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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
DI EL SALVADOR IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 10 gennaio 1994

 

Carissimi fratelli nell’Episcopato,

1. Nel ricevervi con grande gioia in questo incontro conclusivo della vostra visita ad Limina, il mio pensiero pieno d’affetto si rivolge alle vostre rispettive diocesi in El Salvador e a tutti i figli della Chiesa in quella amata Nazione.

Vi porgo il mio cordiale e fraterno saluto, e nelle vostre persone desidero salutare anche i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici, che con generosa dedizione, non priva di sacrifici, contribuiscono a edificare il Regno di Dio nel vostro Paese. Fino a Roma, sede di Pietro, avete desiderato portare la testimonianza dei loro sforzi e delle loro opere, delle loro gioie e delle loro speranze, affinché il loro zelo evangelizzatore riceva un nuovo impulso dall’esempio e dall’intercessione degli Apostoli Pietro e Paolo, pilastri di questo centro di comunione della Chiesa universale.

2. Ringrazio vivamente per le gentili parole che, a nome di tutti, mi ha rivolto Mons. Arturo Rivera Damas, Presidente della Conferenza Episcopale, e desidero riconfermare la mia stima per la vostra generosa dedizione al servizio delle comunità ecclesiali che il Signore vi ha affidato. Voi, fratelli Vescovi, - nelle parole del Concilio Vaticano II - siete stati “posti dallo Spirito Santo, e occupate il luogo degli Apostoli come pastori delle anime; in comunione con il Sommo Pontefice, e sotto la sua autorità, siete inviati per rendere sempre attuale l’opera di Cristo, Pastore Eterno... come veri maestri della fede, pontefici e pastori” (cf. Christus Dominus, 2). Come ho indicato nell’Enciclica Veritatis splendor, “promuovere e custodire, nell’unità della Chiesa, la fede e la vita morale è il compito affidato da Gesù agli Apostoli (cf. Mt 28, 19-20), che prosegue nel ministero dei loro successori” (Christus Dominus,  n. 27).

In virtù del vostro ministero episcopale, vi è stata conferita, cari fratelli, una triplice funzione: insegnare autorevolmente la verità rivelata, santificare i fedeli in virtù della pienezza del sacerdozio ricevuto e guidare e istruire il Popolo di Dio con potestà ordinaria, appropriata e immediata.

3. So che vi state dedicando generosamente ai compiti della nuova evangelizzazione, il che esige, come presupposto fondamentale, uno sforzo singolare di purificazione e santità. In effetti, siete ben consapevoli del fatto che la santità è un’esigenza di perenne attualità. L’uomo sente oggi un’urgente necessità di testimonianze di vita evangeliche; e la santità dei Pastori è uno dei doni più preziosi che possiamo dare alle nostre comunità. È, d’altro canto, il cammino del vero rinnovamento che il Concilio ci ha chiesto di offrire alla Chiesa. È il cammino della completa fedeltà ecclesiale, la gioia nella dedizione all’opera salvifica di Cristo e del generoso impegno in un compito che richiede una profonda carità pastorale.

Ravvivando le migliori tradizioni di tanti Pastori esemplari con i quali Dio ha benedetto nel corso della sua storia la Chiesa di El Salvador, dovete essere sempre annunciatori instancabili del Vangelo mediante una vita santa, predicando la verità di Cristo “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 24), sicuri che in tal modo prestate il miglior servizio possibile non solo alle vostre comunità ecclesiali, ma anche all’intera società. Siate “modelli” per il vostro gregge, come esorta San Pietro (cf. 1 Pt 5, 3): “nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza”, come raccomanda San Paolo a Timoteo (1 Tm 4, 12).

Continuate, dunque, nel vostro impegno per rafforzare nei fedeli, seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose la vocazione alla santità; in tal modo darete un rinnovato vigore all’adesione a Gesù Cristo, Redentore e speranza degli uomini. Portate a tutti, con l’esempio della vostra vita, un amore senza limiti per Cristo, che si estende mediante il suo Spirito alla Chiesa. Egli è il Buon Pastore che ci mostra insistentemente il cammino della bontà, della mansuetudine, della carità pastorale, fino a dare la propria vita per le sue pecore, come manifestazione suprema dell’amore.

4. Animati da questa stessa carità pastorale, non avete cessato di fare pressanti appelli alla riconciliazione mediante un dialogo fraterno, aperto e costruttivo. “Per noi, pastori della Chiesa, - dicevate in un documento collettivo - il ministero della riconciliazione è un mandato urgente . . . Non possiamo offrire il nostro apporto alla riconciliazione della famiglia di El Salvador se prima non riconciliamo noi stessi con il nostro Dio Padre e con i fratelli (Episcoporum Salvatoris, Lettera Pastorale Reconciliaos con Dios, 28 febbraio 1992).

So perfettamente che come Pastori della Chiesa vi preoccupa il grave problema delle cause antiche e nuove della violenza nel vostro Paese, che tante ferite - molte di esse ancora aperte - hanno lasciato in numerosi focolari. Il Papa vi ringrazia, amati Fratelli, per l’impegno posto nel consolidamento della pace in El Salvador. In questa occasione, non posso non rivolgere un pensiero particolare a un benemerito membro della vostra Conferenza Episcopale, Mons. Joaquìn Ramos Umaña, che oggi sarebbe stato qui presente tra noi se la barbara e ingiustificabile violenza non avesse stroncato la sua vita. Voglia Dio che il suo sacrificio sia un pressante appello per tutti alla riconciliazione e al perdono, e che l’esempio della sua vita insegni che la violenza, da dovunque provenga, genera più violenza e non è mai il cammino verso la vera giustizia.

Vi esorto quindi vivamente a fare delle vostre comunità diocesane efficaci strumenti di pace e di volontà d’intendimento, il che porta a superare le differenze, gli scontri, gli antagonismi, in modo che si rafforzi il desiderio di comprensione tra gli individui nelle famiglie e in tutta la società. Non desistete dalla vostra difesa dei diritti dei poveri e dei più deboli, dalla promozione della moralità pubblica, dal deciso apporto al conseguimento della piena riconciliazione di tutti i figli del vostro popolo che ama la pace, ma che soffre ancora le conseguenze del dolore e della morte seminati durante i lunghi e crudeli anni di lotta tra fratelli. Che il Signore conceda ai governanti responsabili di una Nazione, che è fiera della sua fede cristiana, energie spirituali e morali per servire la grande causa del bene comune, sempre aperti alle legittime aspirazioni di giustizia e ai desideri di un intero popolo che aspira alla pace e ne ha bisogno.

5. Mediante le relazioni che avete inviato a questa Sede Apostolica sullo stato delle vostre diocesi, ho potuto constatare che la Chiesa in El Salvador si sta impegnando seriamente in un’opera evangelizzatrice che possa raggiungere tutti gli strati della popolazione. A ciò contribuirà anche il vigoroso impulso che, sotto il motto “Nuova Evangelizzazione, Promozione Umana, Cultura Cristiana”, ha rappresentato la IV Conferenza Generale dell’Episcopato latinoamericano, che si è svolta a Santo Domingo, e i cui lavori ho avuto la gioia di inaugurare. A questo proposito, vi affido l’incarico di far giungere ai vostri sacerdoti e a tutti gli altri agenti della pastorale l’esortazione del Papa a mettere in pratica nelle loro comunità ecclesiali le Conclusioni di detta Conferenza.

A imitazione di Gesù, Maestro e amico dei discepoli, vi esorto, cari Fratelli, a prestare un’attenzione particolare ai vostri sacerdoti. Essi sono i primi collaboratori nel vostro ministero episcopale e devono essere i principali destinatari della vostra cura pastorale. Siate per essi padri, fratelli e amici, che si preoccupano della loro vita spirituale e anche dei loro bisogni materiali. Alimentate con il vostro esempio la fratellanza sacerdotale tra tutti coloro che sono ministri dell’unico Sacerdote: Gesù Cristo, povero, ubbidiente e casto. In lui i sacerdoti trovano la forza per accogliere liberamente il dono del celibato per il Regno dei Cieli. La virtù della castità permette al sacerdote di presentarsi dinanzi al popolo cristiano come uomo libero, con la libertà di Cristo, per dedicarsi completamente alla carità universale, alla paternità feconda dello spirito, al servizio incondizionato degli uomini.

6. Essi saranno il migliore esempio per molti giovani generosi, che desiderano vedere modelli convincenti. In tal modo, i seminari e le case di formazione vedranno aumentare il numero dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa. So perfettamente che la pastorale vocazionale occupa un posto privilegiato nel vostro ministero di Pastori. In effetti, il Concilio Vaticano II sottolinea in modo particolare la necessità che i Vescovi rivolgano una sollecita attenzione ai centri di formazione sacerdotale, dove i candidati devono instaurare, mediante la preghiera e i sacramenti, un intimo rapporto personale con Cristo. Come sottolineano ripetutamente le istruzioni emanate dalla Sede Apostolica, nel seminario deve regnare un ambiente di serenità, di pietà liturgica e personale, di studio, di disciplina, di convivenza fraterna e di iniziazione pastorale, che sia garanzia e solida base per una adeguata preparazione al sacerdozio.

Seguite con paterna sollecitudine la promozione della vita religiosa, dando impulso alla gioia della sua consacrazione e all’autenticità del suo servizio apostolico. Ho sempre presenti le diverse congregazioni e comunità religiose che operano nelle vostre diocesi. Importanti e numerose opere della Chiesa nell’ambito della pastorale parrocchiale, dell’insegnamento e dell’assistenza sociale sono dirette e appoggiate da religiose e religiosi. Per questo, in nome vostro e insieme a voi, li ringrazio per la loro opera a favore della fioritura spirituale delle vostre comunità; allo stesso tempo, li esorto ad accrescere la loro disponibilità e il loro spirito di comunione con i Vescovi, seguendo fedelmente le loro direttive dottrinali e pastorali, consapevoli del fatto che tutto ciò conferirà una forza rinnovata alla loro testimonianza di persone consacrate e porterà a una maggiore efficacia delle loro opere apostoliche.

7. Tra le vostre priorità pastorali deve continuare a occupare un posto preminente la famiglia. Così ha sottolineato la citata Conferenza di Santo Domingo: “È necessario fare della pastorale familiare una priorità fondamentale, sentita, reale e operante. Fondamentale come frontiera di una nuova evangelizzazione. Sentita, ossia accolta e condivisa da tutta la comunità diocesana. Reale poiché sarà appoggiata in modo concreto e deciso unitamente al Vescovo diocesano e ai suoi parroci. Operante significa che deve essere inserita in una pastorale organica” (Santo Domingo, n. 64).

A questo proposito, tenendo presente che questo è l’Anno Internazionale della Famiglia, vi esorto a lavorare instancabilmente nelle vostre comunità, ricche di tradizioni e valori religiosi, rivolgendo una particolare attenzione alle famiglie, facendo in modo che ognuna di esse sia una vera “Chiesa domestica”, luogo di incontro con Dio, centro di irradiazione della fede, scuola di vita cristiana. Per questo è necessario fare chiaramente presente che non può esistere un amore completo in quelle unioni che, come il concubinato, sono contrarie alla legge di Dio. Penso in particolare modo ai figli nati fuori dal matrimonio, con la serie di sofferenze, irresponsabilità e emarginazione che ciò comporta. Come avete spesso sottolineato, solo il matrimonio indissolubile, vissuto pienamente nella fedeltà e sempre aperto alla vita, può essere la base solida e duratura di una comunità familiare che compia la sua vocazione come centro di manifestazione e di diffusione del vero amore.

A conclusione di questo incontro desidero invocare su ognuno di voi, sulle vostre Chiese particolari con i loro sacerdoti, religiosi, religiose, famiglie, anziani, giovani e bambini, la protezione della Vergine Santissima, Regina della Pace, affinché mediante la sua intercessione vi colmi con la pienezza dello Spirito del Signore, che riversi a piene mani nella vostra Nazione il dono della riconciliazione fraterna tra tutti i figli.

Con questi fervidi auguri, vi accompagna la mia preghiera e la mia benedizione apostolica.

 

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