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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA AL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE

Sabato, 25 febbraio 1995

 

Così abbiamo una piccola Manila, piccola, ma stesso è lo sforzo, stesso è il genio, stessa è la finalità. Dico piccola perché non ci sono milioni, ma non devono essere milioni sempre, per Gesù bastavano quei Dodici. Quei Dodici hanno fatto poi questi milioni, anzi miliardi, se si prende tutta la storia fino ad oggi.

Avete scelto un tema biblico, come sempre. Questa volta il tema è il Profeta Elia. Grande profeta, in qualche modo profeta-sintesi di tutti i profeti di Israele. Se si prende questa sua lotta con i falsi profeti, se si prende questa sua lotta per il culto del vero Dio contro i falsi dei, allora è veramente un profeta gigante. E non possiamo neanche meravigliarci quando lo vediamo insieme con Mosè nel momento della Trasfigurazione. Quando è apparso sul Giordano San Giovanni Battista lo paragonavano anche a Elia, e anche Gesù era paragonato ad Elia.

Questa figura che ci è stata presentata con le parole e con il canto grazie alle melodie composte dal nostro Marco Frisina, ci presenta il mistero della vocazione. Era certamente, Elia, un uomo chiamato da Dio e quando lo guardiamo possiamo e dobbiamo pensare che anche noi siamo chiamati da Dio: sei chiamato da Dio tu ed io. Dio ti chiama, Dio ti vuole in cammino. Ecco il profeta in cammino.

Elia era in cammino perché Dio lo mandava. Era anche in cammino quando doveva rifugiarsi, difendendosi così contro i suoi persecutori. Ma sempre era in cammino e se poteva camminare lo faceva grazie alla forza spirituale. Camminava nella forza di quel cibo: una parabola che ci avvicina al mistero dell’Eucaristia. Anche noi camminiamo con la forza del cibo che Gesù ci ha dato con il suo Corpo e con il suo Sangue, sotto le specie del Pane e del Vino.

In forza di questo cibo camminiamo noi come camminava Elia. Cammina tutta la Chiesa, cammina verso il monte di Dio, come camminava Elia verso il monte di Dio, il monte su cui Dio aveva dato ad Elia il suo appuntamento: io ti aspetto là.

Il quadro, l’immagine, della vocazione diventa sempre più completa. Anche noi siamo così chiamati da Dio per camminare verso questo monte di Dio, camminare nella forza del cibo eucaristico e camminare per incontrare Dio che ci dà appuntamento qui in questo Seminario, e non solamente qui. In diversi posti del mondo ci dà il suo appuntamento perché io auguro che siano chiamati molti a questo Seminario Romano, ma non dico che tutti devono essere chiamati in questo Seminario Romano, ci sono diverse vocazioni.

Questo più o meno emerge dalla visione che ci hanno creato con le parole e i canti i nostri artisti questa sera. Ringraziamo per quanto è stato introdotto con la preghiera: il Seminario deve pregare specialmente per le vocazioni. Per quelle che si preparano, per quelle che arrivano, per quelle che maturano, per quelle che devono poi andare nella vigna del Signore per produrre i frutti.

E poi tutto questo si incontra molto bene con il mistero della giornata odierna, l’ultimo sabato prima delle Ceneri, in cui si festeggia, qui in questo Seminario, “Maria della Fiducia”. Per camminare, per essere coraggiosi, per non avere paura dei falsi dei, per non avere paura del falsi profeti, dei persecutori, delle proprie debolezze, ci vuole una grande fiducia. È bene che la “Madonna della Fiducia” sia celebrata, venerata, pregata, in questo Seminario Romano. Penso che questa Madonna “Madre della Fiducia” dobbiamo oggi ringraziare tanto per tutto quello che il Seminario Romano ci ha dato e ci dà di continuo. Per le vocazioni, per il fatto che questo Seminario è pieno, che sono stati ordinati tanti diaconi e sacerdoti, che c’è una speranza nel futuro per la Chiesa di Roma, per la Chiesa in Italia. Tutto questo è molto intimamente collegato con la “Madonna della Fiducia” venerata qui in questo Seminario.

Non vorrei continuare oltre, bastano queste riflessioni che ho potuto esprimere finora. Devo dire alla fine che io molto volentieri mi trovo in questo Seminario, m’incontro con voi, perché questa ispirazione della Fiducia che qui domina, regna, è anche tanto importante per me. Per questo vi ringrazio ancora nell’intimo del mio cuore. Grazie!


Prima di congedarsi dalla comunità del Seminario Romano Maggiore, Giovanni Paolo II ascolta la testimonianza di un giovane diacono. Quindi rivolge ai seminaristi il seguente discorso.  

Ci vuole una parola di ringraziamento, una parola conclusiva. Sempre per me questo ultimo sabato prima della Quaresima è molto atteso per l’incontro nella Cappella del Seminario Romano, poi anche per questa agape con voi, con i vostri Superiori, è sempre per me una circostanza unica dell’anno.

Non ho potuto in questo anno accademico e seminaristico aprire i vostri lavori come al solito nel mese di ottobre, ma grazie a Dio che possiamo incontrarci oggi. E questa tradizione è stata mantenuta.

Cosa dire alla fine di questo incontro? Vorrei – ringraziando il Cardinale Vicario, l’Arcivescovo Vicegerente, il vostro Rettore, i vostri Superiori del Seminario – dirvi una sola cosa: “Tertio Millennio adveniente”.

Si dice che il Seminario è sempre “pupilla oculi” del Vescovo, vuol dire che è lo strumento, l’organo, attraverso cui lui guarda verso il futuro.

Il Vescovo di Roma deve guardare verso il futuro della Chiesa, oltre il Duemila. La Lettera apostolica che comincia con le parole “Tertio Millennio adveniente” ci presenta questa meta del tempo, meta della storia della salvezza, duemila anni dopo Cristo.

Ma qui, nel Seminario Romano, in questo ambiente con voi giovani, noi possiamo guardare oltre, al terzo millennio che si avvicina, che deve portare avanti questa meravigliosa opera di Dio che si è realizzata attraverso il Cristo nella storia dell’umanità.

Vi auguro di vivere con questa ispirazione. Vedo che tante cose nel Seminario Romano vanno bene, che ci sono vocazioni, che ci sono studi, che ci sono tanti candidati seminaristi di Roma, dell’Italia, anche di tutto il mondo. Questo ci dice che al futuro della Chiesa di Roma, della Chiesa cattolica, della Chiesa universale, si può guardare con fiducia.

E con questa fiducia vorrei concludere il nostro incontro ringraziando ancora una volta la “Madonna della Fiducia” per averci dato questa opportunità.

Grazie!

 

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