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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
 AI PELLEGRINI DELLA DIOCESI DI LECCE
E DELLA DIOCESI DI FAENZA-MODIGLIANA

Aula Paolo VI - Sabato, 11 maggio 1996

 

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono molto lieto di accogliervi in occasione dell’odierna Udienza speciale, che si svolge nell’intenso clima di gioia e di festa caratteristico del tempo pasquale.

Mi rivolgo innanzitutto a voi, carissimi Fratelli e Sorelle dell’Arcidiocesi di Lecce, che con questo pellegrinaggio intendete ricambiare la mia Visita pastorale del 17 e 18 settembre 1994 alla vostra bella ed attiva Comunità diocesana. Allo stesso tempo, siete venuti a Roma anche per partecipare al lieto evento della beatificazione di Filippo Smaldone, un Sacerdote che ha seminato tanto bene nella vostra Arcidiocesi e nel Sud dell’Italia. Saluto con affetto il vostro caro Arcivescovo, Mons. Cosmo Francesco Ruppi, che ringrazio per le significative parole pronunziate poc’anzi. Il mio pensiero va inoltre ai Sacerdoti, ai Religiosi, alle Religiose ed a quanti partecipano a quest’incontro, che mi richiama alla mente il calore della squisita ospitalità della vostra Città e della vostra Regione.

Un cordiale benvenuto giunga anche a voi, cari fedeli della Diocesi di Faenza-Modigliana e care Suore Ospedaliere della Misericordia, che esultate per la prossima beatificazione di Maria Raffaella Cimatti! Saluto in particolare il Cardinale Pio Laghi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ed il Cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, entrambi originari della ridente terra di Romagna. Un affettuoso pensiero rivolgo inoltre al Pastore della vostra Diocesi, Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi, che non ha potuto essere presente all’odierno incontro a causa dell’infermità che l’ha colpito. Assicuro uno speciale ricordo nella preghiera per lui e, conoscendone la sollecitudine pastorale, anche per le vostre Comunità parrocchiali e religiose, affinché l’esempio e l’intercessione di Maria Raffaella Cimatti rafforzi in tutti l’adesione a Cristo ed alla sua Chiesa.

2.

Desidero ora ritornare con la mente e con la parola alla Visita che ho compiuto a Lecce oltre un anno fa, durante la quale, oltre ad incontrare l’entusiasmo degli abitanti del Salento, ebbi anche la gioia di aprire il Sinodo diocesano e di inaugurare e benedire il nuovo Seminario con annessa la Casa del Clero.

So che il cammino sinodale è entrato nella fase preparatoria e che le diverse comunità stanno studiando i Lineamenta. Esprimo il mio compiacimento per tale importante evento ecclesiale e vi esorto a proseguire con coraggio e lungimiranza nell’itinerario intrapreso.

In questa fase preparatoria non solo le parrocchie, ma tutte le comunità religiose e le associazioni laicali sono chiamate a riflettere insieme sui temi proposti dal Sinodo, a perseverare nella preghiera, nello studio e, in particolare, nell’esperienza di comunione. Nessuno deve sentirsi isolato nella Chiesa! Ogni persona, ogni comunità cristiana è chiamata a dialogare con la realtà nella quale è inserita e, soprattutto, a riscoprire continuamente la gioia di servire il Vangelo insieme con tutte le componenti del Popolo di Dio.

3.

Invito gli operatori pastorali e i responsabili delle comunità, gli adulti e i giovani a proseguire generosamente in tale direzione. Fra gli incontri avuti nel corso delle mia Visita, mi resta scolpito nel ricordo quello con i giovani, ai quali indicai la via evangelica della sequela di Cristo. Mi rallegro nel sapere che è in atto un forte risveglio vocazionale e che nella pastorale giovanile e familiare, accanto alla catechesi ed alla liturgia, voi, carissimi Fratelli e Sorelle, state mettendo in primo piano il tema delle vocazioni. Il cospicuo gruppo di seminaristi che attualmente studia teologia fa ben sperare, ed è degno della vitalità pastorale dell’intera comunità leccese.

Ai sacerdoti, che gioiscono per l’imminente beatificazione di un loro illustre Confratello, canonico della Cattedrale di Lecce, rinnovo l’invito a dedicarsi con generosità e con gioia al servizio della Chiesa. Il mondo ha bisogno, oggi più che mai, di santi sacerdoti che, come Filippo Smaldone, spendano con gioia la propria vita per l’evangelizzazione e per la testimonianza della carità.

4.

Il clima festoso di questo nostro incontro non deve tuttavia far dimenticare i numerosi e gravi problemi che affliggono la vostra terra ed ai quali già feci cenno nel corso della Visita alla vostra Città. Sono i problemi della disoccupazione, del degrado civile e morale e dell’immigrazione, che gravano sul Salento, come del resto su altre regioni d’Italia.

Per quanto concerne, in particolare, l’immigrazione, si rende necessaria una mobilitazione generale che, unendo gli sforzi delle popolazioni, delle Autorità ecclesiastiche e di quelle civili, trasformi le vostre città in luoghi di accoglienza e d’incontro. Per il cronico problema, poi, della mancanza di occupazione una prospettiva di speranza è offerta ora dalla più viva coscienza che mostrano di averne i responsabili della pubblica amministrazione e dal dichiarato impegno che, al riguardo, hanno assunto le Autorità politiche. Passi concreti devono essere fatti con urgenza per favorire l’aprirsi di nuovi posti di lavoro dando così, soprattutto ai giovani, la possibilità di realizzare se stessi mediante un’onesta attività lavorativa.

5.

La beatificazione di Filippo Smaldone, apostolo e testimone della carità, stimoli la Chiesa di Lecce, le Suore Salesiane dei Sacri Cuori, da lui fondate, e le stesse popolazioni del Salento ad un maggiore impegno nell’amare Dio e i fratelli, specialmente quanti si trovano in difficoltà.

Insieme con la Famiglia religiosa, che gioisce per la glorificazione del Fondatore traendone nuovo slancio per il suo servizio in Italia, in Brasile e in Rwanda, invito i Religiosi e le Religiose dell’Arcidiocesi di Lecce ad approfondire la recente Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata. Essa li aiuterà a vivere più in profondità la loro consacrazione secondo il carisma dei rispettivi Fondatori.

Incoraggio poi i fedeli laici a camminare generosamente sulle vie proposte dal Sinodo diocesano, portando il lievito del Vangelo in tutti gli ambiti della cultura e della società.

Un’ultima parola desidero rivolgere a voi, cari Seminaristi. Perseverate nella generosa risposta al Signore che vi chiama, ricordando che servire Lui è lo scopo più bello che possiate dare alla vostra esistenza.

Carissimi Fratelli e Sorelle, augurandovi un proficuo e fecondo cammino sinodale, vi esorto ad essere fedeli al vostro ricco patrimonio di fede, di testimonianza della carità, di fedeltà alla Cattedra di Pietro.

6.

Mi rivolgo ora a voi, carissimi Fratelli e Sorelle della Diocesi di Faenza-Modigliana, che insieme con le care Suore Ospedaliere della Misericordia, siete venuti a Roma per partecipare alla beatificazione di Maria Raffaella Cimatti. La nuova Beata soleva dire che l’ospedale è il campo di battaglia della Suora ospedaliera, dove ella può esercitare tutte le virtù cristiane in grado eroico, acquistandosi la corona promessa da Dio alla fine dei nostri giorni, se abbiamo servito il fratello nelle sue necessità psicofisiche.

Impegnandosi con generosità eroica a curare le piaghe del corpo, ella cercava di alleviare anche le sofferenze dell’anima. Così poté raggiungere le vette di una vita evangelica totalmente consacrata al servizio del prossimo bisognoso non solo di cure fisiche ma di consiglio, di aiuto e di sostegno morale e spirituale.

Maria Raffaella Cimatti è uno splendido esempio dello spirito che, nell’ottica cristiana, deve animare anche oggi l’assistenza ospedaliera: all’uomo sofferente ed ammalato occorre far scoprire la tenerezza e la misericordia di Dio. La nuova Beata costituisce perciò un prezioso modello non solo per le persone consacrate, ma anche per quanti, specialmente giovani, desiderano collaborare alla pastorale dei malati. Essa è inoltre insigne testimone dell’attenzione della Chiesa nei confronti del mondo della sofferenza, per portare tra i malati una parola ed un gesto di dolcezza e di conforto.

7.

Carissimi Fratelli e Sorelle! Mentre ringraziamo con gioia il Signore per il dono di questi testimoni del Vangelo, siamo invitati a far tesoro della loro esperienza spirituale e degli esempi di eroica vita evangelica da loro offerti all’intera Comunità cristiana.

Vi do appuntamento alla solenne Liturgia di Beatificazione che si svolgerà domani, e vi invito, insieme a questi Servi di Dio, ad invocare Maria, sostegno e guida della nostra vita cristiana.

Con tali sentimenti, imparto di cuore a voi ed alle vostre Comunità di provenienza, in particolare agli ammalati, ai giovani ed alle famiglie, una speciale Benedizione Apostolica.

 

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