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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 1° febbraio 1976

 

Si ripercuotono nel nostro cuore, e si trasmettono in questa nostra invocazione festiva alla Madonna, le ansie insorte in questa alba dell’anno nuovo circa la stabilità della pace fra i Popoli e dell’ordine sociale nell’interno delle Nazioni. Dobbiamo tutti essere sensibili alle variazioni del barometro spirituale e politico del mondo; e questo non per cedere alla trepidazione e all’inerzia derivate da momenti meno propizi per la comune prosperità, ma per ritemprare con nuove energie la nostra presenza nel tempo. Voi conoscete le alterne e pericolose vicende delle cronache internazionali di questi giorni. Che cosa possiamo noi fare se non invocare l’aiuto di Dio per la giustizia e la pace, e riconfermare il nostro fiducioso ottimismo nella loro prevalente e risolutiva virtù?

Fra tanti aspetti dolenti della presente situazione uno ora ci procura cordiale sofferenza, ed è la crisi del lavoro in questo e in altri Paesi. La recessione industriale, la svalutazione monetaria, la disoccupazione specialmente con i suoi penosi riflessi in tante famiglie operaie dànno anche a noi una viva pena, che ci fa pensare amaramente a quella di folle di Lavoratori senza pane e senza speranza. Abbiamo ammirato il nostro Successore nella cura pastorale di Milano in mezzo ai Lavoratori della «Innocenti»; siamo informati dei volonterosi tentativi degli Imprenditori e delle Autorità civili; e sentiamo anche noi il morso dei conflitti economici e sociali; ma speriamo sempre che non il metodo di inasprire arbitrariamente le lotte, ma quello umano e ragionevole di cercare soluzioni nella trattativa, nella collaborazione, nella concordia, nel coraggio inventivo dia qualche buon risultato per tutti, specialmente per i giovani, per le famiglie, per gli emarginati, per i Poveri.

Dobbiamo pur sempre amare, anzi sempre di più questa società, anche se è così acerbamente divisa, e così tormentata dal fatto d’aver posto nella sola e deludente prosperità economica, e nella fiducia materialista il suo ideale; e dobbiamo cercare di assisterla con le speranze superiori, non certo illusorie ed evasive, del Vangelo, che c’insegna l’amore, la pazienza, l’energia del bene, la ricerca operosa del duplice pane, quello terreno e quello celeste, cioè la vita. La Madonna voglia ancora provocare per noi il miracolo di Cana.

 



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