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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELL'UGANDA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM
»

Lunedì, 13 ottobre 1997 

 

Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,

1. Vi do il benvenuto con affetto fraterno Vescovi dell'Uganda, pregando affinché «il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo» (2 Ts 3, 16). I saluti che vi rivolgo oggi vanno anche ai cari sacerdoti, religiosi e fedeli laici delle vostre Diocesi. Quattro anni fa ho avuto la gioia immensa di visitare l'Uganda e i ricordi rimangono vivi nella mia mente, in particolare il calore del vostro benvenuto, l'ardore della vostra preghiera e la fermezza della vostra determinazione a essere figli e figlie fedeli della Chiesa. Vi chiedo di assicurare i membri del vostro popolo della mia vicinanza mentre lottano per crescere in Cristo e per rivestire «l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4, 24).

Dalla vostra ultima visita ad Limina, la comunità cattolica in Uganda, che affronta sfide e prove costanti, ha ricevuto molte benedizioni. Un ulteriore dono dell'amore di Dio è stata la creazione di tre nuove giurisdizioni ecclesiastiche: la Diocesi di Kasana-Luweero, la Diocesi di Lugazi e la Diocesi di Nebbi. Si tratta di un positivo segno di vitalità della Chiesa nel vostro Paese e mi unisco a voi nel rendere grazie al Signore che ha concesso tale crescita (cfr 1 Cor 3, 7).

2. Cristo non cessa mai di far crescere Pastori fedeli per il suo popolo, e voi siete stati chiamati a essere successori degli Apostoli nell'arduo compito di insegnare, governare e santificare quella parte della Chiesa che vi è stata affidata. Vi è stato affidato «il ministero della riconciliazione » (2 Cor 5, 18), un elemento essenziale del servizio pastorale che rendete alle vostre Chiese locali. «La Chiesa in Africa avverte l'esigenza di diventare per tutti, grazie alla testimonianza resa dai suoi figli e dalle sue figlie, luogo di autentica riconciliazione. Così, perdonati e riconciliati vicendevolmente, essi potranno recare al mondo il perdono e la riconciliazione che Cristo, nostra pace (cfr Ef 2, 14), offre all'umanità mediante la sua Chiesa» (Ecclesia in Africa, n. 79).

Nelle vostre relazioni quinquennali dimostrate di essere profondamente consapevoli della necessità della riconciliazione. Mentre sottolineate giustamente che si sono fatti molti progressi nella promozione della pace e della sicurezza della vostra nazione nella sua interezza, non trascurate però il fatto tragico che la violenza continua a colpire alcune aree del vostro Paese, con frequenti atti di aggressività. Questo è un chiaro segno che, sebbene l'Uganda stia emergendo dalle ombre di un passato deturpato dalla lotta, dalla tensione e dello spargimento di sangue, non tutte le minacce contro la pace sono state eliminate ed è ancora forte la tentazione di tenere in vita e alimentare i vecchi rancori. Per tale motivo la Chiesa in questo momento della storia dell'Uganda deve rispondere con maggiore enfasi al pressante appello di Dio a essere una comunità riconciliante.

3. Un ruolo particolare in questo campo viene svolto dai laici poiché sono affidate loro le questioni di ordine temporale: la politica, l'economia, la guida della società (cfr Lumen gentium, n. 31; Christifideles laici, n. 15). In tali settori sono chiamati a «impegnarsi direttamente nel dialogo o in favore del dialogo per la riconciliazione» (Reconciliatio et Poenitentia, n. 25). Per questo, è particolarmente importante che voi, in quanto Pastori di anime e guide del popolo di Dio, garantiate l'esistenza di programmi diocesani e parrocchiali che offrano un'adeguata formazione ai laici. Ora che il Direttorio Generale per la Catechesi rivisto è stato pubblicato, un Direttorio Nazionale potrebbe essere molto utile per garantire una maggiore assimilazione della dottrina della Chiesa da parte del vostro popolo.

La catechesi è un elemento talmente importante della missione della Chiesa da richiedere la costante e sollecita azione della vostra Conferenza Episcopale nel soddisfare le esigenze di formazione dei fedeli, rivolgendo un'attenzione particolare ai giovani e ai bambini che non ricevono un'educazione formale. I catechisti dovrebbero essere l'oggetto della vostra particolare sollecitudine pastorale. Grazie alla loro fede e alla loro devozione profonde hanno svolto un ruolo preminente fin dagli inizi della Chiesa in Uganda e sono ancora oggi chiamati a offrire un contributo generoso ed esemplare all'istruzione religiosa delle proprie comunità. I vari Centri di Formazione Catechetica dovrebbero essere aiutati ad ampliare e ad arricchire i propri programmi affinché i catechisti possano acquisire sempre più le abilità di cui hanno bisogno per rispondere efficacemente a ciò che viene chiesto loro.

4. In generale, i laici ugandesi stanno assumendo un ruolo sempre più attivo e responsabile nella vita della loro Chiesa locale. Nelle piccole comunità cristiane, nelle associazioni e nei movimenti, essi stanno crescendo in fede e in santità cristiana. Attraverso i consigli pastorali diocesani e parrocchiali e altri organismi nell'ambito della comunità, essi contribuiscono a edificare la Chiesa come comunione di tutti i suoi membri. Quest'abbondanza di impegno e di entusiasmo è affidata alla vostra guida pastorale come una grazia e al contempo un dovere. Essa è la base sui cui potete preparare tutto il Popolo di Dio in Uganda a celebrare il prossimo Grande Giubileo dell'anno 2000, come un gioioso rinnovamento di fede, che rechi una trasformazione in Gesù Cristo «lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8).

In tutto ciò, la parrocchia rimane senza dubbio il centro della comunità cristiana e di tutta l'attività pastorale. È infatti la parrocchia che «ha un compito essenziale per la formazione più immediata e personale dei fedeli laici...» permettendo loro di «cogliere e vivere le immense e straordinarie ricchezze e responsabilità del battesimo ricevuto » (Christifideles laici, n. 61). Per questo, si dovrebbero compiere sforzi per creare nuove parrocchie, in particolare laddove quelle esistenti sono molto popolate o territorialmente molto vaste. Aumentare il numero totale delle parrocchie e ridurre la grandezza e l'estensione di quelle esistenti consentirà di rivolgere maggiore attenzione alle necessità pastorali dei singoli e delle famiglie e faciliterà l'effettivo ministero dei parroci.

5. Grazie ai vostri sforzi, sia individuali sia collettivi, la Chiesa in Uganda svolge un ruolo molto attivo nella creazione e nella promozione di strutture e istituzioni che permettono alla società di far fronte alle necessità e alle aspirazioni del popolo. Nei campi dell'educazione, della sanità e dei servizi sociali la presenza cattolica è particolarmente forte e la vostra guida rafforza i fedeli nell'affrontare alcuni problemi molto difficili. Fra questi ricordo il flagello dell'AIDS che ha colpito il vostro Paese in modo particolarmente grave. Nella vostra Lettera Pastorale Let your light shine (Fate brillare la vostra luce), avete osservato che questa tragica situazione «deve essere affrontata con solidarietà, con molto amore e con sollecitudine verso le vittime, con molta generosità verso gli orfani e con molto impegno per una rinnovata condotta di vita morale cristiana» (n. 28). In tal modo avete lanciato un appello a riflettere sulle più profonde questioni morali e sociali connesse a questa malattia e avete esortato tutti ad assumere una ferma posizione contro una pericolosa crisi dei valori, che in molte persone è già causa d'indebolimento dello spirito e d'indifferenza verso la virtù e verso ciò che costituisce il progresso autentico della società.

Una risposta adeguata a questa sfida richiede un'inculturazione efficace del messaggio cristiano, un compito difficile e delicato «poiché pone in questione la fedeltà della Chiesa al Vangelo e alla Tradizione apostolica nell'evoluzione costante delle culture» (Ecclesia in Africa, n. 62). In Uganda, questa inculturazione si trova a dover affrontare alcune sfide specifiche, in particolare negli ambiti del matrimonio e della vita familiare. I vostri sforzi indefessi per guidare le coppie alla scoperta della verità e della bellezza delle esigenze implicite nella loro nuova vita insieme in Cristo sono un aspetto indispensabile del ministero che esercitate. L'unità di vita ecclesiale nota come «Chiesa domestica » deve sempre occupare un posto particolare nella sollecitudine pastorale della Chiesa. L'Esortazione Apostolica Familiaris consortio offre un valido punto di riferimento per una catechesi efficace, in particolare nell'area vitale della preparazione matrimoniale. Bisogna aiutare i fedeli a comprendere il significato e la dignità sacramentale del matrimonio, e tutta la comunità cristiana dovrebbe sostenerli vigorosamente affinché vivano pienamente il proprio impegno.

Nel processo di conversione della vita familiare attraverso la grazia e la luce del Vangelo il concetto di paternità e di maternità responsabili esige un'attenzione particolare (cfr loc. cit., 28 e seg). Essere genitore significa condividere l'opera di Dio in quanto Autore di vita. Il contesto adeguato per portare nel mondo una nuova vita umana è l'unione permanente ed esclusiva che i coniugi stabiliscono attraverso il reciproco dono di sé completo e duraturo. L'insistenza della Chiesa sul matrimonio monogamico non è l'imposizione di un ideale estraneo che va ad alterare le tradizioni locali. La Chiesa, in fedeltà al suo Signore, proclama piuttosto che «Cristo rinnova il primitivo disegno che il Creatore ha iscritto nel cuore dell'uomo e della donna... I coniugi cristiani sono chiamati a partecipare realmente all'indissolubilità irrevocabile, che lega Cristo alla Chiesa sua sposa, da lui amata sino alla fine (Ibidem, n. 20). Il medesimo documento esorta ogni Vescovo a «far sì che la propria diocesi sia sempre più una vera “famiglia diocesana”, modello e sorgente di speranza per tante famiglie che vi appartengono» (Ibidem, n. 73).

6. Un aiuto inestimabile per i laici che lottano per vivere l'amore coniugale secondo la volontà di Dio è la fedeltà dei sacerdoti e dei religiosi al proprio impegno di celibato e di verginità: «Il matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico mistero dell'alleanza di Dio con il suo popolo» (Ibidem, n. 16). Ciò che ogni alleanza richiede è la fedeltà. Nella nostra epoca, che ha così tanto bisogno di una profonda conversione dei cuori circa la morale sessuale e l'amore coniugale, dobbiamo avere fiducia nel fatto che il Signore chiama ancora molti dei suoi seguaci al celibato per la salvezza del Regno dei Cieli (cfr Mt 19, 22). Dobbiamo anche convincerci che Egli è ancor più generoso nel rafforzare coloro che ha scelto mentre cercano di rispondere a questa chiamata, con tutti i sacrifici che una risposta sentita alla vocazione al celibato o alla verginità implica. L'esempio di sacerdoti e di religiosi che tengono autenticamente fede alla loro chiamata aiuterà i laici a sopportare l'abnegazione che l'obbedienza al disegno di Dio sulla sessualità umana implica. In tal modo, tutto il santo popolo di Dio condurrà una vita veramente feconda e troverà la felicità duratura (cfr Familiaris consortio, n. 16).

La formazione sacerdotale deve rimanere sempre una delle vostre priorità. Vi incoraggio a far sì che i vostri seminari continuino a pretendere dai vostri seminaristi ottimi risultati accademici e una formazione pastorale e spirituale altrettanto qualitativamente elevata. È essenziale che la formazione sacerdotale consolidi saldamente i candidati in un rapporto di profonda comunione e amicizia con Gesù il Buon Pastore (cfr Pastores dabo vobis, n. 42). I sacerdoti e i religiosi richiedono la vostra guida e il vostro sostegno fraterni e possono beneficiare grandemente di programmi di formazione permanente che ravvivino efficacemente il dono di Dio che è in loro (cfr 2 Tm 1, 6). È particolarmente importante che le religiose abbiano a disposizione direttori spirituali e confessori competenti e validi, sacerdoti che abbiano familiarità con la vita consacrata e siano in grado di rafforzarle nel loro impegno.

7. In Cristo tutte le cose sono rinnovate; nel Battesimo i fedeli hanno deposto la loro vecchia natura, propria della loro precedente condotta di vita (cfr Ef 4, 22) cosicché non c'è più «Giudeo né Greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28). Rivalità tribali e ostilità etnica non possono trovare posto nella Chiesa di Dio o fra i membri del suo santo popolo. La comunità cattolica in Uganda ha invece il compito importante di aiutare il vostro Paese a edificare un futuro ancor più luminoso nel quale la società civile possa maturare in un clima di rispetto e di armonia. Questo è il vostro messaggio quando annunciate il Regno di Dio e invitate uomini e donne allo splendore di quella verità che «rifulge in tutte le opere del Creatore... illumina l'intelligenza e informa la libertà dell'uomo, che in tal modo viene guidato a conoscere e ad amare il Signore» (Veritatis splendor, Introduzione).

Cari Fratelli nell'Episcopato, spero che questi pensieri che la vostra visita ha suggerito vi rafforzino nel ministero che svolgete al servizio di quanti sono affidati alla vostra sollecitudine.

Ricordando l'esempio eroico di san Charles Lwanga e dei suoi compagni, prego affinché i Santi Martiri dell'Uganda siano sempre fonte di ispirazione e di rinnovamento mentre insieme al vostro popolo cercate di crescere nella santità, nella verità e nell'autentica libertà dei figli di Dio (cfr Rm 8, 21). Affidando la Chiesa in Uganda alla protezione di Maria, Madre di tutti i credenti e Regina d'Africa, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

 

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