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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL’UNIONE INTERNAZIONALE DELLA PROPRIETÀ IMMOBILIARE

Sabato, 4 marzo 1995

 

Signor Presidente,
Cari amici,

Sono contento di accogliere, voi, membri del Comitato esecutivo dell’Unione internazionale della Proprietà immobiliare. Sui luoghi in cui gli apostoli Pietro e Paolo hanno testimoniato la forza del Vangelo fino al martirio, i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà sono invitati a scoprire la chiamata di Cristo che risuona nella sua parola. La Scrittura ci invita ad allargare lo spazio della nostra tenda (cf. Is 54, 2) per accogliere tutti gli uomini come fratelli, in particolare i più sfavoriti, poiché l’amore preferenziale per i poveri è un’espressione dell’amore per Cristo (cf. Mt 25). Dopo l’Enciclica Rerum Novarum, la Chiesa ha instancabilmente ricordato che l’uomo rimane il centro della vita sociale e che, senza eliminare il principio della destinazione universale dei beni, “la proprietà privata [...] è per ognuno un diritto naturale” (cf. Giovanni XXIII, Mater et Magistra, 1), con una innegabile funzione sociale.

Negli ultimi decenni, i cambiamenti dei rapporti di forza internazionali hanno contribuito a far aumentare il numero delle persone che non possono più avere un tetto e non possono quindi vivere decentemente né avere il loro posto nella società. Senza ignorare le leggi del mercato, è opportuno oggi mobilitare tutti i partners sociali per difendere i diritti di quanti aspirano legittimamente ad avere un tetto e per sviluppare “programmi concreti di abitazioni a prezzi moderati e a condizioni di pagamento favorevoli, accompagnati da un facile accesso ai mezzi tecnici e legali necessari” (cf. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Cos’hai fatto del tuo fratello senza tetto?, 1987). L’articolo primo del vostro statuto esprime la vostra preoccupazione di contribuire ad un giusto accesso alla proprietà da parte dei nostri contemporanei. Invocando i principi fondamentali di solidarietà e di comunione, all’epoca della fondazione della vostra associazione, Charles Péguy già chiedeva per ogni famiglia un tetto dove amare, al fine di dare un volto umano alla città e di permettere ad ogni famiglia di vivere degnamente (cf. Marcel ou la cité harmonieuse).

Al termine del nostro incontro, vi affido volentieri all’intercessione della Santa Famiglia di Nazareth che ha sperimentato la mancanza di un tetto a Betlemme e sulla strada per l’Egitto e concedo di cuore la mia Benedizione apostolica a voi, a tutti i membri dell’Unione internazionale della Proprietà immobiliare e alle loro famiglie.

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana

 



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