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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 23 giugno 1974

 

Con la spontanea semplicità di questo saluto festivo, entrato nelle nostre abitudini, ci riferiamo oggi alle ricorrenze anniversarie, che ci riguardano personalmente, specialmente quella della nostra elezione al Pontificato Romano, undici anni fa. Vi accenniamo soltanto per debito di riconoscenza verso quanti hanno voluto anche in questa occasione darci un segno della loro buona, fraterna e filiale adesione: grazie, grazie a tutti di cuore. Vorremmo anche chiedere a tutti comprensione e indulgenza per i limiti umani del nostro ministero apostolico; vorremmo dire a quanti partecipano alla nostra comunione di fede e di carità il nostro voto, il nostro bisogno, la nostra paterna esigenza d’essere sostenuti dalla loro preghiera, dalla loro operante adesione, dal loro effettivo proposito di rettitudine morale, di unione, di concordia, di collaborazione; sì, per conservare e per rinnovare sempre in questa Roma la coscienza religiosa della sua vocazione cattolica.

Voi conoscete il duplice circolo della nostra responsabile missione; il primo circolo, che è quello di questa Diocesi Romana, meritevole e bisognosa di primario amore, d’innumerevoli cure, di appassionato interesse. Chi ci aiuterà a onorare l’incalcolabile e sacro patrimonio delle sue memorie sacre, archeologiche, storiche, artistiche, popolari? Chi sosterrà lo sforzo pastorale per dare all’afflusso della nuova popolazione una spirituale, umana, degna accoglienza? Come vostro Vescovo, Romani d’origine o di abitazione, noi, sappiatelo, tutti come figli vi amiamo; tutti vi vogliamo membri sani ed attivi nella costruzione della nostra, vostra comunità spirituale, la santa, la apostolica, «Romana Ecclesia»: qui dove per disegno storico trascendente, «Cristo è Romano» (Cfr. DANTE, Purg. 32, 102).
E poi l’altro circolo, che gravita parimenti sul Papa e circoscrive l’intero mondo cattolico; tutta la Chiesa qui ha il suo centro, il suo cuore. Noi ne sentiamo le pulsazioni, ne raccogliamo e ne stimoliamo la vitalità. È stupendo, è tremendo, è misterioso. Qui è ad ogni ora celebrata l’unità, l’universalità, la cattolicità della Chiesa; qui tutti possono essere cittadini, qui tutti fratelli.
Roma cristiana, non avverti che qui è la pace? qui la coscienza della civiltà può e deve trovare la sua pienezza e la sua beatitudine? Oh, preghiamo che così sia e che l’Anno Santo ce ne dia una meritata esperienza.

                                



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