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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SOCI DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA COLTIVATORI
DIRETTI IN OCCASIONE DEL 50° DI FONDAZIONE

Aula Paolo VI - Sabato, 3 dicembre 1994

 

Carissimi Coltivatori diretti!

1. Mi è particolarmente gradito accogliervi in speciale Udienza. Desidero salutare anzitutto il vostro Presidente, il Senatore Paolo Micolini, che ringrazio per le gentili espressioni rivoltemi a nome dell’intera Associazione. Il mio pensiero va, inoltre, al vostro Consigliere ecclesiastico, Mons. Biagio Notarangelo, che attivamente s’impegna nell’assistenza spirituale dell’Associazione, e alle vostre famiglie.

Il cinquantesimo di fondazione della “Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti”, le cui celebrazioni sono da poco iniziate, vi offre l’occasione per riaffermare le ragioni ideali e concrete che stanno a fondamento della vostra attività. Sono ragioni che storicamente si intrecciano in maniera profonda con gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa. I valori umani e spirituali, da voi propugnati nell’arco di questi anni, sono validi ancor oggi in un mondo in rapida evoluzione, dove molti sentono il desiderio e la nostalgia di un più sano ed equilibrato rapporto con l’ambiente e, in particolare, con la terra.

2. L’attenzione della Chiesa verso la vostra attività è sempre stata viva, come pure è stata costantemente apprezzata la vostra fatica “che offre alla società i beni necessari per il suo quotidiano sostentamento” (Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 21). In questi 50 anni trascorsi sono indubbiamente intervenuti radicali cambiamenti di ordine tecnico, organizzativo ed economico nel mondo dell’agricoltura. Tuttavia la vostra professione mantiene un particolare significato anche nel contesto odierno.

La dura fatica del vostro lavoro scandito dal susseguirsi delle stagioni, la precarietà degli agenti atmosferici che in pochi istanti possono vanificare i vostri sforzi, il sempre maggiore perfezionamento e la conseguente concorrenza delle tecniche di produzione alimentare di massa, la non adeguata considerazione sociale del lavoratore agricolo costituiscono alcuni dei problemi che quotidianamente vi trovate ad affrontare.

E tuttavia la vostra attività ha il vantaggio di svolgersi a più diretto contatto con le meraviglie della creazione, secondo i ritmi che Dio stesso le ha dato. Ciò costituisce per l’uomo d’oggi un invito a più sentita fiducia verso la Provvidenza divina.

3. La vostra associazione, come è noto, è sorta sul finire delle drammatiche vicende del secondo conflitto mondiale per iniziativa di alcuni dirigenti dell’Azione Cattolica, con l’obbiettivo di offrire al mondo dell’agricoltura una struttura che difendesse e promuovesse la dignità e i diritti dei lavoratori in esso impegnati. È stato un avvenimento particolarmente significativo, poiché ha permesso agli agricoltori di sperimentare il valore della solidarietà associata che, lungi dal mortificare il libero programmarsi del singolo operatore, lo ha anzi aiutato a difendere il frutto delle proprie fatiche e ad approfittare dell’evoluzione tecnologica.

Ciò, tuttavia, non ha impedito che sopraggiungessero ulteriori difficoltà per la vostra categoria. È davanti agli occhi di tutti la fuga delle giovani generazioni dai campi; lo spopolarsi dei territori più difficili da coltivare, con il conseguente deterioramento dei suoli; l’indebolirsi di legami e valori che un tempo erano patrimonio delle famiglie rurali e che conservano tuttora validità e importanza nell’edificio sociale.

Il processo di industrializzazione, che pur ha recato indubbi vantaggi all’uomo contemporaneo, ha assorbito in maniera preponderante l’attenzione dello Stato e di altre strutture sociali ed economiche; il sistema del credito bancario ha favorito una maggiore attenzione verso la produzione manifatturiera e verso il settore dei servizi, ponendo in secondo piano la valorizzazione di idee nuove o di progetti validi proposti dalla vostra esperienza e dalla vostra intuizione. Anche il mondo della cultura, che tanto avrebbe da apprendere dalla vostra imprenditorialità e spirito di solidarietà, non sembra prestare sufficiente attenzione a ciò che intendete esprimere con le vostre attività, cadendo spesso in stereotipe nostalgie del buon tempo andato.

4. Occorre che la ricchezza umana e spirituale di cui siete depositari, carissimi, rientri nel circolo della civiltà odierna, grazie ad una maggiore attenzione da parte di tutti: un’attenzione che si traduca in interventi legislativi, economici, sociali e culturali. In questo compito la Chiesa è al vostro fianco, consapevole che la solidarietà, il contatto rispettoso con la creazione, il genio individuale, la laboriosità, la pazienza, la sobrietà di vita non sono realtà tramontate, ma conservano tutt’oggi la loro validità e la loro indispensabile funzione per un’ordinata e prospera vita sociale.

Come “coltivatori della vita nascosta dentro la terra”, voi collaborate, a vostro modo, all’opera creatrice di Dio che “somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento” (2 Cor 9, 10), apre la sua mano e sazia la fame di ogni vivente provvedendo a ciascuno il cibo a suo tempo (cf. Sal 145, 15-16).

Nell’Anno della Famiglia vorrei, poi, sottolineare l’importanza che riveste ogni componente della famiglia nell’adempimento della vostra attività.

5. Carissimi, mentre auspico che il vostro quotidiano impegno familiare sia maggiormente considerato dalla società attuale, auguro che i valori posti a fondamento del vostro stile di vita contribuiscano a rendere più umano e rispettoso il solidale rapporto tra persone, famiglie e società, e che il diretto contatto con la bellezza e la generosità della creazione ispiri sentimenti di gratitudine verso Dio che l’ha donata per il bene dell’uomo.

Affido questi voti alla Madre della divina Provvidenza, affinché vi assista nelle vostre fatiche e protegga le vostre famiglie. Lei, aurora che preannuncia Cristo sole di giustizia, vi accompagni in ogni momento.

Con questi sentimenti, imparto volentieri a voi ed ai vostri cari l’apostolica benedizione.

Al termine dell’Udienza alla “Coldiretti” il Santo Padre, con parole cariche di lirismo, saluta i presenti e tutta l’amata Nazione italiana.

“O Italia, quanto sei bella! Sei bella non solo per le tue opere d’arte, per le tue montagne ed i tuoi paesaggi, ma sei bella soprattutto per la gente generosa dei tuoi campi! O Italia, quanto sei bella!”.

 

© Copyright 1994 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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