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VISITA PASTORALE A CATANIA E SIRACUSA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CITTADINANZA DI SIRACUSA

Piazza Duomo (Siracusa) - Sabato, 5 novembre 1994

 

Signor Sindaco,
Illustri Autorità civili e religiose,
Fratelli e Sorelle di Siracusa!

1. Era tutto pronto lo scorso mese di maggio per il nostro incontro. Ma il noto incidente accadutomi proprio alla vigilia della partenza ed il successivo periodo di convalescenza hanno ritardato la mia visita. Oggi sono lieto di potermi finalmente trovare tra voi, in questa Città, così ricca di storia e di cultura, di arte e di bellezze naturali, assurta ben presto per la naturale collocazione e per l’importanza economica e politica ad una posizione predominante nel Mediterraneo.

Vengo in questa città che fu una delle più vaste e popolose metropoli dell’epoca antica e diede i natali a forti personalità nel campo della poesia, dell’arte, della scienza, fra cui Epicarmo, Teocrito e il sommo Archimede, che la resero depositaria dei valori culturali e spirituali della classicità.

Saluto in voi, cittadini di Siracusa, gli eredi di questo glorioso passato e i custodi di un patrimonio di civiltà che occorre far fruttificare anche nel nostro tempo. A voi il compito di interpretare con sensibilità moderna il messaggio sempre attuale della classicità.

Saluto il Signor Sindaco, Prof. Marco Fatuzzo, e lo ringrazio per le elevate parole di benvenuto rivoltemi a nome di tutti voi. Saluto il Presidente della Regione, onorevole Franco Martino, al quale pure sono vivamente riconoscente per le cordiali espressioni. Saluto le Autorità amministrative e militari presenti. Saluto, infine, con fraterno affetto il Pastore dell’Arcidiocesi, Mons. Giuseppe Costanzo, il Clero, i Religiosi ed i Laici della Comunità ecclesiale.

A tutti grazie per la calorosa accoglienza! Lo splendore della vostra terra, la purezza del cielo, l’azzurro del mare rendono più bello e gioioso il mio passaggio in questo ricco e fertile terreno di civiltà e di umanità, dove fu abbondantemente sparso il seme del cristianesimo, giuntovi lungo l’itinerario che portò il Vangelo da Gerusalemme, attraverso la Magna Grecia, fino a Roma.

2. Ci attestano gli Atti degli Apostoli (cf. At 28, 12), che lo stesso san Paolo venne a Siracusa e vi rimase tre giorni, durante i quali la parola di Cristo, da lui annunciata, fece breccia nel cuore degli abitanti di questa Città. Essa, già colma della luce del sole e dell’arte, fu così inondata dallo splendore della fede.

È con lo stesso slancio dell’apostolo Paolo che oggi io vengo a voi, per rendere testimonianza alla Verità e farmi araldo del perenne messaggio della salvezza. So bene che Siracusa ha avuto, fin dalle prime origini cristiane, un particolare legame con Pietro. Secondo una radicata tradizione, infatti, il primo Vescovo, san Marciano, era discepolo di Pietro, e fu qui inviato direttamente da lui al tempo della sua permanenza in Antiochia.

Da allora la vostra terra, fecondata nei momenti terribili delle persecuzioni dal sangue dei martiri, ha conosciuto messi rigogliose di vita cristiana. Testimonianza intrepida di fedeltà a Cristo è stata quella offerta dalla gloriosa e amata Santa Lucia, martire del quarto secolo, venerata in tutto il mondo cristiano. Il 13 dicembre, durante l’Avvento, sempre si celebra la memoria obbligatoria di Santa Lucia. Possa il suo esempio generoso, unito a quello di innumerevoli credenti di ogni epoca, suscitare una nuova fioritura di fervore religioso e di impegno civile, affinché con la collaborazione di tutti siano superate le difficoltà oggi incombenti.

3. Questa è, infatti, l’attuale situazione: Siracusa, erede di un passato tanto illustre, mentre cerca di aprirsi a rinnovate prospettive di speranza, si trova a vivere una congiuntura economica e sociale davvero non facile.

Grava su di essa il peso di una storia di emarginazione, che rischia di tagliarla fuori dal circuito non solo economico, ma anche sociale e culturale della Nazione. Ma nei Siracusani non manca per fortuna la volontà di reagire alla tentazione della rassegnazione e dell’isolamento. Lo si vede e lo si sente.

Cittadini di Siracusa, il Papa è qui per condividere le vostre preoccupazioni ed incoraggiarvi nei vostri propositi! Non cedete alle tentazioni dell’apatia, del torpore e della pigrizia, che conducono all’inerzia e all’accettazione fatalistica del male e dell’ingiustizia. Non serve limitarsi a deplorare le lacune della pubblica amministrazione, la conflittualità di gruppi politici che mirano esclusivamente al potere anziché al servizio, il conseguente immobilismo e la paralisi progettuale, politica e amministrativa. È necessario, invece, impegnarsi a dare una risposta agli ormai annosi mali sociali. È indispensabile riacquistare il senso e la voglia della “partecipazione”.

Sono qui tra voi per incitare tutte le forze sane della società a stringersi in un nuovo impegno di solidarietà costruttiva. È necessario ed urgente che i cittadini onesti uniscano i loro sforzi per contrastare efficacemente le organizzazioni malavitose, e per affrontare senza tentennamenti i gravi problemi del momento.

Sono venuto per dirvi: non rimanete ripiegati su voi stessi! “Alzatevi e levate il capo!” (Lc 21, 28). Sono venuto per seminare speranza, una speranza creativa, fondata sulla coscienza del vostro impegno e del compito che la storia vi affida.

4. Carissimi Siracusani, questa mia quarta Visita pastorale in Sicilia vuole essere anche una significativa tappa nell’itinerario della grande preghiera per l’Italia, che si concluderà a Loreto il prossimo 10 dicembre. Avremo particolarmente ben presente questa spirituale intenzione domani quando mi sarà dato di dedicare il maestoso Santuario da voi eretto come segno di amore e devozione alla Madonna delle Lacrime. Il pianto di Maria è struggente manifestazione della tenerezza di una Madre, ma è anche accorato richiamo all’urgenza della conversione. La Madonna invita ciascuno ad una profonda revisione del suo comportamento.

Alla Vergine delle Lacrime affido fin d’ora questo mio pellegrinaggio. Chiedo a Lei di ottenere per Siracusa e per l’intera Nazione italiana quella rinascita morale e sociale da tutti auspicata. Il ricco patrimonio di cultura, civiltà e umanità, che ha reso grande il nome dell’Italia e della Sicilia nel mondo, continui ad offrire solide basi su cui costruire, grazie al concorde apporto di ciascuna componente sociale, un futuro di pace, di solidarietà e di sviluppo per l’intero Paese.

Accompagno questo messaggio di speranza con la mia benedizione.

 



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