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VIAGGIO APOSTOLICO NELLE FILIPPINE,
IN PAPUA NUOVA GUINEA, AUSTRALIA E SRI LANKA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON IL CLERO, I RELIGIOSI E I LAICI
NELLA CHIESA DI SANTA MARIA AUSILIATRICE DEI CRISTIANI

Port Moresby (Papua Nuova Guinea) - Lunedì, 16 gennaio 1995

 

Caro Arcivescovo,
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

1. Con affetto nel Signore saluto tutti voi, Vescovi, sacerdoti, seminaristi, religiosi, fedeli laici e catechisti, che siete venuti qui questa sera a celebrare le lodi di Dio per le “grandi cose” che Egli ha fatto nella vostra terra (cf. Lc 1, 49). Sono grato all’Arcivescovo Peter Kurongku e agli altri Vescovi qui presenti, al parroco, ai Salesiani, e a tutti coloro che hanno lavorato duro per rendere possibile il nostro incontro qui nella parrocchia di Maria Ausiliatrice dei Cristiani, a Gabutu, nell’arcidiocesi di Port Moresby.

Domani il nome di Pietro To Rot – un figlio della Nuova Britannia e del popolo Tolai – verrà aggiunto in quel glorioso libro, il Martirologio, registro della Chiesa di coloro che sono morti per amore di Dio e del suo popolo. Dobbiamo ricordare le parole di Sant’Agostino, il quale disse che la Chiesa in una Nazione “diventa più feconda quanto più vi scorre il sangue dei martiri” (De Catechizandis rudibus, 24, 44). Nello stesso tempo non possiamo dimenticare i numerosi uomini e donne di queste isole – compresi quelli di altre Chiese e comunità ecclesiali – che hanno dato la loro vita per il Vangelo durante il buio periodo dell’occupazione militare di 50 anni fa. La testimonianza di Cristo che essi hanno dato, persino con il loro sangue, è ora una comune eredità di tutti i cristiani ed è inoltre una “convincente forma di ecumenismo” (Tertio Millennio Adveniente, 37).

2. Il fatto che il vostro primo Beato sia non solo un martire, ma anche un catechista laico, un marito e padre di famiglia, è molto significativo per la storia spirituale della vostra gente. Quando i primi missionari giunsero in Papua Nuova Guinea si resero subito conto che la Parola di Dio avrebbe messo le sue radici solo quando il popolo stesso fosse diventato responsabile attivo della sua stessa evangelizzazione (cf. Pastores dabo vobis, 18). Pietro To Rot è stato uno di quelli che hanno contribuito a piantare il seme della verità in mezzo alla sua stessa gente della tribù Tolai. I sacerdoti di Rakunai lo hanno incoraggiato e guidato, e lui da parte sua ha portato a compimento con devozione ed impegno le responsabilità affidategli. Sacerdoti e catechisti della Missione di Rakunai hanno lavorato insieme per erigere il Corpo di Cristo, ed hanno lasciato alle generazioni future un’eredità spirituale da imitare.

3. Cari Fratelli sacerdoti: il vostro sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune dei fedeli, che “è relativo allo sviluppo della grazia battesimale di tutti i cristiani” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1.547). Nella persona di Cristo, “il grande Pastore delle pecore” (Eb 13, 20), voi esercitate il sacro potere che avete ricevuto nel sacramento degli Ordini Sacri per proclamare la Parola di Dio, rendere presenti gli atti misericordiosi di Cristo e la sua offerta di salvezza, particolarmente nel Battesimo, nella Penitenza e nell’Eucaristia, e mostrare la sua affettuosa preoccupazione fino al punto di donarsi totalmente per il suo gregge (cf. Pastores dabo vobis, 15). Riconoscente a tutti voi, ed a tutti i fratelli sacerdoti che non sono potuti venire, vi esorto a non perdere mai di vista la grande dignità spirituale ed il dono che avete ricevuto!

A voi Seminaristi desidero ricordare che dovete fare di Cristo il Buon Pastore, il centro, il modello e la forza della vostra vita ed azione futura di sacerdoti. Imparate a vivere in Cristo, e meditate costantemente sulle imperscrutabili ricchezze di salvezza che sono in lui (cf. Ef 3, 8), cosicché possiate essere in grado di proclamare la Buona Novella agli altri. Siate “radicati e fondati nell’amore” (Ef 3, 17). Altrimenti non diventerete niente altro che “un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1). Sarà un amore indiviso per il Signore quello che renderà effettivo il vostro ministero sacerdotale nella Chiesa e permetterà agli altri di scorgere la sua inconfondibile presenza in voi.

4. Cari religiosi e religiose: in Pietro To Rot tutti i religiosi hanno un esigente modello di fedeltà. Qui c’è un uomo il cui “sincero dono di sé” è stato come quello del suo Signore che “ha amato fino alla fine” (cf. Gv 13, 1). Come il suo Signore, egli è stato il “testimone fedele” (Ap 1, 5). Vi esorto a vivere la vostra consacrazione religiosa con generosità e sicura fedeltà alle richieste di carità perfetta. Ognuna delle vostre famiglie religiose porta il suo dono alla missione evangelizzatrice della Chiesa. I vostri nomi sono troppi da poterli menzionare, ma ringrazio tutte le Congregazioni di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone per la testimonianza e i frutti della vostra consacrazione e del vostro apostolato.

La plantatio Ecclesiae progredisce in maniera molto significativa attraverso la selezione e la formazione di degni candidati alla vita consacrata. Vedo che sono presenti molti giovani religiosi: siate pienamente consapevoli dell’importanza della vostra vocazione non solo per voi stessi ma per il futuro della Chiesa tra i popoli della Melanesia. Ascoltate attentamente le parole dette al vostro cuore: “Vieni, seguimi”, dice il Signore ad ognuno di voi.

Voglio pronunciare una speciale parola di incoraggiamento ai membri delle comunità contemplative. Attraverso la continua preghiera e penitenza, nella solitudine e nel silenzio, voi date una indispensabile testimonianza della gloria del Regno celeste che è già “manifesto ai suoi santi” (Col 1,26). Care sorelle, pregate per la Chiesa, continuate a pregare per me; siate guide per coloro che cercano un’esperienza più profonda di Dio. Il vostro modo di vita costituisce un richiamo ed una sfida alla Chiesa ed alla società: Dio deve essere onorato sopra ogni cosa.

5. Cari membri del Laicato: è particolarmente significativo il fatto che il primo Beato di Papua Nuova Guinea sia stato un laico e un catechista. Spero che Pietro To Rot diventi fonte di ispirazione attraverso la Chiesa per tutti coloro che lavorano nell’apostolato laico, soprattutto i catechisti che “rappresentano la forza basilare delle comunità cristiane, specie nelle giovani Chiese” (Redemptoris Missio, 73).

Gli abitanti di Rakunai sono stati portati a Cristo ed aiutati a seguirlo dalla grande carità e dallo zelo di Pietro To Rot. La sua maturità spirituale è evidente nella sua maturità apostolica. Egli ha prestato particolare attenzione a coloro che hanno dimostrato scarso entusiasmo nella pratica della fede o che l’hanno abbandonata. Come catechista dedito al benessere spirituale degli altri – anche in situazioni in cui ha rischiato l’arresto e la prigionia – è andato in cerca della pecora che si era smarrita, e non si è fermato finché non l’ha ritrovata (cf. Lc 15, 4). Quanto le giovani Chiese di questa parte del mondo hanno bisogno di uomini e donne del calibro di Pietro To Rot! Nella beatificazione di domani vi incoraggerò a rinnovare la vostra fede ed il vostro impegno. Ricordate: “Voi siete la luce del mondo... così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 14-16).

6. A tutti voi dico: ciò che vedo dinanzi a me è una grande speranza per la Chiesa! Non vi scoraggiate sul futuro dell’evangelizzazione! Non esitate a predicare la Buona Novella chiaramente e con convinzione, c’è solo una vera speranza per l’umanità: Gesù Cristo, il Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (cf. Gv 1, 14).

Possa la Vergine Maria, Ausilio dei cristiani, proteggervi e riempirvi di forza spirituale e di coraggio, e guidarvi verso la pace (cf. Lc 1, 79). Amen.

Al termine della visita compiuta oggi, nella chiesa di Maria Ausiliatrice dei Cristiani, a Port Moresby, Giovanni Paolo II saluta i fedeli presenti.  

Come sapete giungo dalle Filippine. Vengo da Roma, ma più esattamente dalle Filippine. Le Filippine, la Giornata Mondiale della Gioventù, i giovani, giovani donne e giovani uomini. È stata un’esperienza meravigliosa. Per la sesta volta, ieri, domenica, si è svolta questa grande celebrazione. Vi hanno partecipato circa 4 milioni di giovani. La cosa più importante è stata che non c’erano soltanto giovani delle Filippine, ma anche giovani provenienti da ogni parte del mondo, da tutti i Continenti: dall’America settentrionale, meridionale e centrale, dall’Africa, dall’Europa, da diversi Paesi, dall’Asia, da diverse Nazioni, dall’Australia e dall’Oceania. La ricchezza delle lingue, delle culture e la stessa fede, lo stesso amore e la stessa speranza. Nello spirito di questa esperienza vengo qui, in Papua Nuova Guinea, per la beatificazione di domani. Essere fra voi è per me una grande speranza e anche un grande piacere e una grande gioia. Parlate lingue diverse, parlate inglese, inglese pidgin. Ho imparato l’inglese pidgin per prepararmi alla visita che ho effettuato dieci anni fa. Ero qui. Ho presieduto una grande celebrazione eucaristica per la comunità della Papua Nuova Guinea. Questa volta spero di potermi recare a Rabaul. I nostri fratelli e le nostre sorelle di quella città, di quella regione, di quell’isola stanno soffrendo per l’eruzione vulcanica, tuttavia siamo spiritualmente così uniti ad essi da poterli consolare. I missionari fra voi parlano diverse lingue. Essi parlano inglese, ma anche tedesco (Gelobt sei Jesus Christ), italiano (Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato) polacco (Niech bedziech pochwalony Jezuz Chrystus). Questa è la ricchezza culturale del vecchio mondo e del giovane mondo. Siete giovani come me! Anche se non siete giovani come gruppo etnico, siete giovani come cristiani, come Chiesa. Abbiamo motivo di dire ai giovani queste parole: Lunga vita! Lunga vita alla giovane Chiesa di Papua Nuova Guinea. Questo vale per tanti cristiani, tanti battezzati, tanti seminaristi, tanti novizi, tante donne e tanti uomini religiosi, tanti sacerdoti e tanti Vescovi della Papua Nuova Guinea.

 



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