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VIAGGIO APOSTOLICO NELLE FILIPPINE,
IN PAPUA NUOVA GUINEA, AUSTRALIA E SRI LANKA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

Arcivescovado di Colombo (Sri Lanka) - Sabato, 21 gennaio 1995

 

Cari Confratelli nell’Episcopato,

1. La mia breve visita nello Sri Lanka ci offre ancora una volta l’occasione di sperimentare che cos’è “il vincolo dell’unità, della carità e della pace” che, dai tempi apostolici, ha costituito il rapporto dei Vescovi della Chiesa tra di loro e col Vescovo di Roma (cf. Lumen Gentium, 22). Il nostro incontro ha luogo in un’atmosfera di gioia che ci viene dalla Beatificazione dell’Apostolo dello Sri Lanka, Padre Joseph Vaz. Noi continuiamo a ringraziare Dio, per mezzo del quale anche noi “abbiamo ottenuto di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo” (Rm 5, 2).

Tramite il dono dello Spirito Santo ricevuto nell’ordinazione episcopale, siete divenuti “successori degli Apostoli, i quali col successore di Pietro, vicario di Cristo e capo visibile di tutta la Chiesa, reggono la casa del Dio vivente” (Lumen Gentium, 18). Questa lieta occasione per la Chiesa del vostro Paese rappresenta anche per voi Vescovi un’opportunità di impegnarvi nuovamente nel compito di insegnare, santificare e guidare quella parte del popolo di Dio affidata al vostro ministero. Questo ministero comporta la grave responsabilità personale di essere custodi e autentici maestri della fede cattolica (cf. Lumen Gentium, 25). L’esercizio della vostra autorità apostolica nel garantire un sano insegnamento in materia di fede e di morale e nel promuovere l’osservanza della disciplina della Chiesa, rappresenta dunque una parte essenziale del vostro ministero, anche quando costituisce “il peso” che il Signore carica sulle vostre spalle (cf. Mt 20, 12). Nel nome di Gesù Cristo, “Pastore supremo” (1 Pt 5, 4), desidero incoraggiarvi a intensificare la vostra guida spirituale e ad essere pienamente uniti tra di voi, cosicché i fedeli vi trovino “vigili a pascere la Chiesa di Dio” (cf. At 20, 28).

2. La vostra responsabilità nel formare il Corpo di Cristo, esige che conosciate il gregge che vi è stato affidato (cf. Gv 10, 14). I fedeli devono poter guardare ai propri Vescovi come a “veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti” (Christus Dominus, 16). Essi giustamente guardano a voi per tutelare e difendere la loro fede, perché li guidiate e li rafforziate in mezzo alle sfide e alle tribolazioni della vita cristiana quotidiana. Prendete il Beato Joseph Vaz come modello per il vostro ministero. Egli ha attraversato quest’isola in lungo e in largo visitando le missioni che aveva istituito. In tal modo era in grado di guidare, correggere e confermare nella fede il “pusillus grex” che stava lottando per sopravvivere in mezzo alle persecuzioni.

Non esiste modo più efficace di manifestare la sollecitudine del Signore e il suo infinito amore, che continuare a incontrare il vostro popolo personalmente, in occasione delle regolari visite pastorali alle parrocchie e ad altre istituzioni. Le vostre visite inoltre promuoveranno un contatto più stretto e uno spirito di dialogo fiducioso tra voi e il clero, tra i Religiosi e i laici. La costante fecondità spirituale della vostra presenza personale in mezzo ai vostri sacerdoti e fedeli non può essere sottovalutata.

3. L’imponente sfida che i Pastori della Chiesa dello Sri Lanka devono affrontare è rappresentata dal rinnovamento dello zelo evangelico in tutti i battezzati. Il genuino rinnovamento della Chiesa dipende innanzi tutto dalla risposta dei suoi membri alla chiamata universale alla santità. La testimonianza di una gioiosa vita spirituale è la miglior risposta sia alla secolarizzazione che al diffondersi di nuove sette religiose, completamente distinte dalla Chiesa cattolica nelle loro dottrine e nei loro metodi.

Una spiritualità fondata sulla parola rivelata di Dio, nutrita dai sacramenti ed esercitata in tutte le virtù cristiane, non ci distoglierà in alcun modo dall’essere attenti al mondo e alle necessità della famiglia umana. Piuttosto, come afferma il Concilio Vaticano Secondo: “Da questa santità è promosso, anche nella società terrena, un tenore di vita più umano” (Lumen Gentium, 40). È mia speranza che il prossimo Congresso Pastorale Nazionale, offrendo una chiara immagine dello stato della Chiesa in ciascuna diocesi, possa indicare le priorità che la comunità cattolica dovrà darsi negli anni a venire.

4. Una sollecitudine che non cambia mai è quella per la vita spirituale e intellettuale dei sacerdoti”, “affinché questi, con una vita santa e pia, possano esercitare il loro ministero fedelmente e fruttuosamente” (Christus Dominus, 16). Il tema è vasto e va oltre lo scopo di queste brevi riflessioni. Vorrei semplicemente ricordare che dal Concilio in poi vi sono stati numerosi interventi del Magistero, che sono culminati nell’Esortazione Post-Sinodale Pastores dabo vobis e in documenti recenti della Congregazione per il Clero. Una continua formazione teologica e la crescita spirituale permanente dei sacerdoti rappresentano urgenti priorità pastorali per ciascun Vescovo diocesano. Quali Successori degli Apostoli, siete inoltre chiamati ad avere una sollecitudine per la missione “ad gentes”, riconoscendo la vostra responsabilità per l’evangelizzazione oltre i confini della vostra Diocesi e nazione, e per condividere generosamente con gli altri le vostre risorse (cf. Ad Gentes, 38).

Inoltre, degni candidati al sacerdozio hanno bisogno di essere incoraggiati, scelti e formati; formati soprattutto a una vita di preghiera e di generoso sacrificio di sé in unione con Cristo, il Sommo Sacerdote. Mentre riconosce l’importanza dei doveri affidati alle autorità dei seminari, il Vescovo rimane “il primo rappresentante di Cristo nella formazione sacerdotale” (Pastores dabo vobis, 65), e questa grave responsabilità personale, mentre va divisa, non deve mai essere completamente delegata. Vi confermo in tutto ciò che state facendo per garantire che i vostri seminari rispondano alle chiare direttive contenute nell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Pastores dabo vobis, che è emersa dal Sinodo dei Vescovi del 1990.

5. Non occorre che parli a lungo del posto che le Comunità Religiose occupano nella vita della Chiesa nello Sri Lanka. Desidero semplicemente invitarvi ad esercitare il vostro ministero a loro riguardo con tutto l’amore e la sollecitudine di autentici Pastori di anime. Aiutate i religiosi a custodire e sviluppare il loro specifico carisma, che è dono di Dio a ogni Chiesa particolare in cui essi esercitano il loro apostolato. Incoraggiateli a essere sempre in prima linea nel loro esempio di fedeltà ai consigli evangelici secondo l’intenzione della Chiesa, il cui insegnamento e le cui leggi sulla vita consacrata non potranno mai costituire un ostacolo per l’impulso profetico che è al centro di ogni vocazione religiosa. In particolare, vi chiedo di manifestare sollecitudine fraterna e sostegno alle molte Religiose, donne consacrate che vivono la loro maternità nello Spirito attraverso il loro amore di donazione totale per Cristo Sposo, che incontrano soprattutto negli ammalati, nei portatori di handicap, negli abbandonati, nei giovani, negli anziani e, in generale, nelle persone ai margini della società (cf. Mulieris Dignitatem, 21).

Vorrei anche invitarvi a continuare a partecipare alla Conferenza dei Superiori Maggiori, in uno spirito di sconfinato amore per la Chiesa di Cristo, al fine di meglio coordinare la partecipazione dei Religiosi alla vita pastorale di ciascuna Diocesi e del paese nel suo insieme, e di risolvere problemi di mutuo interesse.

6. Lo sviluppo di un sempre più efficace apostolato laicale richiede non soltanto che i sacerdoti e i Religiosi lavorino a stretto contatto con i laici, ma anche che li incoraggino e li aiutino ad assumersi pienamente il loro compito specifico di rinnovare l’ordine temporale con lo spirito del Vangelo. Occorre continuare uno studio serio dell’insegnamento del Concilio Vaticano Secondo e dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Christifideles Laici, al fine di promuovere la leadership dei laici nei settori degli affari, dell’istruzione e della vita civile in cui essi sono presenti e competenti. Allo stesso modo, va incoraggiato ogni sforzo per insegnare e diffondere la dottrina sociale della Chiesa, affinché i laici abbiano l’intuizione e la conoscenza necessarie per affrontare le molte questioni morali ed etiche sollevate da una società sempre più complessa e tecnologica.

7. I vostri sforzi per sostenere i valori spirituali e applicare la luce del Vangelo a istanze che riguardano la vita della vostra nazione, rappresentano un immenso servizio a tutta la società dello Sri Lanka. Di fronte alle tensioni e ai conflitti etnici che colpiscono il vostro paese e alle minacce alla dignità e ai diritti umani, avete il dovere di parlare ad alta voce e di incoraggiare tutti gli uomini e le donne di buona volontà a cercare il trionfo della giustizia, della verità e dell’armonia.

Nella vostra società multi-religiosa, il dialogo interreligioso rappresenta per la Chiesa un importante impegno ad ogni livello. Continuate a “costruire ponti” di comprensione e cooperazione con i seguaci di altre religioni, soprattutto al fine di promuovere il rispetto per la vita umana e la sollecitudine per l’onestà e l’integrità in tutti i settori della vita socio-economica e politica, come pure di lavorare per la causa della pace e della solidarietà tra individui e gruppi sociali. Anche in questo modo la Chiesa renderà un’efficace testimonianza al Regno di Dio e alla verità del Vangelo.

8. Cari Confratelli nell’Episcopato, mentre la Chiesa dello Sri Lanka si avvicina al Grande Giubileo dell’Anno 2000, procedete in piena fiducia nella Provvidenza di Dio e costruite sulle conquiste pastorali già ottenute. Sostenetevi l’un l’altro in solidarietà fraterna e continuate a lavorare strettamente insieme quando affrontate le vostre numerose sfide pastorali. Ringrazierò “Dio ogni volta che mi ricorderò di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della nostra cooperazione alla diffusione del Vangelo” (Fil 1, 3-5).

Mentre affido voi e il vostro popolo alla protezione e all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, che tanto teneramente amate, impartisco cordialmente la mia Benedizione Apostolica come pegno di gioia e di pace in Cristo nostro Salvatore.

 



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