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VIAGGIO APOSTOLICO IN LIBANO (10-11 MAGGIO 1997)

INCONTRO CON I PATRIARCHI E I VESCOVI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Residenza patriarcale maronita di Bkerké - Domenica, 11 maggio 1997

   

Abbiamo parlato e abbiamo citato molte persone. Vorrei sottolineare che la conclusione attuale dell'Assemblea Sinodale per il Libano segna un ulteriore passo nel cammino sinodale, se si può dire così. Non è solo un Sinodo tradizionale, ma anche un Sinodo regionale. Il Sinodo per il Libano è un Sinodo regionale, non solo per il Paese, ma anche un po' per l'Asia minore. E qui occorre ricordare la personalità di un mio compatriota, che fu predecessore del Cardinale Schotte, il Cardinale Wadysaw Rubin. Lo ricordo tanto più volentieri in quanto era molto legato al Libano. Aveva studiato qui, all'Università di San Giuseppe, ed è sempre restato molto legato, molto attaccato al Libano. Spero che abbia servito bene il Sinodo dei Vescovi in questo periodo decisivo, perché‚ è stato il primo e perché‚ l'idea sinodale acquisterà sempre più senso e farà un grande progresso. Questo vuol dire che se la Chiesa di Roma non è una Chiesa sinodale, tuttavia si attribuisce un'importanza sempre maggiore al Sinodo dei Vescovi. Si tratta di una Chiesa sinodale in un senso differente, ma in ogni caso è una Chiesa sinodale in cui il Sinodo dei Vescovi svolge un ruolo importante. Questo ci spinge ad avvicinarci ai nostri fratelli ortodossi. In questo spirito attendo le Loro Beatitudini questo pomeriggio: ci incontreremo e parleremo con i Patriarchi Ortodossi che hanno voluto partecipare a questa solennità e hanno voluto partecipare anche al Sinodo almeno attraverso i loro rappresentanti. Sono stato particolarmente contento di questo incontro. Grazie di tutto.

 

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