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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA PRIMA SEDUTA PUBBLICA
DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE

Aula del Sinodo - Giovedì, 28 novembre 1996

 

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Illustri Signori e Signore!

1. È per me motivo di gioia poter presiedere, questa mattina, la prima Seduta pubblica delle vostre Pontificie Accademie, opportunamente promossa e preparata dal Consiglio di coordinamento. Da quando il mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, dette avvio all’opera di rinnovamento delle vostre Accademie, voi avete portato avanti in questi anni con pazienza e determinazione l’iniziativa, nell’intento di rendere ciascuna delle vostre Istituzioni più rispondente alle istanze culturali emergenti. Ringrazio quanti, nel corso di questi decenni, hanno operato a tal fine e sono lieto di suggellare con l’odierno incontro il cammino sinora compiuto. Per la prima volta, infatti, accolgo le Accademie rinnovate, pronte per un’azione più incisiva nel fecondo dialogo tra Vangelo e culture alle soglie del nuovo millennio.

La mia gratitudine va agli illustri Presidenti e ai distinti Membri delle singole Pontificie Accademie, che, alla luce della loro lunga e ricca esperienza, si sono impegnati per una presenza rinnovata delle rispettive Istituzioni nel cuore delle culture del nostro tempo, promuovendo quella sistematica collaborazione interdisciplinare che il progresso scientifico rende ormai indispensabile. Voglio esprimere la mia riconoscenza anche al Pontificio Consiglio della Cultura e, in modo particolare, al suo Presidente, il Cardinale Paul Poupard, che ha coordinato questo lavoro e ne ha dato succinta relazione nel cordiale indirizzo rivoltomi poc’anzi.

Saluto i Signori Cardinali che hanno voluto, con la loro presenza, dare lustro alla vostra riunione e rivolgo un deferente pensiero agli illustri Rappresentanti del Corpo Diplomatico, qui convenuti per la circostanza. In questo momento il mio pensiero si porta con deferenza verso tutti i centri accademici del mondo dove innumerevoli uomini e donne di cultura, riuniti da un nobile ideale, pongono in costante comunione la scienza, l’esperienza e la saggezza, per contribuire a tracciare un cammino di civiltà, in cui ogni uomo ed ogni donna possa pervenire alla piena realizzazione delle proprie più alte aspirazioni. In tale ambito, illustri Accademici, il vostro specifico contributo è di grande rilievo ed io vi ringrazio per il lavoro che generosamente svolgete.

2. Se è vero che ogni Pontificia Accademia ha un proprio compito ed un campo peculiare di attività, è anche vero che la recente riforma risponde ad un’esigenza di necessario coordinamento del rispettivo lavoro, pur salvaguardando la legittima autonomia di ciascuna. L’iniziativa di coordinarne opportunamente i programmi è nata dal desiderio di fare delle Pontificie Accademie un soggetto privilegiato nel dialogo tra fede e cultura nel nostro tempo. Questo compito, di per sé, spetta ad ogni istituzione cristiana che abbia vocazione intellettuale, poiché il pensiero cristiano è aperto alla verità, ovunque essa si trovi; è pensiero disposto a confrontarsi con opinioni diverse presenti nell’universo di altre tradizioni religiose e culturali.

È ben noto, a questo proposito, l’apporto che in campo culturale arrecano vari Organismi della Santa Sede o con essa collegati: dalla Congregazione per la Dottrina della Fede a quella per l’Educazione Cattolica, dal Pontificio Consiglio della Cultura alle Pontificie Commissioni per i Beni Culturali e di Archeologia Sacra, dall’Archivio Segreto e Biblioteca Apostolica ai Musei Vaticani, dalle Università Pontificie esistenti nell’Urbe ai vari Centri di cultura cattolica sparsi nel mondo. Un loro particolare titolo ad essere soggetto nel dialogo tra fede e cultura hanno le Pontificie Accademie.

Occorre però subito precisare che la condizione per dialogare nel miglior modo con culture differenti è l’essere noi stessi creativi. Prima del dialogo formale, sarà la creatività del pensatore, dello studioso e dell’artista cristiano - ciascuno secondo le esigenze proprie del suo campo di ricerca - a fare di lui un interlocutore credibile e stimolante. Erede di un patrimonio culturale ricchissimo, il pensatore, non meno dell’artista cristiano, è chiamato a presentare questo immenso tesoro con grande onestà nei confronti dell’interlocutore non credente. Né questo basta. Egli è impegnato, altresì, ad elaborare sue proposte originali che, pur radicate saldamente nella parola di Dio e nella tradizione della Chiesa, siano in grado di affrontare i problemi nuovi e di offrire risposte valide alle istanze presenti nelle correnti culturali contemporanee. Attingendo a piene mani alla ricchezza inesauribile della Rivelazione, egli può raccogliere l’uno o l’altro aspetto della “bellezza antica e sempre nuova” che splende sul volto del Redentore, per alimentare un’autentica vena creativa nei vari settori dell’espressività umana. La storia di venti secoli di seminagione evangelica documenta ampiamente la splendida messe maturata, sotto i più diversi cieli, nel campo fecondo dell’umanesimo cristiano.

3. Anche le Pontificie Accademie hanno, in questo scorcio di secolo e di millennio, il compito di collaborare, secondo il singolare genio di ciascuna, alla preparazione del grande Giubileo dell’anno Duemila. So che il tema da voi scelto, come vostro contributo particolare a questa vasta azione di riflessione e d’impegno spirituale e missionario, è appunto quello dell’umanesimo cristiano. È una decisione che approvo ed incoraggio. Sia questo il vostro campo di ricerca e di azione per i prossimi anni: una sfida davvero magnifica!

Il mistero dell’Incarnazione ha segnato una spinta formidabile per il pensiero e per il genio artistico dell’uomo. Proprio riflettendo sull’unione delle due nature, l’umana e la divina, nella persona del Verbo incarnato, i pensatori cristiani sono venuti precisando il concetto di persona quale centro unico e irripetibile di libertà e di responsabilità, a cui deve essere riconosciuta una inalienabile dignità. Questo concetto di persona si è rivelato come la pietra angolare di ogni civiltà autenticamente umana. Guardando i secoli, non è difficile rendersi conto che il mistero dell’Incarnazione ha molto spesso orientato la ragione umana verso orizzonti impervi e mai raggiunti, dando vita a sistemi di pensiero di mirabile ampiezza e profondità. Basti pensare agli scritti dei Padri della Chiesa, oppure alle Somme teologiche medievali, prima fra le quali la Somma di San Tommaso d’Aquino, ed alle opere di tanti altri pensatori e ricercatori cristiani.

È vero! Il mistero dell’Incarnazione ha suscitato, durante i due millenni ormai trascorsi, una fede, una gioia, uno stupore che non hanno cessato di essere fonte di ispirazione del genio cristiano, espressosi in innumerevoli e splendide opere d’arte: dall’architettura alla pittura, dalla scultura alla musica, dalla letteratura alle altre forme artistiche.

4. Nell’anno Duemila ci prepariamo a celebrare questo evento straordinario, che divide la storia in due - prima e dopo Cristo - e, al tempo stesso, ne costituisce il centro unificatore. Confido che, alla luce di tale evento, le vostre Pontificie Accademie sappiano offrire un contributo originale all’edificazione del rinnovato umanesimo cristiano, presentando l’umanità del Cristo come modello per le generazioni del nuovo millennio. Splendido programma: creare il bello, attingere al buono, cogliere ed esprimere il vero!

La fecondità culturale del messaggio evangelico, che si è manifestata in tanti capolavori nel corso dei secoli, non è certo esaurita. Il grande ideale delle Beatitudini rimane per l’uomo - per l’uomo di ogni tempo, di ogni luogo e di ogni cultura - un’incomparabile fonte di ispirazione per la meraviglia che suscita e la dilatazione che causa alla sua capacità di essere e di agire, di contemplare e di creare.

5. Illustri Signori e Signore, possa ciascuno di voi, consapevole del fondamentale ruolo della cultura, rinnovare con audacia il proprio impegno creativo in un tempo come il nostro, che il Concilio Vaticano II non ha esitato a definire: “nuova epoca della storia umana” (Gaudium et spes, 54).

La fede in Cristo, Verbo incarnato, ci riporta con occhi nuovi all’uomo. In certo senso, ci consente di credere nell’uomo, creato ad immagine e somiglianza divina, microcosmo del mondo ed insieme icona di Dio. Una visione antropologica di tale ampiezza costituisce un fermento di impareggiabile energia spirituale per superare i limiti di ogni cultura, ingrandendone le potenzialità creatrici. Se si pensa alle esitazioni ed alle incertezze caratteristiche del nostro tempo, tutto questo si pone come fattore di un’autentica metamorfosi. Dalla crisi contemporanea viene, infatti, un appello a creare “un nuovo umanesimo” (Ivi, 55), che restituisca all’uomo la sua piena dimensione umana, aiutandolo nel contempo a prendere coscienza della sua straordinaria vocazione divina. I Padri della Chiesa lo ripetevano continuamente: “Dio si è fatto uomo affinché l’uomo diventi Dio” (Sant’Atanasio, Sull’Incarnazione del Verbo, 54,3: PG 25,192). In cerca di libertà e di verità, di amore e di bellezza, l’uomo trova nella contemplazione del Verbo della Vita, Figlio di Dio e Figlio di Maria, “ragioni di vita e di speranza” (Gaudium et spes, 31). È qui la sorgente inesauribile della cultura, che rende l’uomo “più uomo” (Ivi, 41).

6. Dalle presenti riflessioni, illustri Signori e Signore, emerge che le vostre Pontificie Accademie, proprio in forza della loro prestigiosa eredità, rappresentano un notevole potenziale ed una ricca fonte di speranza per la Chiesa e per l’umanità. Sappiate essere testimoni efficaci della perenne novità del Vangelo, mostrando come il patrimonio cristiano costituisca un humus culturale straordinariamente fecondo.

Per aiutarvi nello svolgimento di questo compito, ho deciso di istituire un Premio delle Pontificie Accademie, che intende sostenere i talenti o le iniziative promettenti, che emergeranno nei vari campi culturali da voi coltivati: teologia e mariologia, archeologia, storia religiosa e culto dei martiri, lettere e arti. Su indicazione del Presidente del Consiglio di Coordinamento fra le Pontificie Accademie, avrò io stesso la gioia, a Dio piacendo, di attribuire, ogni anno, tale Premio all’insigne destinatario, in occasione dell’annuale pubblica seduta delle vostre Accademie.

Illustri Signori e Signore, la Buona Novella dell’amore salvifico di Dio, della quale la Chiesa è portatrice, ispiri continuamente la vostra attività e la vostra creatività. E le vostre Pontificie Accademie rinnovate e pronte a raccogliere le sfide del nuovo millennio, come una potente sinfonia diano testimonianza dell’eterna novità di Dio e delle meraviglie del creato.

A tal fine prego il Signore perché vi colmi dei Suoi inesauribili doni di intelligenza, saggezza e amore, per una nuova primavera di cultura cristiana “tertio millennio adveniente”. Accompagno questi auspici con l’Apostolica Benedizione.

 

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