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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL NUOVO AMBASCIATORE DEL GIAPPONE PRESSO
LA SANTA SEDE, S. E. IL SIGNOR TADAO JOHANNES ARAKI,
IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE
DELLE LETTERE CREDENZIALI

Giovedì, 10 febbraio 1994

 

Signor Ambasciatore,

Sia il benvenuto in Vaticano, dove ho il piacere di ricevere Sua Eccellenza in occasione della presentazione delle Lettere che la accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Giappone presso la Santa Sede.

Ringraziandola vivamente per le cordiali parole che mi ha rivolto e che testimoniano i suoi nobili sentimenti, rivolgo in primo luogo il mio pensiero alle Loro Maestà l’Imperatore e l’Imperatrice del Giappone, che ho avuto la gioia di ricevere lo scorso settembre a Castel Gandolfo. Nel piacevole ricordo di questo incontro, le chiederei Signor Ambasciatore di porgere loro i miei rispettosi saluti e di rinnovare loro i miei sentimenti di stima così come i miei migliori auguri per le loro persone e la loro salute. Saluto anche i membri del Governo e invoco l’aiuto di Dio su tutti gli alti responsabili che sono al servizio della nazione giapponese. Infine, sono lieto di poter rivolgere, attraverso di voi, un caloroso saluto a tutti i vostri compatrioti; offro loro i miei auguri di felicità e di prosperità.

Nella sua cortese allocuzione ha voluto ben ricordare l’impegno della Sede apostolica a favore della pace nel mondo e il contributo che si sforza di apportare allo sviluppo integrale dei popoli della terra. Sono stato colpito da questi segni di apprezzamento, per i quali le sono grato: essi sono per me, e anche per i miei collaboratori, un incoraggiamento a continuare il nostro servizio per l’uomo in questo mondo ricevuto da Dio di cui noi siamo gli amministratori e di cui cerchiamo di valorizzare i beni, secondo i disegni del Creatore, per condividerli con tutti i membri della grande famiglia umana.

Sono lieto di sentirle dire che il suo Paese, da cui in effetti l’insieme delle nazioni si attende molto, è pronto a partecipare attivamente al conseguimento degli obbiettivi perseguiti dalla comunità internazionale. Mi auguro che il Giappone di oggi continui a farsi difensore dei più elevati ideali, che sia un messaggero di universalità e che promuova l’intesa serena tra i popoli, in primo luogo negli altri Paesi dell’Asia.

Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II: “Ogni parte della famiglia umana reca in sé e nelle sue migliori tradizioni qualcosa di quel tesoro spirituale che Dio ha affidato all’umanità, anche se molti non sanno neppure da quale fonte esso provenga” (Gaudium et spes, 86). Certo, se è opportuno cercare di offrire all’uomo i vantaggi materiali che sono il frutto dell’ammirevole dinamismo e della profonda cortesia del vostro popolo, è allo stesso tempo importante promuovere la realizzazione spirituale della persona umana. La sua presenza in questi luoghi Signor Ambasciatore è segno che il vostro Paese apprezza i valori religiosi e le motivazioni che essi suscitano nel cuore dell’essere umano per migliorare la sua esistenza e la vita comunitaria.

Ha fatto allusione, Eccellenza, al viaggio pastorale che la Provvidenza mi ha concesso di compiere nel suo Paese nel 1981 e che è rimasto vivissimo nel mio ricordo. In effetti questa visita mi ha innanzitutto concesso la gioia di fare la conoscenza dei vostri compatrioti e di essere testimone delle loro venerabili tradizioni culturali, in particolare della loro delicata attenzione alla vita misteriosa della natura, ai suoi cambiamenti, alla sua bellezza; ho potuto anche apprezzare l’autentica stima che essi hanno per la vita spirituale. Rivolgendomi ai diplomatici a Tokyo, avevo fatto osservare che la base di ogni attività feconda per favorire rapporti pacifici tra le nazioni è senza dubbio la capacità di valutare con pertinenza e comprensione le qualità specifiche degli uni e degli altri. E aggiungevo che il suo Paese per la sua Storia e per la sua cultura costituiva un’autentica scuola di comprensione a beneficio delle relazioni umane. Sono lieto di ripetere queste parole nel rivolgermi a lei oggi.

Quel viaggio mi aveva anche consentito di constatare che il cristianesimo, nonostante il ristretto numero di fedeli in Giappone, era un saldo punto di riferimento, un cammino riconosciuto verso la divinità, il cammino tracciato da Cristo stesso “Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero”. Mi consentirà, Signor Ambasciatore, di cogliere l’occasione di questa cerimonia ufficiale per salutare cordialmente i membri della Chiesa Cattolica in Giappone. Nell’esprimere loro nuovamente la mia sollecitudine, li invito a crescere nella fede, consapevoli che il primo apostolato dimora in una vita di testimonianza. Allo stesso modo, faccio voto affinché, sotto la guida dei loro Vescovi, essi continuino a collaborare al servizio della nazione e affinché, specialmente in quest’Anno Internazionale della Famiglia, si sforzino di promuovere i valori familiari, per il bene della società nella quale vivono.

Nel momento in cui inizia la sua missione, le rivolgo i miei migliori auguri per il felice adempimento del suo compito. Sono certo che contribuirà ad accrescere i vincoli di amicizia già esistenti tra il Giappone e la Santa Sede. Sia certo di trovare qui l’accoglienza attenta e comprensiva di cui potrà aver bisogno.

Su Vostra Eccellenza, sulle loro Maestà l’Imperatore e l’Imperatrice, sul governo e sul popolo giapponese invoco di tutto cuore l’abbondanza delle benedizioni divine.

 

© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana

 



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