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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 25 luglio 1976

 

Dedichiamo oggi il nostro «Angelus» alla Madonna, offrendoLe l’omaggio spirituale dei fiori, dei frutti dei campi. La stagione estiva ce ne offre l’occasione; il nostro, il vostro soggiorno, per le ferie annuali a contatto con la natura; la festa delle pesche, che mette un po’ di movimento e di musica qui a Castello; ecc. . . . . ci fanno pensare a questo quadro stupendo della campagna, della montagna, del mare e del cielo, che a molti di noi è dato spesso contemplare; e il senso della creazione, della sua bellezza, della sua varietà, della sua fecondità, della sua misteriosa profondità invade lo spirito di chi riscopre l’inebriante, primigenio conforto dell’atmosfera naturale, e sente nascergli in cuore un canto, che si fa spontaneamente inno di lode al Creatore e facilmente preghiera.

Si, questa preghiera che viene alle labbra leggendo il libro della natura, dovrebbe esserci più familiare e consueta: creature siamo noi pure, e così fatte proprio per dar voce al mondo materiale e privo di propria coscienza: «Benedite, opere tutte del Signore, al Signore! Voi, stelle del cielo, al Signore! La terra benedica al Signore!». L’uomo, forse nell’immenso cosmo solo l’uomo, con l’invisibile Coro degli Angeli, può raccogliere in sé la voce dell’universo . . . «Niente è senza voce»; ma chi la sa pronunciare questa voce come risposta al Padre Creatore? La preghiera. nasce dall’essere creato e cosciente.

E nasce tanto più dall’essere insufficiente quale noi siamo: «Dacci oggi il nostro pane . ..!». Come dobbiamo rinnovare in noi questa preghiera, noi che siamo tentati dall’illusione di essere capaci di vivere senza la Provvidenza, che, nell’ordine naturale, o in quello soprannaturale della nostra fede, viene continuamente in nostro soccorso.

E stando alla scuola della natura, senza i cui doni noi non possiamo vivere, il pensiero del lavoro, che dalla terra strappa sudando, studiando, faticando, l’utilità proporzionata al bisogno dell’uomo, ci appare sacro e grande e magnanimo, ben degno del nostro onore e della nostra riconoscenza! Così la povertà, la fame molteplice dell’uomo, non potrà più essere dimenticata dopo una escursione come questa nel regno della natura. Arriveremo ai piedi della Madonna per sentirla ripetere : «Il Signore ha colmato gli affamati dei suoi beni».

 



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