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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RELIGIOSI DELL
’ORDINE OSPEDALIERO
DI SAN GIOVANNI DI DIO «FATEBENEFRATELLI»

Sabato, 2 dicembre 1995

 

1. Carissimi Fratelli e Collaboratori dell’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio! Sono lieto di accogliervi, mentre siete riuniti in Congresso, a Roma, in occasione del V Centenario della nascita del vostro Fondatore. Saluto cordialmente ciascuno dei presenti, in particolare il Priore Generale, come pure i Responsabili delle Famiglie religiose nate dal carisma di san Giovanni di Dio, che davvero ha segnato la storia dell’Ospitalità.

È proprio questo il tema sul quale state riflettendo, favoriti certamente dall’esperienza comunitaria e dal valido contributo di religiosi, collaboratori, volontari e benefattori dell’Ordine, convenuti dai cinque Continenti.

Mi congratulo con voi per questa iniziativa, con la quale intendete rinnovare e qualificare l’impegno e la spiritualità dell’accoglienza, in un mondo che va sempre più stimolato alla fraternità e alla solidarietà specialmente verso le categorie umane più deboli.

2. Nel realizzare tale intento, voi non potete non ispirarvi all’esempio del vostro Fondatore. Egli è per voi un maestro ed un testimone di straordinaria importanza.

San Giovanni di Dio fu per i poveri e gli infermi abbandonati di Granada il “buon samaritano” che si prodigò con instancabile zelo per provvedere loro ciò di cui avevano bisogno. Se la forza dell’amore lo portava a togliere dalla strada molti indigenti per offrire loro un ambiente più sicuro e confortevole, il suo spiccato senso di ospitalità lo spingeva a perfezionare l’organizzazione della abbozzata struttura ospedaliera, l’assistenza infermieristica e altre opere caritative, da lui progettate. Giovanni non solo praticò l’ospitalità, ma si fece, per così dire, egli stesso ospitalità, assistendo giorno e notte quanti la Provvidenza gli faceva incontrare.

3. Quale fu il segreto della sua esistenza così fedele al Vangelo? La risposta la si trova proprio nella qualifica apposta al suo nome: “di Dio”. Precisamente quel Dio che in Gesù Cristo si è rivelato Padre di ogni uomo fu la ragione del vivere e dell’operare del vostro Fondatore.

Consapevole del fatto che il Padre celeste va amato sopra ogni cosa e servito nel prossimo, egli si impegnò a concretizzare tale programma spirituale imitando Gesù nella scelta preferenziale degli ultimi. L’uomo infermo e bisognoso divenne per lui la via per dire con Cristo il suo “amen” al Padre. Così, come Gesù era passato tra la gente beneficando e risanando tutti (cf. At 10, 38), Giovanni seppe portare agli indigenti la parola consolante di Dio, prestando loro le cure necessarie per amore e con amore divino.

4. Ecco dunque l’inestimabile eredità che il Santo Fondatore ha voluto lasciarvi! Si tratta, oggi, di riproporla in modo comprensibile all’uomo contemporaneo, immerso in una cultura individualista ed edonista, evitando di diminuire la forza e la profondità con le quali vi è stata tramandata.

In tale prospettiva si colloca la tempestiva apertura del vostro Ordine ai nuovi bisogni sociali, quali l’assistenza ai tossicodipendenti, agli ammalati di AIDS ed ai senza tetto; molto apprezzata è pure la vostra presenza in numerosi Paesi in via di sviluppo, dove i programmi di medicina preventiva e i qualificati servizi ospedalieri, da voi realizzati a favore di quelle popolazioni, costituiscono un’eloquente manifestazione di carità e un segno vivo di speranza.

Importante e significativo è inoltre l’impegno di offrire un servizio di assistenza professionale e nel contempo carico di umanità, competente e aggiornato alle nuove tecniche mediche ma sempre saldamente ancorato ai principi e ai valori del Vangelo e dell’etica cristiana. Senza questa elaborazione, a volte faticosa e complessa, si rischia di perdere la dimensione trascendente dell’ospitalità, riducendola a mera benevolenza per l’uomo.

5. Così intesa e realizzata, carissimi Fratelli e Sorelle, l’accoglienza dei bisognosi sarà pure per voi il linguaggio col quale render comprensibile a tutti la grandezza, la forza e l’efficacia dell’amore cristiano. Con tale linguaggio concreto e immediato potrete riaccendere attese, desideri e speranze in cuori talora delusi e affranti; potrete fare eco alla voce di Dio che, nell’intimo della coscienza, invita ogni uomo alla conversione.

Dare amore attraverso lo stile quotidiano del servizio ai malati vi permetterà di seminare il seme della Buona Novella là dove la sola parola umana risulterebbe, probabilmente, fragile e perfino inefficace.

Vi esorto pertanto a proseguire con rinnovato coraggio ed impegno su questa strada, antica e sempre nuova. In forza del carisma originario potrete contribuire alla nuova evangelizzazione, compito che è dell’intera Chiesa ed al quale siamo tutti sollecitati per rispondere in modo serio ed efficace alle sfide della presente transizione dal secondo al terzo millennio cristiano.

Vi aiuti Maria Santissima, che contempliamo durante l’Avvento come Vergine in ascolto della Parola di Dio e modello sublime di accoglienza offerta al Verbo divino; vi sostengano sempre san Giovanni di Dio ed i Santi del vostro Ordine; e vi accompagni la Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a voi, alle vostre Comunità ed a quanti vi sono affidati nel quotidiano servizio.

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana

 



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