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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RETTORI DELLE UNIVERSITÀ DELLA POLONIA

Sala del Concistoro - Giovedì, 4 gennaio 1996

 

Illustri Signori,

1. Voglio porgere un cordiale benvenuto ai Rettori degli Istituti accademici di tutta la Polonia, e loro tramite vorrei salutare gli studiosi e i docenti di ogni grado, il personale non docente e i tecnici, come pure la moltitudine di studenti che frequentano gli atenei della Polonia.

Sono molto lieto dell’odierno incontro. Mi fa ricordare i miei numerosi contatti personali con il mondo accademico ai tempi quando io stesso ero impegnato attivamente nella scienza sia a Cracovia, alla Facoltà di Teologia dell’Università Iagellonica (come ultimo abilitato lì), che alla Facoltà . . . di Filosofia dell’Università Cattolica di Lublino; e più tardi, quando come Arcivescovo di Cracovia cercavo in varie occasioni di incontrare i Professori degli atenei di Cracovia. Ricordo come ci comprendevamo bene in quei difficili anni e come la sollecitudine per la scienza polacca era la nostra causa comune - quella dei Professori e del Vescovo, preoccupazione espressa dal motto dell’Università Iagellonica: “Plus ratio quam vis”.

L’usanza, istituita una volta a Cracovia, trovò il suo seguito dopo la mia elezione alla Sede di Pietro. Cerco di non perdere alcuna occasione per continuare ad incontrarmi con gli ambienti accademici di Roma e, in occasione delle visite apostoliche, di tutti i continenti. Così fu anche - come forse loro ricordano - nei miei diversi viaggi in Polonia. Qui a Roma ogni tanto c’incontriamo a Castel Gandolfo. Alcuni dei qui presenti hanno anche partecipato personalmente agli incontri a Castel Gandolfo.

2. Questo nostro odierno incontro riveste tuttavia un carattere eccezionale, direi - storico. Gli incontri sopra nominati, riguardavano soltanto ambienti scelti. Oggi invece, per la prima volta ho l’occasione di incontrarmi a Roma con i Rettori Magnifici degli Istituti accademici di tutta la Polonia. È un evento estremamente eloquente in se stesso. Voi, illustri Signori, venite dal Papa per condividere con lui la sollecitudine e l’ansia per il futuro della scienza e dell’istruzione universitaria nella nostra Patria. A nome degli ambienti accademici ha dato espressione a ciò il Prof. Michal Sewerynski, Rettore Magnifico dell’Università di Lodz e Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Polacche, al quale sono molto grato per questo.

Dandovi il benvenuto, nutro la profonda consapevolezza di quanto ci unisce: ci incontriamo qui nel nome di un comune amore per la verità, condividendo la sollecitudine per le sorti presenti e future della scienza in Polonia.

3. Dicendo: scienza, pensiamo alla cultura nella sua dimensione universale ed in quella delle singole nazioni. La scienza, infatti, costituisce uno dei pilastri fondamentali della cultura.

Ogni volta che parlo della cultura, mi viene in mente l’espressione di S. Tommaso d’Aquino: “Genus humanum arte et ratione vivit”: arte et ratione . . . “Ratione . . .” Dunque l’uomo vive di scienza! Di scienza, cioè di ricerca della verità su se stesso, sul mondo che lo circonda, sul cosmo e infine su Dio. L’uomo non è soltanto creatore della cultura, ma vive della cultura e attraverso la cultura. Lo stesso bisogna ripetere riguardo alla nazione. La nazione vive della cultura e attraverso la sua cultura. Essa è il fondamento della sua identità e della sua sovranità spirituale.

Ultimamente, a ottobre, al forum dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York (Giovanni Paolo II, All' Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 5 ott.1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 2 (1995) 730 ss), parlavo della necessità di formulare una Carta dei Diritti delle Nazioni. Non c’è dubbio che tra questi diritti, uno dei posti di riguardo, l’occupa quello di una nazione alla propria cultura e allo sviluppo di essa. La storia insegna infatti che distruggendo la cultura di una data nazione, si distrugge la nazione nel punto più nevralgico per la sua esistenza. Questo principio viene confermato dalla nostra storia patria: iniziando dalle spartizioni, attraverso le devastazioni della seconda guerra mondiale (acquista un ruolo di simbolo il fatto che degli illustri professori dell’Università Iagellonica ed altri siano stati internati in un campo di concentramento, proprio all’inizio della guerra) sino al mezzo secolo di dittatura marxista che recò alla scienza polacca danni irreparabili.

4. Dopo anni di governo totalitario del sistema marxista, la scienza polacca deve ricuperare molte perdite e molti ritardi. Oggi però gode della libertà e questa è una grande occasione che va sfruttata. Una situazione di democrazia e di libertà esige dagli ambienti accademici molta iniziativa, si può dire molta intraprendenza e un alto senso di responsabilità. Esige anche la vigilanza, per non perdere, sotto l’influsso di varie pressioni o manipolazioni, da cui non sono libere le democrazie contemporanee, la libertà riacquistata con tanta fatica e ad un prezzo così alto.

Oggi appaiono nuove difficoltà e minacce. Una di esse, nel sistema della democrazia liberale e del libero mercato, è l’atteggiamento di un estremo utilitarismo. Si diffonde infatti un modo di pensare, che ritiene come norma prevalente il criterio del profitto economico e l’applica a tutti i settori della vita - anche alla sfera della cultura e della scienza. Da qui l’insufficiente finanziamento a vari settori della ricerca scientifica, o dell’istruzione accademica, ritenuti in modo arbitrario come “non redditizi” o addirittura “inutili”. L’esperienza insegna invece che in riferimento alla scienza, l’applicazione unilaterale di tale criterio è miope e dannosa. Danneggia non soltanto la scienza e la cultura, ma reca danno prima di tutto all’uomo. Alle basi di un tale approccio si trova un’antropologia sostanzialmente erronea, un’antropologia materialistica che riduce l’uomo soltanto ed esclusivamente a tali dimensioni. Il Concilio Vaticano II insegna: “la natura intellettuale della persona umana raggiunge la perfezione, com’è suo dovere, mediante la sapienza, la quale attrae con soavità la mente a cercare e ad amare il vero e il bene, e, quando l’uomo ne è ripieno, lo conduce attraverso il visibile all’invisibile. L’epoca nostra, più ancora che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza” - così leggiamo nella Gaudium et Spes (Gaudium et Spes, 15), n. 15.

Vorrei augurare ai miei Connazionali tale sapienza, affinché‚ la sollecitudine per i problemi della cultura, e specialmente della scienza e dell’istruzione universitaria trovi sempre in loro il dovuto posto. Questo costituisce un grande “bene comune” della Nazione, per il quale, nonostante le difficoltà economiche esistenti, non possono mancare i mezzi.

5. So che gli Atenei accademici in Polonia sono oggi alle prese con numerosi problemi, e ciononostante, rimangono fedeli alla propria vocazione nei riguardi della Patria e della cultura. Gli scienziati polacchi, in condizioni difficili, con grande dedizione svolgono lavori e ricerche scientifiche. Non di rado conquistano posizioni che contano nella scienza mondiale, e fanno salire la fama e il prestigio della Polonia. Colgo dunque l’occasione per esprimere, a tutti gli studiosi in Polonia, il mio personale riconoscimento per il loro lavoro pieno di abnegazione e per il contributo che recano al tesoro della scienza polacca e mondiale. Sono contento del fatto che i tra i membri della Pontificia Accademia delle Scienze ci sono anche dei polacchi. Si tratta del resto di una tradizione.

Le istituzioni accademiche sono poi luogo di formazione della giovane generazione dell’intellighenzia polacca. È un servizio estremamente importante per la Nazione e per il suo futuro. Ho in mente non soltanto l’istruzione nello stretto ambito della specializzazione scientifica, ma pure l’educazione alla pienezza della personalità umana. Ciò impone a tutti i docenti una particolare responsabilità ed impegno sul condividere con gli studenti non soltanto le risorse del sapere scientifico, ma anche la ricchezza della propria umanità. Tra la gioventù universitaria esiste una grande richiesta di modelli personali, cioè di professori, che diventino per essi veri maestri e guide.

Su questo sfondo si vede chiaramente come è importante il ruolo delle Istituzioni accademiche. È su di esse che in grande misura grava la responsabilità per la vita spirituale ed intellettuale della Nazione. Oggi la Polonia si trova ad una svolta molto importante della storia. Si decidono le sorti della Nazione, la loro forma futura, ed anche la loro continuità. In questo importante processo non può mancare il contributo creativo degli studiosi polacchi, dei professori e della gioventù che studia. Non possono mancare l’impegno creativo e la fedeltà alla verità. Sappiamo quanto ciò a volte costi. Il periodo della dittatura comunista fu, sotto tale aspetto, un tempo di grande prova. Sappiamo quanto coraggio civile e quanta rettitudine di carattere furono necessari per restare fedeli alle proprie convinzioni e alla propria coscienza.

L’essere membro di una comunità universitaria obbliga! Occorre che gli ambienti accademici riacquistino il loro tradizionale prestigio morale, che diventino nuovamente la coscienza della nazione, dando esempio di virtù civiche e patriottiche.

6. Illustri Signori! Ci incontriamo nel periodo del Natale del Signore: esso ci ricorda che il Verbo della Sapienza Divina si fece carne (cf. Gv 1, 14) nascendo nella povertà della stalla di Betlemme. La liturgia contemplando questo grande mistero ci pone sulle labbra le parole: “O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e con forza: vieni, insegnaci la via della saggezza” (Antifona al Magnificat del 17 dicembre).

Nel periodo del Natale del Signore e del Nuovo Anno, con queste parole voglio esprimere i miei auguri a Voi tutti, Rettori Magnifici come pure a tutti gli Atenei che rappresentate. Il dono della Sapienza, di cui parla la liturgia, faccia sempre più parte dei vostri ambienti accademici, affinché‚ i professori e gli studenti - ciascuno al proprio posto - sappiano realizzare la loro vocazione a misura dei tempi in cui ci è dato di vivere - a misura del secondo millennio che volge al termine.

Illustri Signori,

Voglio aggiungere che questo nostro incontro mi commuove profondamente. Mi ritornano alla mente molti luoghi, molti momenti della mia vita, molte persone del mondo accademico di Cracovia, di Lublino che incontravo spesso e con le quali ho costruito insieme la mia vita e la mia vocazione. E non potrei concludere senza ritornare alla chiesa di Sant’Anna, frequentata dal mondo accademico, dove riposa nel suo sarcofago San Giovanni di Kety, professore dell’Università di Cracovia, dove ho passato molto tempo quando ero sacerdote, studente universitario, Vescovo, Cardinale. Ci torno molto spesso con il pensiero e con la memoria. Per questo vi sono molto grato per la vostra visita che mi ha fatto rivivere tutte quelle cose ancora una volta. Dio ve ne renda merito!

 

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