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 DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AI REGGENTI DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO,
IN OCCASIONE DELLA LORO VISITA UFFICIALE
PRESSO LA SANTA SEDE
*

Lunedì, 18 maggio 1959

 

Siamo felici di porgere il Nostro saluto a voi, Signori Capitani Reggenti di San Marino. Ci viene così offerta l'occasione quanto mai gradita di manifestare i Nostri sentimenti di benevolenza verso la vostra antica e gloriosa Repubblica, per tanti motivi cara a questa Sede Apostolica.

Al Capo della Cristianità non può sfuggire il fatto che la vostra Repubblica senta così vivamente i vincoli spirituali che dalle sue origini la legano al nome di un Santo, e che all'influsso del suo spirito faccia risalire quelle tradizioni religiose e civili, quelle doti di laboriosità e di saggezza, come pure quella cortese e generosa ospitalità, dimostrata specialmente durante l'ultimo conflitto bellico, che costituiscono il legittimo vanto del vostro popolo.

Amiamo inoltre di rilevare con compiacimento che la vostra Repubblica non è soltanto la meta cara ai turisti di ogni Paese, per le sue antiche memorie, per le caratteristiche suggestive del paesaggio, per i suoi panorami di incantevole bellezza; ma è altresì la terra che, pur nella modestia della sua estensione geografica, si è imposta alla stima e al rispetto, per l'ideale della giusta libertà ivi tenuto in particolare onore.

L'amore della libertà, a cui siete stati educati, vanta tra voi radici squisitamente cristiane, e i vostri padri, cogliendone il vero significato, vi insegnarono a non disgiungere mai il suo nome da quello di Dio, che ne è il suo insostituibile fondamento. La libertà vera è dono del Signore, e là soltanto fiorisce e prospera, dove aleggia il suo spirito: « ubi spiritus Dei, ibi libertas », come ammoniva S. Paolo [1]. Con ciò i vostri padri vi hanno insegnato anche come preservare questo dono da facili sbandamenti, e vi hanno indicato la strada per assicurarvi i suoi frutti preziosi, quali sono la pace, la concordia e il rispetto di quei valori spirituali, dai quali dipende la prosperità dei popoli e la sicurezza delle loro istituzioni.

Ci piace ricordare questo insegnamento offerto dalla vostra storia, poiché oggi nessuna parola forse, come quella della libertà, affiora tanto spesso sulle labbra degli uomini, mentre la sua vera essenza sembra rimanere estranea al possesso di molti. Non è difficile trovarne la ragione. Si è creduto di porla al sicuro con la forza delle armi e con l'ausilio delle leggi e delle convenzioni umane, senza pensare di fondarla sulla roccia incrollabile della fede in Dio. Ma se si lascia Dio da parte, anche la libertà è come una parola scritta sulle acque del mare; e senza il suo aiuto non c'è casa che possa edificarsi solidamente, né città alla cui difesa basti la vigilanza di quelli che la sorvegliano [2].

In questo momento, pertanto, l'augurio cordiale che facciamo per il caro popolo Sammarinese è che rimanga fedele alle sue nobili tradizioni, e che il genuino spirito del Cristianesimo informi sempre più le pubbliche istituzioni della Patria. Vostra gloria è la libertà, sì, ma la libertà dei figli di Dio, che farà della vostra Repubblica, come in passato, una grande famiglia, dove regnano la pace e la concordia, al riparo dalle violenti scosse che agitano Paesi ben più grandi, esempio convincente di una prosperità che poggia saldamente sui principi intramontabili del Vangelo.

Con questo augurio Noi imploriamo su voi, Signori Capitani Reggenti, e sul vostro popolo copiosa l'assistenza divina, ottenuta dalla preghiera del vostro Santo Patrono, in pegno della quale vi impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione.

 


*  AAS. vol. LI, 1959, pp. 423-424;

Discorsi, Messaggi, Colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, I, p.341-343;

L’Osservatore Romano 18-19.5.1959, p.1.

[1] 2 Cor. 2, 17.

[2] Cfr. Ps. 126, 1.

 



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