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  DISCORSO DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
A S. E. IL SIGNOR MARIJAN Å UNJIC
AMBASCIATORE DI CROAZIA PRESSO LA SANTA SEDE*

Lunedì, 12 ottobre 1998

 

Signor Ambasciatore!

1. Nel darLe il benvenuto in Vaticano, accolgo con grande piacere le Lettere che L'accreditano presso la Santa Sede in qualità di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Croazia.

La prego di voler trasmettere all'Illustrissimo Presidente della Repubblica, il Signor Franjo Tudjman, l'espressione della mia gratitudine per il deferente e cordiale pensiero che, anche a nome dell'intera Nazione da secoli legata alla Cattedra di Pietro, mi ha rinnovato per Suo tramite. Ringrazio, inoltre, Lei personalmente, Signor Ambasciatore, per gli auguri che ha voluto gentilmente porgermi in occasione dell'anniversario della mia elezione al ministero petrino.

La presentazione delle Sue credenziali si svolge a pochi giorni dal compimento della mia Visita pastorale in Croazia. Rimarranno indimenticabili per me le intense emozioni vissute nei vari incontri con la popolazione, in particolare nella Santa Messa durante la quale ho avuto la gioia di beatificare un illustre figlio della Croazia e fedele Pastore della Chiesa, il Cardinale Alojzije Stepinac. Per questo motivo ho voluto personalmente congratularmi con il Signor Presidente della Repubblica al termine della solenne Liturgia a Marija Bistrica. Rimangono altrettanto indelebili le impressioni raccolte sia nella solenne Eucaristia a Znjan, con la quale si sono voluti celebrare i 1700 anni della città di Split, sia negli incontri di Zagabria e di Solin.

La Nazione croata ha saputo mostrare ancora una volta, oltre alla sua viva fide ed al profondo attaccamento alla Chiesa cattolica, anche la sua dignità e la vivacità della sua cultura, elementi che hanno contribuito a rendere il Viaggio apostolico altamente significativo. Le Autorità sia ecclesiastiche che statali, a tutti i livelli, si sono impegnate al massimo per facilitare l'incontro del Successore di Pietro con le popolazioni, favorendo un fruttuoso svolgimento del mio ministero in mezzo ai Fratelli e alle Sorelle della Croazia. Colgo volentieri questa occasione per esprimere ancora una volta a tutti la mia riconoscenza.

2. Dopo le tribolazioni sperimentate negli anni della recente guerra, ora la Croazia gode del grande dono della pace. Formulo i migliori voti affinché questo fondamentale valore possa rafforzarsi sempre di più ed estendersi finalmente a tutti i popoli del Sud-Est d'Europa, chiamati a vivere nel reciproco rispetto, nel dialogo sincero, nella mutua collaborazione.

Caduto il totalitarismo comunista, il Suo Paese e le altre Nazioni dell'Europa Centrale ed Orientale non sono più separate dal resto della grande Famiglia delle Nazioni europee. Il Signore della storia, alle soglie del terzo millennio, ha ridonato a questi Popoli, dopo decenni di gravi sofferenze, il prezioso bene della libertà.

E' pertanto comprensibile e legittima la loro aspirazione a reinserirsi, alla pari di altre Nazioni del Continente, nel processo di costruzione della Casa comune, offrendo il proprio contributo spirituale, morale e culturale alla storica impresa. Perché le fondamenta dell'edificio risultino salde, sarà molto importante che possano poggiare sulla roccia sicura dei valori cristiani.

In questa prospettiva, auspico vivamente che non vadano deluse le legittime attese delle popolazioni di questi Paesi. Essi hanno oggi bisogno di leale e generoso appoggio nel superare le difficoltà che sono retaggio dei passati regimi totalitari, a livello sia economico e sociale che culturale e politico.

3. Passati i lunghi anni di dittature e di dolorose esperienze di violenza, a cui sono state sottoposte le popolazioni della regione, occorre oggi uno sforzo maggiore per costruire una vera democrazia a misura d'uomo. Essa non potrà ignorare, se tale vorrà essere, i presupposti etici che scaturiscono dalla verità dell'uomo quale si rivela all'indagine della sana ragione. In particolare, dovrà tener conto di ogni dimensione dell'essere umano, cominciando da quella spirituale e religiosa. Solo una democrazia che ponga la persona al centro di ogni interesse politico, economico, sociale, culturale, potrà dirsi pienamente rispettosa della dignità propria dell'essere umano. Come tale, non potrà non promuovere la famiglia, quale istituzione di base della società, né disattendere i doveri derivanti dalla solidarietà con i ceti più deboli. In definitiva, la meta verso cui ogni società deve sforzarsi di progredire è quella di una democrazia di responsabilità e di corresponsabilità, che promuova il benessere di tutti i ceti sociali, con precisi diritti e doveri per ogni cittadino.

Percorrendo questa strada, la Croazia potrà recare il suo contributo specifico alla crescita democratica e alla stabilità della regione, favorendo il costante progresso umano, civile e spirituale in essa e nell'intero Continente.

Nell'affrontare le non facili sfide del momento presente, è particolarmente importante, Signor Ambasciatore, che il Suo Paese, appartenente alle antiche Nazioni europee, cerchi di infondere speranza alle proprie popolazioni con gesti concreti di solidarietà verso i più poveri ed emarginati. E' questa infatti la strada che conduce verso il futuro. Incoraggio tutti a non arrendersi di fronte alle difficoltà che si incontrano inevitabilmente in tale impresa.

4. L'instaurazione della democrazia nel Suo Paese ha favorito lo sviluppo di buoni rapporti tra lo Stato e la Chiesa, confermati anche dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia e dalla firma di quattro Accordi specifici, tre conclusi nel dicembre del 1996 e l'altro firmato venerdì scorso. Tali Accordi, senza dubbio, daranno un ulteriore impulso all'intesa, facilitando una collaborazione sempre più proficua, secondo la competenza di ognuno, tra le istituzioni dello Stato e quelle della Chiesa, a vantaggio di tutti i cittadini della Croazia.

La Chiesa e lo Stato servono lo stesso uomo ed operano ambedue a suo vantaggio, ciascuno nell'ambito proprio. E' necessario pertanto che essi sappiano cooperare nei campi comuni, cercando tra loro l'intesa, così da essere in grado di rispondere fattivamente, nel pieno rispetto delle reciproche autonomie e competenze, alle legittime attese dei cittadini, i quali sono in maggioranza cattolici.

La società civile e la Chiesa che è in Croazia, camminando insieme, scriveranno pagine significative per la storia di un popolo le cui antiche radici affondano nell'humus fecondo dei valori cristiani.

5. Signor Ambasciatore, è con tali prospettive piene di speranza che porgo a Lei i miei fervidi auguri per il felice e fruttuoso compimento della Sua alta missione presso la Sede Apostolica, nello spirito di quei rapporti sempre cordiali tra il Successore di Pietro e il Popolo croato, a cui Ella ha voluto fare cenno nel Suo discorso.

Avvaloro tali auspici con la Benedizione Apostolica, che cordialmente imparto a Lei, ai Suoi Collaboratori e Familiari ed a tutti i cittadini della cara Croazia.


*L'Osservatore Romano 12-13.10.1988 pp.4, 5.

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