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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE
ORGANIZZATO DALL'ISTITUTO DI BIOETICA
DELL'UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Sabato, 17 febbraio 1996

 

Venerato Fratello nell’Episcopato,
Chiarissimi Docenti, Illustri Relatori,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Benvenuti a quest’incontro! Sono lieto di accogliere tutti voi, che avete voluto celebrare con il Congresso Internazionale su "Le radici della Bioetica", il decennale del Centro di Bioetica della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Ringrazio Mons. Elio Sgreccia, Fondatore e Direttore del Centro e dell’Istituto di Bioetica, per le amabili espressioni che ha voluto rivolgermi. Con lui saluto i Collaboratori e quanti generosamente si pongono al servizio di così benemerita Istituzione. Un pensiero affettuoso rivolgo anche al Rettore dell’Università Cattolica, Professor Adriano Bausola, per la cui salute assicuro uno speciale ricordo nella preghiera.

Colgo volentieri quest’occasione per dire a Voi, illustri Docenti, impegnati nell’attività accademica e nella ricerca, tutto il mio apprezzamento per il lavoro che svolgete in un ambito tanto delicato e complesso. Ad appena dieci anni dalla sua istituzione, il vostro Centro, affiancato in seguito dalla Cattedra e dall’Istituto di Bioetica che ne costituiscono il necessario supporto accademico, ha raggiunto significativi traguardi: le molteplici iniziative in campo scientifico, la qualificata attività didattica e le numerose pubblicazioni ne fanno oggi, in Italia e all’estero, un punto di riferimento per gli studiosi e per quanti si occupano di problematiche legate all’ambito biomedico e biogiuridico.

2.

Il progresso scientifico e tecnologico pone quotidianamente l’uomo di fronte a scoperte sorprendenti che, mentre suscitano la sua ammirazione, lo portano nel contempo a interrogarsi, talora con sgomento, sulle incognite del futuro. Egli scopre sempre più che la dimensione etica della ricerca legata alla vita rappresenta un patrimonio indispensabile per garantire la sua stessa sopravvivenza.

La bioetica, posta com’è al crocevia di grandi realtà umane, quali la persona, la famiglia, la giustizia sociale, la difesa dell’ambiente, sa di dover affrontare questioni che toccano le frontiere stesse della vita, per garantire il rispetto della natura secondo le esigenze etiche di una cultura umanistica. Avvalendosi dei necessari apporti delle discipline giuridiche, socio-economiche ed ambientali e, soprattutto, dell’antropologia, essa ha il compito di indicare al mondo della medicina, della politica, dell’economia e alla società nel suo insieme, l’orientamento morale da imprimere all’attività umana ed alla progettazione del futuro.

I temi dell’ingegneria genetica, del rispetto del genoma umano, della procreazione responsabile, insieme alla definizione dei compiti e dei fini dell’organizzazione sanitaria e ai problemi legati agli interventi biomedici sulla corporeità, sul malato e sul morente, sono oggetto non solo di dibattito culturale e scientifico, ma di attenzione crescente da parte dei Parlamenti nazionali e delle Assemblee internazionali, come è avvenuto di recente nelle Conferenze del Cairo, di Copenaghen e di Pechino.

Nella cultura contemporanea, di fronte alla vastità e alla molteplicità degli interrogativi posti dalle scienze biomediche, affiora con crescente insistenza l’esigenza di guide sicure e di maestri affidabili. Appare, pertanto, urgente che la bioetica rifletta sulle radici ontologiche e antropologiche delle norme che devono orientare scelte di così decisiva importanza.

Cogliendo queste attese, il vostro Congresso si è soffermato ad esaminare i criteri fondativi della bioetica in un confronto esigente ed aperto tra esponenti di diverse correnti di pensiero, sviluppando non solo gli aspetti di carattere storico, ma anche e soprattutto le problematiche filosofiche, etiche e religiose, nella convinzione che l’albero della riflessione etica, per conservare la sua vitalità e dare frutti, deve porre saldamente le radici nella verità ontologica dell’essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio e redento da Cristo.

3.

Notevole è il contributo derivante, in questo ambito, alla ricerca bioetica dalla Rivelazione e dal Magistero della Chiesa, che ne è custode e interprete. Come ricorda il Concilio Ecumenico Vaticano II, "solamente nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo" (Gaudium et spes, n. 22). Infatti "la risposta decisiva ad ogni interrogativo dell’uomo, in particolare ai suoi interrogativi religiosi e morali, è data da Gesù Cristo, anzi è Gesù Cristo stesso" (Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, n. 2).

Sorta con il nobile intento di garantire la sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità di fronte alle smisurate forze di cambiamento messe in campo dalla ricerca scientifica e tecnologica, la bioetica costituisce il terreno privilegiato di un sincero e proficuo dialogo tra la Chiesa e la scienza. È infatti nella verità dell’uomo e nella sua ontologica dignità, percepita dalla ragione e pienamente rivelata da Cristo, che possono essere trovate risposte adeguate alla domanda etica emergente dalla genetica, dai processi di procreazione, dalla vita morente, dai problemi dell’ambiente e del futuro dell’umanità. A questa ricerca la Chiesa intende offrire il suo specifico contributo, come ha fatto di recente con le Encicliche Veritatis splendor ed Evangelium vitae, indicando nell’antropologia illuminata dalla fede e nella morale fondata sulla trascendente dignità dell’uomo la solida base di una bioetica di grande respiro metafisico e sociale.

Nel rispetto della legittima autonomia della ricerca scientifica e filosofica, la Chiesa invita gli studiosi a restare sempre in ascolto delle istanze più profonde dell’umanità e a proporre soluzioni pienamente rispettose dell’uomo e del suo destino. Coloro che operano in questo delicato settore non devono temere la verità sull’uomo che la Chiesa, per mandato di Cristo, non si stanca di proclamare. Il confronto sincero e costruttivo con un’antropologia ispirata dalla fede porterà a progettare il futuro dell’umanità, non sulla sabbia del relativismo morale o su convenzioni utilitaristiche di corto respiro, ma su fondamenti certi e oggettivi, che non potranno non favorire il consolidarsi di un mondo più accogliente nei confronti della vita umana.

4.

All’interno della sfida che sul terreno della bioetica la cultura contemporanea rivolge ai credenti, un ruolo speciale è riservato ai teologi. Nel confronto con le acquisizioni della scienza e con le istanze della filosofia, essi sono chiamati ad esprimere la comune responsabilità che lega i credenti dinanzi alla vita di ogni uomo e ai destini dell’intera umanità. È loro compito, in particolare, illustrare e motivare il legame che esiste tra libertà e verità; legame fondamentale per una corretta visione etica e per l’autentico progresso dell’umanità.

Ricordavo nell’Enciclica Evangelium vitae che nel mondo contemporaneo "le radici della contraddizione che intercorre tra la solenne affermazione dei diritti dell’uomo e la loro tragica negazione nella pratica, risiedono in una concezione della libertà che esalta in modo assoluto il singolo individuo e non lo dispone alla solidarietà, alla piena accoglienza ed al servizio dell’altro" (n. 19).

Agli scienziati, ai legislatori e agli uomini di cultura i cristiani intendono offrire il loro specifico contributo di valori e di fede, per costruire insieme una società rispettosa di tutti, soprattutto dei più deboli.

5.

In dieci anni di vita, il vostro Centro di Bioetica è diventato palestra di confronto e di dialogo tra cultori delle scienze biomediche, operatori sanitari, giuristi, filosofi e teologi. Ringrazio con voi il Signore per tutto questo. Lo ringrazio altresì perché la vostra benemerita Istituzione ha saputo offrire apporti significativi alla difesa della piena dignità dell’essere umano dal momento della fecondazione fino alla sua morte naturale, difendendo il diritto alla vita di ogni individuo, anche se infermo o portatore di handicap.

Nell’esprimere vivo compiacimento per la preziosa attività finora svolta, auguro al vostro Centro di Bioetica di diventare sempre più una "scuola della vita", formando operatori, docenti e animatori. Nei Paesi ricchi, come in quelli in via di sviluppo, questi esperti in umanità sappiano diffondere uno stile di servizio alla vita ispirato al Vangelo.

Con questi voti imparto di cuore a ciascuno di voi ed a quanti incontrate nella quotidiana vostra attività l’Apostolica Benedizione.

 

© Copyright 1996 - Libreria Editrice Vaticana

    



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