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PAOLO VI

REGINA COELI

Domenica, 25 aprile 1971

 

Carissimi Figli!

Voi attendete da questo piccolo incontro festivo di leggere qualche cosa nel cuore del Papa dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti, e vorreste scoprire come la scena del mondo si rifletta nell’animo suo. Ebbene, Noi avremmo molte cose da dirvi, proprio in ordine a questa Nostra vigilanza sui fatti del mondo, oggi. Cerchiamo, sì, di conoscerli, di comprenderli, di condividerli, di interpretarli al confronto dei destini spirituali dell’umanità. Non siamo distratti, non siamo indifferenti; e dove il Nostro ministero ci chiama, non siamo assenti. Sì, comprendeteci! (Cfr. 2 Cor. 7, 2)

Ma vi diremo che la Nostra attenzione non può staccarsi in questo periodo liturgico dalla prevalente considerazione dell’avvenimento, di cui la Chiesa ha testé celebrato la memoria e l’estensione nel tempo e nelle anime: il mistero pasquale.

Lasciateci confidarvi la Nostra letizia, la Nostra speranza, la Nostra comunione con tutti i fedeli, che, come diciamo, «hanno fatto la Pasqua». Non è questo un avvenimento stupendo e commovente? Non è questo un meraviglioso fenomeno di rinnovamento e di vita?

Noi pensiamo con immensa gioia ai nuovi battezzati - e quanti sono nelle missioni dove la Chiesa sta tuttora nascendo e dilatando le tende del regno di Cristo! - Pensiamo con trepidante affetto a tutti i bambini che hanno fatto la prima Comunione, novella primavera nel campo di Dio, che è la Chiesa (Cfr. 1 Cor. 3, 9). E pensiamo a tutti quei figli e fratelli che hanno avuto il coraggio dell’umiltà, nella sincerità e nella giustizia, di risorgere alla vita divina della grazia, curvando il capo e aprendo il cuore al sacramento della Penitenza. Pensiamo ai mille e mille cari e venerati nostri Sacerdoti, buoni e zelanti, che sono stati, anche in questa ricorrenza pasquale, ministri dei divini misteri, confratelli bravi, forti, positivi costruttori della Chiesa del Signore! Pensiamo alle anime consacrate - quante, quante! - all’amore di Dio e del prossimo, che la Pasqua ha colmato di nuovi carismi. Pensiamo ai Cristiani che della vita ordinaria e profana fanno una testimonianza di fede e di onestà, «Santi» li qualifica il linguaggio primitivo della Chiesa.

Dicevamo altra volta: cosa grande è la Chiesa! Diciamo oggi: cosa bella è la Chiesa! Contempliamola insieme e insieme preghiamo perché essa abbia coscienza di questa sua bellezza viva, umana e trascendente, e la sappia sempre conservare e onorare. Con Maria la eletta «Madre della Chiesa».

                               



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