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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL III CONGRESSO OMAEP
SU "I FONDAMENTI BIOLOGICI E PSICOLOGICI
DELL'EDUCAZIONE PRENATALE"
(UNIVERSITA' LA SAPIENZA, ROMA, 18-21 MARZO 1998)

 

 

Illustri Signori,
Gentili Signore!

1. Sono lieto di accogliervi in occasione del Congresso sui "Fondamenti Biologici e Psicologici dell'Educazione Prenatale", a cui partecipate. Rivolgo a ciascuno di voi il mio saluto cordiale, con un particolare pensiero di apprezzamento per i promotori dell'incontro, tra i quali i responsabili del "Movimento per la Vita", pregevole iniziativa di spiriti generosi, che nel corso di questi anni è andata raccogliendo crescenti consensi.

E' motivo di conforto incontrare nel panorama scientifico attuale una schiera di ricercatori che, riconoscendo la piena dignità del nascituro, esplorano le vie di una nuova disciplina, la educazione prenatale. E', questa, una meravigliosa e meritoria ricerca: chinarsi davanti al figlio che si trova ancora nel seno materno, non solo per constatare e osservare la sua crescita fisica ed ascoltarne il battito del piccolo cuore, ma anche per indagare le sue emozioni e registrare i segni dello sviluppo della sua psiche. In questa ricerca c'è un implicito tributo di rispetto alla persona, nella quale già palpita lo spirito immortale e si manifesta l'immagine del Creatore.

2. E' giusto che il bambino sia posto al centro dell'attenzione delle scienze umane, e non solo di quelle biologiche, fin dall'inizio del suo cammino temporale nel seno materno. Il vostro impegno pertanto, cari Convegnisti, ha certamente un valore nel campo delle scienze sperimentali, ma ha anche un significato antropologico e morale. Il vostro interesse, infatti, superando il puro organicismo e la considerazione degli aspetti fisico-funzionali, che pur conservano la loro importanza, si dirige verso l'intimo del nuovo essere, che è ospite del seno materno.

La vostra ottica è, per così dire, prospettica: voi guardate al successivo sviluppo del bambino - la sua infanzia, l'adolescenza, l'età adulta - per cogliere le connessioni psicologiche che esistono tra quelle fasi dell'esistenza ed i suoi inizi nel grembo della madre, e per suggerire ai genitori la condotta più idonea per assicurare l'armonico avvio del processo.

La storia dell'individuo dopo la nascita dipende certamente dalle cure fisiche e mediche che egli riceve. Ma un influsso non piccolo su di essa hanno pure la serenità, l'intensità e la ricchezza delle emozioni provate durante la vita prenatale. Questa linea di ricerca prenatale va, pertanto, considerata della massima importanza.

In questa prospettiva, è pure importante rilevare la connessione che esiste tra lo sviluppo della psicologia del nascituro ed il contesto della vita familiare che si muove intorno a lui. L'armonia dei coniugi, il calore della casa, la serenità della vita quotidiana si ripercuotono sulla sua psicologia, favorendone lo sbocciare armonioso: non sono soltanto i geni a trasmettere i tratti ereditari dei genitori, ma anche le ripercussioni delle loro vicende spirituali ed emozionali.

3. E' bello constatare come la medicina e la psicologia, con le loro rispettive risorse, possano mettersi a servizio della vita del nascituro e del suo progressivo sviluppo. Mentre alcune linee di ricerca e d'intervento sperimentale, oggi, rischiano di dimenticare il mistero della persona presente nella vita che sboccia nel seno della madre, voi vi proponete di sviluppare i vostri studi partendo da questo presupposto. Voi sapete, infatti, che la sciagura più grave per l'umanità è quella di smarrire il significato del valore della vita umana fin dal suo esordio.

Conoscere la vita in ogni sua dimensione, per rispettarla e promuoverla in tutto il suo sviluppo e in tutto il suo mistero: è questo l'orizzonte che vi guida e che oggi volete riconfermare davanti al Successore di Pietro. L'auspicio doveroso in questo contesto è che quanti sono preposti all'assegnazione dei mezzi economici destinati alla ricerca sappiano distinguere tra i programmi che vanno a sostegno della vita e quelli che ne offendono l'integrità o ne compromettono la stessa esistenza.

Spetta, in particolare, ai ricercatori cattolici il compito di far convergere i loro sforzi verso gli obiettivi umani più alti ai quali la scienza può servire. Scrivevo, al riguardo, nella Lettera Enciclica Evangelium vitae: "Anche gli intellettuali cattolici possono fare molto per costruire una nuova cultura della vita umana. Un compito particolare spetta agli intellettuali cattolici, chiamati a rendersi attivamente presenti nelle sedi privilegiate dell'elaborazione culturale, nel mondo della scuola e della università, negli ambienti della ricerca scientifica e tecnica, nei luoghi della creazione artistica e della riflessione umanistica" (n. 98).

4. Rinnovo ai credenti l'invito a collaborare con animo aperto con i colleghi del mondo scientifico per sviluppare la ricerca sulle componenti fisiche, psicologiche e spirituali della vita umana fin dai suoi albori. Qualsiasi persona che sia sensibile alla difesa e alla promozione della vita, specie se fragile e indifesa, non può accontentarsi della proclamazione, ancorché giusta e sacrosanta, del diritto alla vita, ma deve sentirsi impegnata ad elaborare una cultura scientificamente fondata "con una produzione di contributi seri, documentati e capaci di imporsi per i loro pregi al rispetto e all'interesse di tutti" (Lett. enc. Evangelium vitae, 98).

La vittoria, in definitiva, sarà della verità, perché dalla sua parte sta Dio. Non è Egli forse il Dio della verità ed il Signore della vita?

Vi esorto, pertanto, a continuare nei vostri studi con rigore esemplare. Il Signore non mancherà di accompagnarvi con la sua grazia nel quotidiano lavoro, che voi ponete al servizio di un domani più bello e ricco di vita.

Con questo augurio, mentre invoco su di voi e sulle vostre attività la protezione della Vergine Maria, Sede della Sapienza e Madre del Verbo Incarnato, di cuore vi imparto la mia affettuosa Benedizione.

Dal Vaticano, 20 Marzo 1998.

IOANNES PAULUS PP. II

       

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