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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI DELL'ARCIDIOCESI DI TRENTO

Aula Paolo VI - Sabato, 20 aprile 1996

 

Venerato Fratello nell’Episcopato,
Carissimi Sacerdoti,
Fratelli e Sorelle!

1. A tutti porgo il mio cordiale saluto. Sono particolarmente lieto di accogliervi in occasione del vostro pellegrinaggio alla tomba di Pietro. Con l’odierna visita voi intendete ricambiare quella da me compiuta alla vostra antica e gloriosa diocesi il 29 e 30 aprile dello scorso anno. Ve ne sono molto grato.

Desidero salutare in modo speciale il vostro Arcivescovo, il caro Mons. Giovanni Maria Sartori, tanto gentile e premuroso durante la mia visita. Lo ringrazio per le parole che poc’anzi mi ha rivolto a nome di tutti voi, ravvivando nel mio animo impressioni ed emozioni mai sopite. Esprimo poi il mio benvenuto alle Autorità civili qui presenti, come pure ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli laici, con un pensiero affettuoso per tutti coloro che, pur desiderandolo, non hanno potuto compiere l’odierno pellegrinaggio.

2.

Sì, carissimi, la vostra gradita visita rinnova in me il ricordo delle giornate vissute a Trento, nella cornice dei monti che fanno corona alla vostra antica e nobile Città: sono immagini che conservo sempre vive nella mia mente e nel mio cuore.

Non posso dimenticare l’accoglienza che mi avete riservato all’arrivo, nella suggestiva piazza del Duomo; e poi la sosta nella Cattedrale, a 850 anni dalla sua consacrazione, con la successiva benedizione del Museo diocesano. All’indomani, domenica, ho trascorso con voi momenti di intensa spiritualità; anzitutto la Santa Messa con il rito di Beatificazione di Mons. Giovanni Nepomuceno de Tschiderer, che per 25 anni, dal 1835 al 1860, ha amato e servito la vostra città. Nell’omelia ho ricordato che "sul suo atto di morte fu scritto: "Amò Trento e fu l’amore dei Trentini"" (Giovanni Paolo II, Messa di beatificazione di Monsignor Giovani Nepomuceno, 30 apr. 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 1 (1995) 1088).

Trento è "la Città del Concilio": nel pomeriggio della domenica ho commemorato con voi nel Duomo, i 450 anni dell’inizio di quel grande evento, pietra miliare nella storia della Chiesa. Ed a conclusione della visita ho avuto la gioia di incontrarmi con i giovani, ai quali, in un clima festoso, ho affidato la consegna di approfondire le ricchezze della fede cristiana per testimoniarla coraggiosamente nei quotidiani contatti con i coetanei e con l’ambiente.

3.

Il vostro Arcivescovo ha sottolineato come la mia visita pastorale sia stata motivo di rinnovato impegno da parte di tutte le componenti della vostra Chiesa. Mi compiaccio con voi per lo zelo che vi anima e vi esorto a continuare con coraggio nel generoso proposito.

Vi invito, anzitutto, ad imitare il vostro nuovo Beato, il Vescovo Giovanni Nepomuceno de Tschiderer. L’esempio dei santi, infatti, è sprone ad una fede più forte, sostegno all’umana debolezza e incitamento alla virtù. La loro vita richiama ai battezzati il comune impegno della santità. Il Beato Giovanni Nepomuceno progredì in tale itinerario attraverso un profondo ed intenso rapporto con Gesù, vissuto nel raccoglimento, nell’ascolto e nella preghiera. Sappiatelo seguire anche voi in tale programma di vita. Non abbiate paura della santità, perché in essa consiste la piena realizzazione di ogni più autentica aspirazione del cuore umano.

Inoltre Trento, "Città del Concilio", ci riporta col pensiero a quello storico avvenimento che ha profondamente segnato la vita ecclesiale, rafforzando e consolidando il cammino di fede del Popolo di Dio. Come ho ricordato nel mio discorso durante l’incontro commemorativo, il Concilio è stato "una inestimabile occasione di grazia e di religioso rinnovamento . . . La Chiesa a Trento seppe trovare il coraggio della fedeltà alla Tradizione apostolica, lo slancio di un rinnovato impegno di santità, la forza per un autentico rilancio pastorale" (Giovanni Paolo II, Commemorazione del 450 anniversario del Concilio di Trento, 30 apr. 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 1 (1995) 1095).

4.

Carissimi Fratelli e Sorelle, possa la memoria del Concilio tridentino, costantemente richiamata dal grande Crocifisso custodito nella vostra Cattedrale, ravvivare le radici della vostra fede, mantenere salda la tradizione cristiana della vostra terra, rinnovare la vostra adesione a Gesù Cristo. Sono questi i presupposti di una nuova, coraggiosa evangelizzazione.

"Voi siete la luce del mondo" ( Mt 5, 14 ): queste parole del Maestro divino sono oggi indirizzate anche a voi. Luce per il mondo è la vostra stessa vita, se in essa è viva ed operante la fede nel Signore risorto. La luce, che è Cristo, viene partecipata a chi crede; e il credente diventa a sua volta luce del mondo.

Sappiate, perciò, accettare con interiore docilità e profonda attenzione Gesù e la sua parola, affinché Egli sia sempre il principio ispiratore di ogni vostra scelta. Il Vangelo permei la vostra mentalità, il vostro modo di sentire, di giudicare e di agire e divenga così la ragione della vostra esistenza.

5.

Guardiamo insieme, carissimi Fratelli e Sorelle, al cammino che ci attende: esso ci conduce verso il Grande Giubileo del Duemila, e ci invita a contemplare Gesù, "che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli" (cf. Gaudium et spes, 10). È annuncio sempre nuovo che risuona nel mondo, proclamando che è Cristo il nostro Salvatore. L’Anno Santo vuole ricordarlo a tutta l’umanità, perché gli uomini del nostro tempo aprano il cuore a Gesù di Nazaret ed al suo Vangelo di salvezza.

Come non esortarvi, perciò, ad essere docili all’azione dello Spirito e a disporvi, negli anni che verranno, a celebrare questo tempo di grazia con fede salda ed interiore partecipazione? Cercate Dio al di sopra di ogni cosa ed impegnatevi nel servizio dei fratelli. Ecco ciò che la Chiesa vi domanda perché il cammino di preparazione a tale evento sia fruttuoso e si traduca in un continuo ed efficace progresso spirituale.

Invoco sulla vostra Chiesa, che si appresta a celebrare nel prossimo triennio il sedicesimo centenario della sua prima evangelizzazione, la protezione dei Santi martiri Sisinio, Martirio e Alessandro, del Vescovo Vigilio e del Beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer. Vi siano accanto con la loro intercessione e vi aiutino a mantenere, difendere, aumentare la fede e a testimoniarla in una coerente condotta di vita. Vi affido soprattutto a Maria, Madre dell’unità e dell’amore.

Con questi sentimenti imparto di cuore a voi qui presenti, quale pegno della grazia divina, la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai giovani, agli ammalati, alle famiglie ed a tutti coloro che compongono la vostra comunità diocesana.

 

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