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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
DELL’UCRAINA IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 25 marzo 1999

 

Venerati Fratelli nell’Episcopato!

1. Porgo a voi tutti un cordiale benvenuto, in occasione della vostra prima Visita ad limina Apostolorum quali Pastori delle Comunità cattoliche di rito latino dell'Ucraina, e vi saluto con le parole dell’Apostolo: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Ef 1, 2). Al termine, ormai, di un secolo che ha visto eventi dolorosi abbattersi sulle Diocesi a voi affidate, la Provvidenza ha voluto finalmente far scendere sulle vostre comunità la rugiada di una consolante rinascita. Sia benedetto Dio che, nella sua bontà, vi ha permesso di vedere, prima del tramonto del millennio, il ritorno nella vostra amata Terra del fondamentale valore della libertà consentendovi di dedicarvi con ogni energia al servizio di una messe promettente.

Nella storia della vostra Conferenza Episcopale questo è il primo incontro formale con il Successore di Pietro e con la Curia Romana, nel contesto della tradizionale forma di contatto che è costituita dalla visita ad limina. Ringrazio il Presidente della Conferenza Episcopale, Mons. Marian Jaworski, per le parole di fede e di comunione che, a nome di tutti voi, mi ha voluto rivolgere. Assicuro a ciascuno la mia costante preghiera per l’intenso ministero che svolgete al servizio delle Chiese affidate alle vostre cure pastorali.

Guardando alla difficile eredità del recente passato, come non manifestare ammirazione per le meraviglie compiute in questi ultimi otto anni dal Signore attraverso il sacrificio, la dedizione e lo zelo pastorale di voi Vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e dei tanti laici che, al vostro fianco e sotto la vostra guida, hanno sostenuto la rinascita delle Diocesi? La testimonianza di tanti eroi della fede che hanno sofferto persecuzione ed il coraggio di innumerevoli genitori che con tenacia hanno trasmesso ai figli l’amore per il Vangelo non sono stati vani. Lo attesta la provvidenziale rifioritura delle vostre comunità.

2. In tempi relativamente brevi, grazie certo anche alla solidarietà di Diocesi sorelle, siete riusciti a ricostruire una Chiesa che era stata ridotta in macerie. Sapendo quali erano le condizioni di un tempo e guardando alla realtà di oggi, sorge spontaneo dal cuore il bisogno di render gloria a Dio per quanto Egli ha fatto. Al tempo stesso, occorre dar merito ai numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e laici che si sono resi validi strumenti del disegno di salvezza.

Proseguite su questo cammino sull’esempio di Olga, di Vladimiro e di Izjaslao-Demetrio, che sulle rive del Dniepr hanno ricevuto il lavacro battesimale. Siate sempre animati da profonda ansia apostolica e missionaria. Siano le vostre comunità vive e fervorose, unite ai Pastori e tutte tese all'evangelizzazione. Potrete così guardare al futuro con fiducia e svolgere sempre meglio la vostra missione nella cara terra d'Ucraina. Il campo dell'azione pastorale è ampio e voi avete già posto mano a utili iniziative sia per l'approfondimento della fede, che per una più incisiva testimonianza evangelica nella società.

3. Superando non poche difficoltà, in questi anni la prima vostra preoccupazione è stata quella di dotare le vostre comunità di strutture operative e di indispensabili edifici sacri per le riunioni dei credenti e le celebrazioni liturgiche. Molte chiese parrocchiali e cappelle sono state riaperte al culto, mentre attualmente sono in funzione tre seminari insieme con un Istituto catechistico.

Ora la vostra attenzione si è spostata sulle esigenze della nuova evangelizzazione, per sostenere i fedeli nell’approfondimento della fede e per proporre anche alle nuove generazioni la vivificante parola del Vangelo. A tal fine è indispensabile la catechesi, adattata alle esigenze del nostro tempo. Proseguendo quanto il Concilio Vaticano II ha avviato, vi incoraggio a porre in atto quel sano rinnovamento di metodi che, lasciando inalterata la sostanza del messaggio di Cristo, ne adegui la presentazione alla sensibilità dei tempi nuovi. Vi sarà di grande aiuto in ciò il "Catechismo della Chiesa Cattolica", di recente pubblicazione.

Ogni battezzato e, in verità, ogni persona di buona volontà, possiede il diritto di ricevere dalla Chiesa un insegnamento e una formazione che le permettano di raggiungere la vera conoscenza di Cristo. Dando la priorità alla catechesi rispetto ad altre iniziative forse più spettacolari, la comunità ecclesiale trova l'autentico mezzo di consolidamento della propria vita interna e di incisivo approccio al mondo esterno (cfr Catechesi tradendae, 15). Un organico programma catechetico costituisce la risposta adeguata alle sfide di questa nostra epoca, compresa quella emergente nel preoccupante fenomeno del proliferare delle sètte.

Il graduale incremento del clero locale, diocesano e religioso, formato teologicamente e pastoralmente grazie all'opera di un personale specializzato nelle varie sacre discipline, consentirà di meglio qualificare l'organizzazione della pastorale e di sviluppare l'evangelizzazione e la catechesi, soprattutto nei riguardi dei giovani e della famiglia. Come non vedere, peraltro, l'importanza fondamentale che in questo processo ha l'apporto di persone consacrate e di laici volenterosi e preparati nella conoscenza del messaggio cristiano?

4. Ciò apre il discorso sulla necessità di rafforzare la pastorale delle vocazioni, specialmente di quelle sacerdotali e religiose. Il seminario e, in genere, le varie strutture di formazione al ministero sacro o alla vita consacrata costituiscono la “pupilla degli occhi” del Vescovo. A tali istituzioni egli deve destinare il meglio delle risorse della Comunità, poiché la dimensione vocazionale è connaturale ed essenziale alla vita della Chiesa.

Ogni vocazione è dono di Dio che “ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1, 4-5). La Chiesa stessa, per sua nativa costituzione, è “vocazione”, e genera ed educa vocazioni destinate a promuovere la crescita del Regno di Dio nel mondo (cfr Apostolicam actuositatem, 3). Da qui sgorga naturale l'esigenza di sensibilizzare il popolo cristiano, perché si adoperi generosamente con ogni mezzo spirituale e materiale al servizio delle vocazioni. Occorrono santi sacerdoti e persone consacrate per il vasto campo dell'evangelizzazione.

Indispensabile è, poi, l'opera delle famiglie. Quanto più, infatti, le famiglie cristiane e le comunità ecclesiali sapranno essere salde nei valori evangelici, assidue nella preghiera e nella vita sacramentale, aperte alla chiamata del Signore, forti nel sacrificio e nella donazione incondizionata, tanto più potranno avvertire l’urgenza di operare concretamente per sostenere quanti Dio invita ad uno speciale vincolo con sé e ad un particolare servizio nella Chiesa (cfr Pastores dabo vobis, 41).

5. Questo naturale processo di crescita, con il passar del tempo, farà apparire sempre meglio la identità “cattolica” delle vostre Chiese, a servizio di tutti, nel rispetto della identità religiosa e nazionale delle varie componenti etniche del vostro Paese, senza tuttavia perdere le proprie connotazioni qualificanti.

Nella vostra terra, voi mostrate la ricchezza della Chiesa cattolica nella varietà delle sue espressioni rituali: la tradizione bizantina e quella latina, con l'apporto pur numericamente limitato di quella armena, confluiscono nell'unico canto di lode che incessantemente eleva verso lo Sposo celeste la Sposa peregrinante sulla terra. Ed è vanto per la Chiesa tale pluriformità nell'unità, che se è peculiare della comunità cristiana, costituisce anche un riferimento ideale per la società civile, anch'essa chiamata a costruire la comunione nel rispetto e nell'attenzione per tutte le sue diverse componenti culturali. Se il rispetto di ogni identità è richiesto dalla giustizia, esso è ancor più postulato dalla carità che, per il cristiano, è legge suprema.

La non facile situazione religiosa specifica del vostro Paese non vi scoraggi nel ricercare costantemente vie di dialogo, di reciproca comprensione e, per quanto possibile e opportuno, di modi concreti di collaborazione. Vi sarà di aiuto un'attenta e coraggiosa tensione missionaria che operi perché siano abbattute le barriere create dalla desolante oppressione di settant’anni di ateismo militante. Quanti vostri concittadini hanno fame e sete di Dio! Occorre aiutarli a riscoprire le loro radici cristiane, avvicinandoli da veri apostoli, affinché nessuno li inganni con filosofie vuote o vani raggiri (cfr Col 2, 8).

6. Abbiate singolare premura per le giovani generazioni. La ricerca del dialogo guidi ogni vostro passo. Ogni sforzo deve essere messo in atto, a tutti i livelli e competenze della vita ecclesiale, per mostrare nei fatti come la diversità sia chiamata a confluire nell'armonia dell'unità. Né vi potrebbe essere autentica testimonianza ecumenica, se non mostrando nei fatti come la Chiesa cattolica sappia trovare al suo interno la forza e la coerenza di un impegno concorde. Perché ciò avvenga deve essere primario l'impegno della conoscenza reciproca e della convivialità, valorizzando ogni concreta occasione d'incontro, in modo che i Pastori sappiano essere per il proprio gregge modello di accoglienza e di benevolenza verso tutti.

Solo il Signore conosce i ritmi e i tempi di questo cammino. A noi, però, resta il compito della fervente preghiera e di una salda volontà di incontro. Lo Spirito, infatti, interpella in profondità i fedeli cattolici e, mentre li esorta ad entrare in quello che si potrebbe chiamare il “dialogo della conversione”, li apre a “relazioni fraterne che siano una cosa diversa da una cordiale intesa o da una convivialità tutta esteriore. I legami della koinonia fraterna vanno intrecciati davanti a Dio e in Gesù Cristo” (Ut unum sint, 82).

7. Venerati Fratelli, “l’ecumenismo non è soltanto una questione interna delle Comunità cristiane. Esso riguarda l’amore che Dio destina in Gesù Cristo all’insieme dell’umanità, e ostacolare questo amore è un’offesa a lui e al suo disegno di radunare tutti in Cristo” (Ut unum sint, 99).

E', questa, una dimensione dell'ecumenismo che appare particolarmente attuale, se si osserva quanto necessarie siano la predicazione e la testimonianza dei seguaci di Cristo nel contesto della società ucraina! Lo richiedono le famiglie, così fragili nell’unità e nel rispetto della vita; ne hanno bisogno i più deboli, specie i bambini che non di rado vengono abbandonati; lo esige la società protesa verso il perseguimento di un bene comune che eviti i privilegi di pochi e l’emarginazione dei più deboli; lo ricercano i giovani che desiderano speranze nuove e ideali concreti per i quali impegnarsi nella vita. Come non vedere, nella vostra opera pastorale, un contributo essenziale alla edificazione e alla crescita dell’intera società ucraina? Per quanto concerne la Chiesa cattolica, l’impegno ecumenico è una delle priorità dalle quali essa non può e non vuole prescindere.

In tale compito, le vostre Comunità diocesane non si sentano sole o impari ad affrontare le sfide che vi stanno innanzi. Lo spirito di comunione che unisce strettamente le Chiese particolari sparse nel mondo non mancherà di farvi sentire il concreto balsamo della carità fraterna. Esorto le Comunità ecclesiali dell’Occidente a non venir meno al dovere di condividere con voi, ove possibile, progetti di servizio, contribuendo alla realizzazione di quanto le vostre Diocesi intraprendono a favore del popolo. Sono certo, peraltro, che i vostri fratelli d’Occidente non assumeranno, nei territori di presenza comune, atteggiamenti che possano apparire irrispettosi dei faticosi sforzi da voi intrapresi con tanto maggior merito quanto più precarie sono le vostre disponibilità (cfr Orientale lumen, 23).

Carissimi Fratelli nell'Episcopato! Mentre insieme a voi elevo l’inno di benedizione a Dio che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità (cfr Ef 1, 4), formulo di tutto cuore l’auspicio che la celebrazione del prossimo Grande Giubileo dell’Anno 2000, verso il quale siamo tutti incamminati, sia occasione di rinnovato slancio di conversione e di impegno per ogni cristiano che vive nella vostra terra. Esso sia pure motivo di un più profondo e generoso impegno nell’ambito della fraterna collaborazione fra tutte le Chiese che sono in Ucraina, così che venga presto il giorno in cui i discepoli del Divino Maestro rendano in piena comunione la loro testimonianza a Colui che era, che è e che viene.

Con tali voti, mentre invoco l’orante Madonna di Vladimir, “che ha costantemente accompagnato la peregrinazione nella fede dei popoli dell’antica Rus’” (Redemptoris Mater, 33) affinché ottenga alle vostre Chiese una rinnovata effusione di grazie, di gran cuore imparto a voi, ai vostri sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate e a tutti i fedeli affidati alle vostre cure una speciale Benedizione Apostolica.

   

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