malawi e di unirmi ad essi nel proclamare il Vangelo di Cristo e nell’offrire il Sacrificio Eucaristico.

2. Essere così vicini ai luoghi in cui i Principi degli Apostoli offrirono liberamente la propria vita per testimoniare Cristo ci dà un senso vivo di come la grazia della loro vocazione a servire il Vangelo rimodellò le loro vite e i loro destini. Per noi, che attraverso l’Ordinazione Episcopale siamo divenuti successori degli Apostoli la trasformazione operata in noi dall’imposizione delle mani e dall’invocazione dello Spirito Santo stabilisce la nostra completa consacrazione al compito di diffondere il Vangelo (cf. Lumen gentium, 25). Dobbiamo ripetere con Paolo “guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9, 16), e noi dovremmo dire con Pietro “abbiamo conferma migliore della parola dei profeti” (2 Pt 1, 19).

La giovinezza delle Chiese che voi governate vi rende profondamente consapevoli del fatto che l’evangelizzazione è la responsabilità fondamentale di un Vescovo. Il Vangelo si radicò efficacemente per la prima volta nel Malawi poco più di cento anni fa. Avendo partecipato alle celebrazioni del vostro Centenario so che il sacrificio di quelle prime generazioni di missionari costituisce uno stimolo costante affinché voi imitiate e proseguiate il loro servizio generoso nel gettare il seme della Parola di Dio. Anche oggi molti dei vostri collaboratori vengono a voi dall’estero per dedicarsi alla missio ad gentes. La Chiesa è loro grata. Essa prega affinché essi vengano rafforzati per perseverare nella loro opera presso di voi e chiede al suo Signore di mandare sempre più fedeli operai nella sua vigna, già pronta per il raccolto.

3. Il compito di incarnare il Vangelo nella cultura del Malawi, che iniziò soltanto alcune generazioni fa continuerà fino alla fine dei tempi. Con voi ringrazio Dio per i frutti positivi che sono già maturati e prego affinché Dio vi conceda, Pastori della Chiesa nel Malawi, il dono del discernimento e dell’equo giudizio cosicché possiate svolgere ancor più efficacemente il vostro indispensabile ruolo di responsabili in questo processo. Allo stesso modo condivido con voi e con tutti i Vescovi dell’Africa la speranza che attraverso la prossima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi la genuina inculturazione del Vangelo riceverà un nuovo impulso nel Continente.

La famiglia è al centro della vita della società e dei suoi membri e per questo costituisce uno degli obiettivi più importanti del ministero e della sollecitudine della Chiesa. Ciò è particolarmente vero nel contesto africano in cui la famiglia e i vincoli che uniscono i suoi membri hanno un grande significato. Lo scopo del vostro ministero in questo campo non può essere altro che quello di promuovere quella forma di vita familiare che è allo stesso tempo profondamente radicata nel Malawi e completamente incentrata su Cristo.

4. Nel processo di trasformazione della vita familiare attraverso la grazia e la luce del Vangelo un aspetto che desta particolare attenzione poiché ha sempre bisogno di essere purificato ed elevato, è quello della procreazione che ha così tanto valore per i popoli dell’Africa. Nel contesto della nuova creazione ottenuta per mezzo della grazia, l’essere genitori assume il significato di una condivisione nell’opera di Dio, autore di tutta la vita. Da Lui ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome (cf. Ef 3, 15).

Ne consegue che il contesto appropriato per generare una nuova vita umana è l’unione permanente ed esclusiva che i coniugi stabiliscono grazie al dono di sé completo, definitivo e reciproco. L’insistenza della Chiesa sul matrimonio monogamico non è l’imposizione di una realtà estranea che sconvolge le tradizioni locali. Piuttosto, fedele al suo Signore la Chiesa proclama come afferma l’Esortazione apostolica Familiaris consortio, che: “Cristo rinnova il primitivo disegno che il Creatore ha iscritto nel cuore dell’uomo e della donna... Come il Signore Gesù è il “testimone fedele”, è il “sì” delle promesse di Dio e quindi la realizzazione suprema dell’incondizionata fedeltà con cui Dio ama il suo popolo, così i coniugi cristiani sono chiamati a partecipare realmente all’indissolubilità irrevocabile, che lega Cristo alla chiesa sua sposa, da lui amata sino alla fine” (n. 20). La comprensione del matrimonio e della paternità dateci da Cristo è la chiave per scoprire il significato più pieno di queste realtà in ogni tempo e luogo. Come conclude l’Esortazione: “Testimoniare l’inestimabile valore dell’indissolubilità e della fedeltà matrimoniale è uno dei doveri più preziosi e più urgenti delle coppie cristiane... in modo umile e coraggioso, il compito loro affidato di essere nel mondo un “segno” – un piccolo e prezioso segno, talvolta sottoposto anche a tentazione, ma sempre rinnovato – dell’instancabile fedeltà con cui Dio e Gesù Cristo amano tutti gli uomini e ogni uomo” (Ivi).

5. Vivere questa realtà rinnovata è la vocazione cui la stragrande maggioranza dei cattolici nel Malawi è chiamata da Dio. Per meglio rispondere a questo invito, i fedeli devono ricevere la necessaria formazione riguardo non solo al matrimonio e alla vita familiare in particolare, ma anche all’intero mistero cristiano che costituisce il loro fondamento. Gli sforzi che si stanno compiendo nelle vostre Diocesi per impartire questa formazione in particolare ai giovani che sin dalla più giovane età dovrebbero essere educati a percorrere le vie dello Spirito, sono le fonti sicure della futura forza della vita familiare cattolica.

Condivido con voi, cari fratelli, la preoccupazione per il fatto che un programma solamente generico di educazione religiosa nelle scuole è insufficiente. Confido nel fatto che qualora questi programmi vengano elaborati in disarmonia con il Catechismo della Chiesa Cattolica, recentemente pubblicato come “norma sicura per l’insegnamento della fede” (Fidei depositum, 4), qualsiasi inadeguatezza potrà essere facilmente individuata e corretta. Esprimo l’apprezzamento della Chiesa ai devoti catechisti che lavorano instancabilmente per aiutare i catecumeni e i battezzati a maturare nella vita della fede. Prego che Dio li aiuti e li sostenga nella loro opera vitale.

6. La testimonianza offerta nel Malawi dai religiosi è indispensabile per l’evangelizzazione. Attraverso la loro vita di castità, povertà e obbedienza in questo mondo, i religiosi sono segni della vita del mondo che verrà. Privandosi della casa e del matrimonio, rinunciando al privilegio di generare fisicamente una nuova vita mostrano chiaramente che il dono di sé offerto sotto l’impulso della grazia è al contrario delle apparenze la vera fonte di vita (cf. Mulieris dignitatem, 21). Con una forte chiarezza le loro vite di abnegazione ci ricordano che fu proprio dall’albero apparentemente più sterile, la Croce, che Dio fece nascere i frutti più abbondanti. Poiché la vita religiosa testimonia la presenza del Regno di Dio e il potere del Vangelo di trasformare le realtà dell’esistenza quotidiana in canali di vita sovrannaturale, i vostri sforzi per promuovere un aumento delle vocazioni alla vita consacrata e il vostro sostegno ad iniziative volte a rafforzare la formazione sono di fondamentale importanza.

7. La dedizione e lo zelo sacerdotali sono talmente necessarie alla crescita della Chiesa che i Vescovi devono occuparsi in primo luogo dei membri del loro presbiterio. I sacerdoti devono essere incoraggiati a sostenersi e a sollecitarsi reciprocamente per acquisire un’identificazione sempre maggiore con Cristo il Buon Pastore. Particolarmente importante a questo proposito è l’influenza positiva che sacerdoti anziani di provata virtù possono avere, in situazioni difficili, su coloro che hanno appena iniziato il loro ministero. Quando sorgono difficoltà, un Vescovo deve cercare la propria guida con fermezza nella preghiera, ed essere come il Signore stesso il quale fu “mite e umile di cuore” (cf. Mt 11, 29), sempre pronto a salvare il fratello che si era perso ed è stato ritrovato (cf. Lc 15, 32).

La vita celibataria dei sacerdoti esprime correttamente la nuova identità ricevuta al momento dell’Ordinazione. La configurazione sacramentale a Cristo esorta a dedicarsi totalmente alla cura pastorale del popolo di Dio. Lo stile di vita sacerdotale dovrebbe mostrare che lo zelo rivolto alla salvezza degli altri è divenuto il proposito fondamentale delle loro attività. Attraverso la paternità spirituale del sacerdote lo Spirito Santo fa nascere nuovi figli di Dio, e questi fratelli e sorelle di Cristo vengono portati alla piena maturità in Cristo (cf. Ef 4, 13).

La vostra convinzione circa l’importanza di avere sacerdoti realmente pieni di zelo per la casa del Signore (cf. Gv 2, 17) è il motivo della vostra particolare sollecitudine per i seminari nella vostra nazione. È indispensabile che le guide di formazione sacerdotale siano sacerdoti esemplari. Questa è la migliore garanzia che coloro che devono essere ordinati riceveranno la formazione spirituale, intellettuale, umana e pastorale di cui necessitano per essere degni ministri del Vangelo. Tutti coloro, del vostro clero, a cui è stato affidato questo compito significativo meritano particolarmente il vostro sostegno. Anche quando esiste l’urgente necessità di un maggior numero di sacerdoti, bisogna resistere alla tentazione di accettare livelli più bassi di preparazione o di sottovalutare le carenze dei candidati. La saggia opinione della Chiesa, valida oggi non meno che in passato, è che esigere meno non è una soluzione reale al problema della scarsità di sacerdoti. Dio è con la Chiesa, e esemplari ministri dell’altare sono i suoi strumenti più efficaci per edificare la Chiesa e per provvedere alle esigenze dei fedeli.

8. Quanto più profondamente il Vangelo prenderà piede nel Malawi maggiore sarà la trasformazione della società poiché l’evangelizzazione offre la base per un autentico sviluppo umano (cf. Redemptoris missio, 58). Recentemente, la vostra Conferenza Episcopale ha dedicato grande attenzione all’applicazione della saggezza e della luce del messaggio di Cristo alle sfide attuali. A questo proposito le vostre Lettere Pastorali Vivere la nostra fede (Lent 1992) e Scegliere il nostro futuro (2 febbraio 1993) hanno avuto un significato particolare. Nel mutevole contesto politico tale aiuto è particolarmente importante per guidare i membri del vostro gregge nell’esercizio dei propri diritti e nell’adempimento dei propri doveri nella vita della nazione. Sono lieto del fatto che gli sforzi del Rappresentante Pontificio e di altri officiali della Santa Sede hanno contribuito all’adempimento delle vostre responsabilità in quanto guide delle vostre Chiese particolari.

La Chiesa cerca la sua giusta libertà per insegnare il messaggio affidatole dal Principe della Pace (cf. Nostra aetate, 13). Adempiendo fedelmente alla sua missione divina essa aiuta i popoli del mondo a realizzare le proprie giuste aspirazioni. Assolvendo con coscienza all’obbligo di insegnare la dottrina sociale della Chiesa, voi servite la nazione con lealtà e offrite un contributo necessario al bene comune. Cari fratelli, condivido la vostra speranza che sotto la guida della Provvidenza Divina il Marawi avanzerà con determinazione sul sentiero della giustizia e della solidarietà verso uno sviluppo autentico che promuova il bene della persona umana.

9. Nel Malawi coloro che per primi diffusero il Vangelo e che lo predicano oggi si sono generosamente dedicati a opere di carità e di servizio, che costituiscono una parte essenziale della diffusione della Buona Novella. Essi agivano così durante il ministero terreno di Gesù e agiscono allo stesso modo oggi poiché l’amore resta la forza trainante della missione (cf. Redemptoris missio, 60). Nelle scuole, negli ospedali e nei dispensari, e di fatto in tutti gli sforzi volti alla promozione del pieno sviluppo umano, si percepisce il messaggio dell’amore di Dio in Cristo e si promuove e si sostiene la dignità e il destino trascendente di ogni persona umana. Spero ardentemente che tutte le opere buone possano proseguire in un clima di pace e di armonia sociale basata sul rispetto reciproco e sulla comprensione da parte di tutti i settori della società.

Con piena fiducia nell’amore inesauribile di Maria Madre della Chiesa affido voi e le vostre Diocesi alla sua protezione. A voi e a tutti i fedeli imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

 

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