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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLE PROVINCE ECCLESIASTICHE
DI AGRA, GUWAHATI, IMPHAL E SHILLONG
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 25 novembre 1995

 

Cari Fratelli Vescovi,

1. Proseguendo questa serie di visite “ad limina” con i Vescovi dell’India ho oggi la grande gioia di salutare i Pastori delle Province Ecclesiastiche di Agra, Guwahati, Imphal e Shillong: “Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene” (Ap 1, 4). Ora che l’anno liturgico sta per finire la Santa Chiesa dedica nuovamente la sua attenzione alla gloriosa venuta del Signore della storia che a tempo debito porterà a compimento il Regno promesso. Fino ad allora, il Popolo di Dio sulla terra proseguirà il suo pellegrinaggio nella fede fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio annunciando la croce e la morte del Signore fino al giorno in cui Egli verrà (cf. Lumen Gentium, 8). In questo pellegrinaggio i fedeli sono guidati dai Successori degli Apostoli, uniti fra di loro e con il Vescovo di Roma dai vincoli dell’unità, della carità e della pace (cf. Lumen Gentium, 22). Oggi siamo qui riuniti per riflettere sul ministero che lo Spirito ci ha affidato attraverso l’Ordinazione Episcopale e per impegnarci di nuovo in esso con piena fiducia nella grazia di nostro Signore Gesù Cristo.

2. Le Chiese locali in India sono ricche di realtà ecclesiali in quanto esse sorgono nell’ambito della Chiesa universale e derivano da essa (cf. Congregazione per la Dottrina della fede, Communionis Notio, 9). Riconoscendo il ministero apostolico del Collegio Episcopale, che implica il carisma unico che Cristo ha donato a Pietro come Pastore del suo gregge (cf. Gv 21, 15-17), ogni Chiesa particolare riflette pienamente l’unica Chiesa di Cristo. Il servizio petrino di unità è intrinseco ad ogni Chiesa locale: “Tutte le Chiese sono in comunione piena e visibile perché tutti i Pastori sono in comunione con Pietro, e così nell’unità di Cristo” (Ut unum sint, 94). Proprio perché il Vescovo di Roma è il principale guardiano dell’unità della Chiesa, la mia missione esige anche che sia il primo difensore della sua cattolicità che esclude certe forme di attaccamento alla pro pria identità culturale, regionale e nazionale che danneggiano quell’apertura e quell’amore universali che dovrebbero ispirare i seguaci di Cristo. Sono lieto dunque di costatare i modi in cui attraverso uno scambio di doni, soprattutto risorse spirituali e umane, le vostre Diocesi cercano di mettere in pratica ciò che il Concilio Vaticano II ha affermato: “Il tutto e le singole parti si accrescono con l’apporto di tutte, che sono in comunione le une con le altre, e coi loro sforzi verso la pienezza dell’unità” (Lumen Gentium, 13).

3. Fra pochi giorni commemoreremo il XXX anniversario del Decreto del Concilio Vaticano II su l’Attività Missionaria della Chiesa. Nelle parole di quel memorabile documento la missione della Chiesa di portare la luce del Vangelo a tutti i popoli è basata sull’amore eterno della Santissima Trinità: “La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito santo, secondo il disegno di Dio Padre” (Ad Gentes, 2).

In qualità di Pastori della Chiesa in India il vostro impegno personale deve consistere nell’alimentare il fuoco dell’amore acceso dalla morte e dalla resurrezione salvifiche del Signore. Dovete chiedervi sempre: come possiamo più efficacemente condurre le persone alla scoperta e all’esperienza più profonda delle “imperscrutabili ricchezze di Cristo” (Ef 3, 8)?

4. La comunità cattolica in India si trova di fronte a una duplice sfida: da una parte, lo Spirito Santo vi esorta ad annunciare la Buona Novella a tutti coloro che non l’hanno ancora udita, dall’altra, ogni Chiesa particolare, ogni comunità parrocchiale e ogni istituto religioso riceve la sfida a lasciarsi evangelizzare di nuovo con rinnovato fervore. Vi chiedo di esortare i fedeli a concentrare la propria attenzione sull’obiettivo primario del grande Giubileo dell’Anno 2000: “un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso” (Tertio Millennio Adveniente, 42).

Lo Spirito Santo ricaverà indubbiamente un ricco raccolto dai vostri sforzi di evangelizzazione purché essi siano basati su una cristologia, una soteriologia e un’ecclesiologia corrette, sull’inculturazione autentica, sulla dedizione instancabile degli agenti di evangelizzazione e sull’efficacia delle strutture ad essa preposte.

5. In vista della nostra responsabilità di affrontare questa immensa sfida non posso non riflettere con voi sul fatto che la Chiesa deve, sempre e in ogni luogo, tutelare scrupolosamente la verità circa il suo Sposo, la verità che sola rende liberi (cf. Gv 8, 32). Fra i doveri principali dei Vescovi c’è quello di garantire il rispetto del diritto di ciascuno di ascoltare il Vangelo di Gesù Cristo proclamato nella sua pienezza e nella sua integrità. Penso in particolare ai nostro bisogno di essere vigili rispetto agli insegnamenti che minimizzano la destinazione universale del Vangelo sminuendo l’unicità della rivelazione culminata nella nuova ed eterna Alleanza che è stata stabilita dal sangue di Cristo e che viene fedelmente serbata nei secoli nella dottrina e nella fede della Chiesa.

Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo è l’unico perfetto, definitivo e insuperabile Verbo del Padre. E il mediatore e la pienezza di tutta la Rivelazione (cf. Dei Verbum, 2), l’unico Redentore di tutta l’umanità. “Gli uomini; dunque, non possono entrare in comunione con Dio se non per mezzo di Cristo sotto l’azione dello Spirito” (Redemptoris Missio, 5). Allo stesso modo, la Chiesa è il sacramento universale di salvezza, il segno e lo strumento scelti da Dio attraverso i quali la grazia salvifica di Cristo viene offerta a tutti. Affinché la Chiesa in India rimanga sempre salda nella sua fedeltà al Signore è essenziale garantire che l’armonia, la bellezza e la forza della verità di fede vengano comprese e amate, soprattutto nei seminari, nelle case di formazione e negli istituti di istruzione superiore.

6. Allo stesso tempo, l’efficacia della nuova evangelizzazione e della missione ad gentes dipende dalla proclamazione della “verità del Vangelo” (Gal 2, 14) realizzata in un modo che sia convincente ed efficace. L’evangelizzazione è indissolubilmente legata al profondo, graduale ed esigente processo di inculturazione, un processo che lancia una sfida costante alla Chiesa in ogni parte del mondo. La Buona Novella della redenzione deve “incarnarsi” nelle varie culture del vostro vasto subcontinente cosicché le lodi a Dio possano essere intonate da ciascun popolo nella propria “lingua”. L’inculturazione autentica si ottiene solo laddove il centro di una cultura viene illuminato e rafforzato dalle verità e dai valori della rivelazione e laddove le persone rispondono alla chiamata alla santità con la fedeltà a Cristo, sapienza eterna che trasforma tutti gli ambiti della vita inclusi quelli riguardanti l’eredità culturale e sociale. Gli sforzi pastorali volti a promuovere l’inculturazione non si concentreranno solo su aspetti esteriori come se fossero il risultato di un adattamento frettoloso e superficiale dei costumi e dei valori di coloro a cui viene predicata la Parola di Dio. Piuttosto, i vostri sforzi in questo campo devono portare all’edificazione di comunità la cui esistenza e la cui unità stesse scaturiscano dalla fervente preghiera, dalla gioiosa celebrazione dei sacramenti e da una vita vissuta in accordo con le esigenze del Vangelo. L’inculturazione sortisce effetti positivi in particolare laddove le coppie e le famiglie incarnano la visione cristiana della loro vocazione e delle loro responsabilità. I Vescovi, con la loro attitudine all’ascolto attento, al dialogo e al discernimento devono garantire che i modi in cui il Vangelo viene espresso e vissuto fra la loro gente siano sempre pienamente compatibili con il deposito apostolico della fede e con i vincoli di comunione ecclesiale (cf. Redemptoris Missio, 54).

7. Come molti dei vostri resoconti quinquennali hanno sottolineato l’esperienza delle vostre Chiese locali vi ha convinto del fatto che il successo della missione ecclesiale in India implica la testimonianza congiunta di Cristo seguendo un programma di solidarietà pastorale. Sempre di più le persone guardano anzitutto ai messaggeri, all’autenticità della loro vita prima di considerare il messaggio in sé. Nel cenacolo, quando il Signore diede il suo nuovo comandamento, rivelò come avrebbe richiamato a sé le persone: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35). La testimonianza recata dalla pace, dallo spirito di cooperazione e di santità di ogni comunità cristiana nel proprio ambito e nei suoi rapporti con gli altri intensifica l’efficacia della Chiesa in quanto segno dell’amore di Dio. Questa testimonianza, che dovrebbe essere particolarmente visibile nell’unione fraterna dei Vescovi stessi è indispensabile, se il compito di evangelizzazione deve essere realizzato secondo la volontà di Dio. Esorto tutta la Chiesa in India a consacrarsi nell’amore evangelico, cosicché, vedendo che i discepoli di Cristo vivono nel servizio generoso e nella solidarietà, coloro che non hanno ancora accennato la Buona Novella possano credere (cf. Gv 17, 21-23)!

8. Nel vostro grande Paese i cristiani rappresentano una piccola minoranza a volte minacciata. Tuttavia, essi sono chiamati a essere il lievito nella pasta (cf. Mt 13, 33) e una luce sopra il lucerniere (cf. Mt 5, 15-16). Nonostante le innumerevoli difficoltà, molti sacerdoti, religiosi e laici hanno testimoniato eroicamente la propria fedeltà al Signore. Prego affinché lo Spirito Santo, “il protagonista di tutta la missione ecclesiale” (Redemptoris Missio, 21), continui a infondere nel Popolo di Dio in India il coraggio, il fervore e l’entusiasmo che caratterizzarono le prime comunità cristiane! Esorto i genitori, i sacerdoti, i catechisti e tutti coloro che servono il Popolo di Dio a promuovere un rinnovato ardore per la santità al fine di dare nuovo impulso alla carità.

Da parte loro, gli istituti religiosi, in particolare le numerose e fiorenti Congregazioni di Suore svolgono un ruolo indispensabile nel porre la Buona Novella agli uomini e alle donne della nostra epoca, in special modo ai poveri e a coloro che anelano, spesso senza sapere, alla pienezza di vita (cf. Col 2, 10). Poiché è importante che i religiosi diano il meglio di sé nelle loro opere apostoliche, essi contribuiscono all’evangelizzazione soprattutto attraverso la loro totale consacrazione al Signore.

Devono lasciarsi evangelizzare ancor più profondamente affinché la luce di Cristo possa penetrare nei loro cuori e permettere loro di irradiarla agli altri. Coloro che seguono il cammino dei consigli evangelici non dovrebbero forse testimoniare in particolare una spiritualità radicata nella contemplazione amorosa, nel distacco dal mondo e nello spirito di sacrificio?

9. Come molti di voi mi hanno detto, i laici nelle vostre Chiese particolari stanno divenendo sempre più consapevoli del fatto che, in virtù del loro Battesimo e della loro Confermazione, hanno la specifica missione di edificare il Corpo di Cristo. Mentre non possiamo dimenticare che “la vocazione dei fedeli laici alla santità comporta che la vita secondo lo Spirito si esprima in modo particolare nel loro inserimento nelle realtà popolare e nella loro partecipazione alle attività terrene” (Christifideles Laici, 17), è anche vero che i laici, uomini e donne, dovrebbero essere strutturalmente inseriti nella vita di ogni parrocchia e di ogni Diocesi. Se a volte i laici sentono che il loro diritto di partecipare alla vita della Chiesa viene ignorato, i Vescovi devono operare per instaurare un clima di fiducia e di collaborazione fra tutti i membri del Corpo di Cristo.

10. Desidero che sappiate, cari Fratelli in Cristo, che prego con costanza per ognuno di voi singolarmente e per tutto il vostro popolo. All’approssimarsi del terzo millennio dovremmo convincerci del fatto che la migliore preparazione per quel Grande Giubileo “non potrà che esprimersi nel rinnovato impegno di applicazione, per quanto possibile fedele, dell’insegnamento del Vaticano II alla vita di ciascuno e di tutta la Chiesa” (Tertio Millennio Adveniente, 20). Questo è quanto lo Spirito sta dicendo alla Chiesa in India (cf. Ap 2, 7-8)! Affido tutti voi, insieme ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici affidati alla vostra sollecitudine pastorale, all’intercessione materna di Maria la quale guida con amore il nostro pellegrinaggio verso la pienezza del Regno. Con la mia Benedizione Apostolica.

 

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