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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 1° agosto 1976

 

Il nostro cuore è in volo verso Filadelfia, dove oggi si apre il Congresso Eucaristico Internazionale, ma lo stesso cuore dura fatica a staccarsi dal nostro mondo, trattenuto com’è da tante ansie e tanti dolori, tra cui quelli ora più fieri del Libano, paese tipico per noi per la formula costituzionale della sua pace, trasformata adesso in tormento di straziante guerra civile, e, Dio non voglia, d’implacabile e più vasta guerra di Popoli, di civiltà e di religioni.

Perciò noi invitiamo voi, e quanti ci ascoltano, ad unirsi alla nostra preghiera festiva alla Regina della pace, ancora, ancora per il Libano.

È dall’aprile dell’anno scorso che le notizie di quel Paese, piccolo ma allora felice, cerniera della civiltà occidentale con quella orientale, parlano e gridano dello spaventoso conflitto, che lo dilania e lo copre di vittime e di rovine crescenti. A soffrire è il Popolo libanese, un popolo di grandi tradizioni, un popolo intraprendente ed aperto, che aveva costruito negli ultimi anni una Nazione moderna, in cui collaboravano libere e concordi le sue varie comunità, soprattutto quelle cristiane e musulmane. A soffrire s’è aggiunta la popolazione profuga della Palestina, che da trent’anni attende, ormai esacerbata, d’avere una sua terra, una sua patria.

Noi non abbiamo alcun’altro desiderio che di vedere la pace, l’ordine, la giustizia ricomporsi nel Libano. Noi siamo come i custodi biblici nella notte, che aspettano l’aurora (Cfr. Is. 21, 11. 12). Dopo tanti tentativi di tregua, più di cinquanta ci dicono, anche in questi ultimi giorni, scontri violenti e micidiali si ripetono e durano ancora. Ma noi speriamo sempre che i responsabili di tutte le parti continueranno con pazienza e coraggio, con lungimiranza e lealtà, ad operare per una vera e generosa riconciliazione. E noi preghiamo tutti coloro che lo possono a favorire una rinnovata concordia, e a venire in soccorso delle popolazioni inermi dei fanciulli, dei feriti, degli esuli, dei fuggitivi, dei prigionieri.

Oh! noi facciamo appello al comune senso di umana pietà, affinché là almeno dove sono gruppi di assediati in campi privi di viveri e di assistenza sia concesso alle iniziative neutrali di soccorso di portare il conforto della propria opera umanitaria. Ed esortiamo anche le organizzazioni cattoliche a collaborare a quest’azione di carità, senza esclusive distinzioni, o parziali preferenze.

Che il Libano ritrovi nel suo immenso dolore l’immenso amore necessario per restituire ai suoi cittadini, e per ora ai suoi ospiti, la fratellanza e la pace.

Così la Madonna, venerata dai libanesi col titolo di «Nostra Signora del Libano», interceda per il compimento di questi voti.

 

Paolo VI così saluta il gruppo delle persone partecipanti al «mese ignaziano» programmato a Galloro, ed il gruppo della Scuola Biblica Cattolica «Santissimo Sacramento» di Faenza.

Sappiamo essere presente a questo incontro festivo il gruppo delle persone che stanno compiendo a Galloro, presso i Padri Gesuiti, e sotto la direzione dello zelante Padre Giulio Cesare Federici, il «mese ignaziano» degli Esercizi Spirituali.

Salutiamo con compiacenza questi fervorosi visitatori; auguriamo loro di poter godere dell’esperienza religiosa e morale di codesto mese privilegiato, e di poterne ricavare copiose energie spirituali, tanto per la loro personale santificazione, quanto per le attività di bene alle quali ciascuna di esse è dedicata. Con una nostra speciale benedizione.

Altra presenza degna di nota è quella del gruppo della Scuola Biblica Cattolica «Santissimo Sacramento», di Faenza, guidato dal bravo Monsignor Giuseppe Lanzoni, che col motto di San Paolo « in Cristo Gesù » educa numerosi centri di fedeli intelligenti e devoti alla conoscenza della Sacra Scrittura e al culto dell’Eucaristia.

Molto bene! A tutti questi presenti, a quelli che nella loro Diocesi seguono questa formazione biblica ed eucaristica, ed a tutti i fedeli della cara Faenza, il nostro incoraggiamento e la nostra esortatrice benedizione.

   



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