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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA DIRETTRICE DEL CENTRO STUDI E RICERCHE
SULLA REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITÀ

 

1. Ho appreso con vivo compiacimento che codesto Centro ha organizzato un Convegno Nazionale per commemorare il XXX anniversario dell'Enciclica Humanae vitae del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Paolo VI.

Desidero, anzitutto, far pervenire il mio saluto a Lei, Gentile Professoressa, come anche ai Responsabili, ai Ricercatori ed agli Operatori della benemerita Istituzione che Ella dirige, manifestando stima ed apprezzamento per il valido contributo offerto in questi anni alla salvaguardia ed alla promozione della vita umana nella sua fase iniziale. Il mio pensiero si estende pure ai Convegnisti ed ai Relatori che partecipano ai lavori congressuali: a tutti auguro un proficuo approfondimento dell'insegnamento della Chiesa circa la "verità" dell'atto d'amore nel quale i coniugi vengono resi compartecipi dell'azione creatrice di Dio.

2. La verità di tale atto scaturisce dal suo essere espressione della reciproca donazione personale dei coniugi, una donazione che non può che essere totale, essendo la persona una e indivisibile. Nell'atto che esprime il loro amore, gli sposi sono chiamati a fare reciproco dono di se stessi nell'integralità della loro persona: nulla di ciò che costituisce il loro essere può restare escluso da questa donazione. Sta qui la ragione dell'intrinseca illiceità della contraccezione: essa introduce una sostanziale limitazione all'interno di questa reciproca donazione, rompendo quella "connessione inscindibile" tra i due significati dell'atto coniugale, l'unitivo ed il procreativo, che Papa Paolo VI indicava come iscritta da Dio stesso nella natura dell'essere umano (cfr Humanae vitae, n.12).

In questa linea di riflessione, il grande Pontefice giustamente sottolineava la "differenza essenziale" esistente tra la contraccezione e il ricorso ai metodi naturali in ordine all'attuazione di una "procreazione responsabile". La differenza è di ordine antropologico, perché coinvolge, in ultima analisi, due concezioni della persona e della sessualità umana, tra loro irriducibili (cfr Esort. Apost. Familiaris consortio, 32). Non è infrequente, nel pensiero corrente, che i metodi naturali di regolazione della fertilità vengano staccati dalla dimensione etica che è loro propria, e proposti nel loro aspetto meramente funzionale. Non stupisce che si cessi allora di percepire la differenza profonda che intercorre tra questi ed i metodi artificiali, e si arrivi di conseguenza a parlarne come di una diversa forma di contraccezione. Ma non è certo in quest'ottica che essi vanno visti ed applicati. Al contrario, è soltanto nella logica del dono reciproco fra l'uomo e la donna che la regolazione naturale della fertilità può essere rettamente compresa ed autenticamente vissuta quale espressione qualificata di una reale e mutua comunione di amore e di vita. Vale la pena di ribadire qui che «la persona non può mai essere considerata un mezzo per raggiungere uno scopo; mai, soprattutto, un mezzo di 'godimento'. Essa è e deve essere solo il fine di ogni atto. Soltanto allora l'azione corrisponde alla vera dignità della persona» (cfr Humanae vitae, n.12)

3. La Chiesa è consapevole delle difficoltà di vario genere che, soprattutto nel presente contesto sociale, gli sposi possono incontrare non solo nell'attuazione, ma anche nella stessa comprensione della norma morale che li riguarda. Come madre, la Chiesa si fa vicina alle coppie in difficoltà per aiutarle; ma lo fa ricordando loro che la strada per trovare la soluzione ai loro problemi non può non passare attraverso il rispetto pieno della verità del loro amore. "Non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo - ammoniva Paolo VI - è eminente forma di carità verso le anime" (Humanae vitae, 29).

La Chiesa pone a disposizione degli sposi i mezzi di grazia che Cristo offre nella Redenzione, e li invita a farvi ricorso con sempre rinnovata fiducia. In particolare, essa li esorta ad invocare il dono dello Spirito Santo, che viene effuso nel loro cuore grazie all'efficacia del sacramento che è loro tipico: tale grazia è sorgente dell'energia interiore necessaria per assolvere ai molteplici compiti del loro stato, a cominciare da quello di essere coerenti con la verità dell'amore coniugale. Al tempo stesso, la Chiesa sollecita l'impegno degli uomini di scienza, dei medici, del personale sanitario, degli operatori pastorali, perché vengano messi a disposizione dei coniugi tutti quei sussidi che possono rivelarsi un valido sostegno per vivere in pienezza la loro vocazione (cfr Humanae vitae, 23-27).

E' proprio in questa prospettiva che si situa anche l'opera preziosa, a cui attendono Centri come quello che Ella, Gentile Professoressa, ha promosso e continua ad animare con encomiabile impegno. Nel prendere atto con apprezzamento dell'attività di sensibilizzazione che il Centro svolge mediante la promozione di conferenze, seminari, convegni e corsi a livello sia nazionale che internazionale, vorrei cogliere l'occasione per sottolineare l'importanza dell'attività di studio e ricerca, che pure rientra nelle finalità proprie dell'Istituzione, come appare dalla stessa denominazione che la qualifica. E' necessario infatti impegnarsi, da una parte, nella diffusione in campo medico della conoscenza dei fondamenti scientifici su cui poggiano i metodi naturali di regolazione della fertilità e, dall'altra, nello sviluppo dello studio e della ricerca sulla natura degli eventi biochimici e biofisici che accompagnano e rendono riconoscibili i periodi di fertilità, consentendo così una più facile e sicura attuazione della paternità responsabile.

4. Auspico che i qualificati apporti degli studiosi, che prendono parte ai lavori del presente Convegno Nazionale, risultino utili per le ricerche che si stanno effettuando in questo campo. Le conoscenze scientifiche sempre più avanzate, unite al rispetto dei valori morali propugnati dalla Chiesa, non mancheranno di recare un efficace contributo all'affermarsi della concezione dell'amore come dono incondizionato e totale delle persone, e della fecondità come ricchezza da accogliere con gratitudine dalle mani del Creatore.

Mentre invoco su di Lei, sui Convegnisti e su quanti sono in contatto con codesto Centro l'incessante protezione di Maria, Madre del bell'amore, e di san Giuseppe, Custode del Redentore, invio di cuore, quale pegno di sempre memore affetto, l'invocata Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 27 febbraio 1998

IOANNES PAULUS PP. II

 

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