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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 24 settembre 1972

 

Lasciate che noi comunichiamo anche a voi la commozione che la cerimonia testé celebrata in San Pietro ha suscitato nel nostro animo. Abbiamo avuto intorno all’altare schiere di cantori e uno sciame di ragazzi piccoli e grandi, venuti da molte parti d’Italia, per cantare con noi, e diciamo pure per noi, per allietare il nostro spirito, le lodi del Signore. Erano i cantori delle nostre Chiese, erano i Pueri cantores, qui convenuti in occasione del centenario di Lorenzo Perosi, per dimostrarci con la loro presenza e con le loro voci limpide e squillanti che nelle nostre comunità ecclesiali, dopo la recente rinnovazione liturgica, rinasce il canto di popolo, il canto sacro, il canto che traduce la preghiera in poesia e in voce collettiva e conferisce al culto la bellezza, la freschezza, la forza che il grido dei fanciulli, educati all’espressione artistica, semplice e quasi loro connaturata, vi sanno dare. Quanta bellezza, quanta pietà, quanta speranza per la professione della nostra fede, quanta saggezza per la formazione religiosa squisita e sincera delle nuove generazioni, e quale rifioritura spirituale per le folle delle nostre chiese, spesso silenziose e senza vivacità comunitaria, delle generazioni adulte.

Abbiamo motivo di godere, abbiamo occasione di compiacerci con quanti si adoperano per far scaturire dall’infanzia innocente e dalla giovinezza avviata alle esperienze, spesso seducenti e profane e vuote di vera realtà spirituale, la vena squillante dei canti che tendono agli spazi misteriosi del cielo e a confondersi con quelli profondi e ineffabili degli angeli.

Sappiamo apprezzare questi umili, ma stupendi segni del cuore del popolo credente, e affidiamo a Colei che inneggiando alla venuta di Cristo sulla terra cantò il «Magnificat», le schiere amatissime dei nostri Pueri cantores e di tutti i fanciulli del mondo.

 



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