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PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 28 agosto 1968

 

«Le Grandezze di Dio»

IL SALUTO A TUTTE LE NAZIONI DELL’AMERICA LATINA

Diletti Figli e Figlie!

Reduci come siamo dal Nostro viaggio in Colombia, non possiamo parlarvi d’altro. Il Nostro animo ancora trabocca per le impressioni che questo pellegrinaggio Ci ha procurate. Pellegrinaggio infatti lo dobbiamo chiamare per gli scopi unici e religiosi di questa grande e rapida escursione. Uno scopo, spirituale anch’esso, ha offerto il quadro amplissimo e desideratissimo della Nostra presenza laggiù : la visita ad un continente, all’America Latina. Abbiamo dovuto restringerla alla Colombia, anzi alla sua capitale, Bogotà; ma la Nostra intenzione è stata quella di salutare tutte e singole le Nazione dell’America Latina. Molte di esse Ci avevano mandato inviti ufficiali, pressanti e commoventi; e non avendo potuto accoglierli, con Nostro vivo dispiacere, abbiamo voluto dare al Nostro arrivo in Colombia il significato più largo d’un atto spiritualmente esteso a tutto il territorio Latino-Americano. Il primo viaggio d’un Papa a quelle terre lontane, da secoli però oggetto di particolare predilezione da parte del Pontificato Romano, assumeva la figura d’un incontro globale; per questo abbiamo voluto, mettendo il piede su quel continente, baciare la terra, ancor prima di incontrarci con i suoi, a Noi immediati, rappresentanti e abitanti, affinché fosse palese il Nostro interesse per tutta l’estensione geografica e morale del continente. E fu così che ebbe inizio la Nostra partecipazione alle manifestazioni grandiose del Congresso Eucaristico internazionale di Bogotà, seguite dall’apertura della II Assemblea generale dell’Episcopato Latino- Americano.

ESITO FELICISSIMO DELLE MANIFESTAZIONI

Le manifestazioni: voi ne avete avuto notizia dai giornali, dalla Radio e dalla Televisione. Noi possiamo soltanto confermare che esse hanno avuto tutte un esito felicissimo. Dobbiamo dare sincero riconoscimento a quanti le hanno preparate, alle Autorità che ne hanno nobilmente favorito lo svolgimento, a tutti coloro che vi hanno partecipato. A questo riguardo dobbiamo notare un fatto indescrivibile, che supera ogni documentazione giornalistica e fotografica; il fatto della partecipazione di folle sterminate, sia alle grandi celebrazioni sacre, sia alla riunione dei Campesinos, sia lungo i Nostri percorsi: folle entusiastiche, folle spontanee, folle composte d’ogni categoria di persone, d’umile gente specialmente, d’incalcolabile numero, d’unanime sentimento. Questo solo effetto esteriore del Congresso costituisce un avvenimento degno d’ammirazione, d’incomparabile valore dimostrativo della fede d’un Popolo, dell’innata bontà dei suoi sentimenti religiosi, e, dobbiamo pur credere, umani e civili. Il volto dell’America Latina non poteva offrire al Nostro sguardo un aspetto più vivo, più degno del Nostro affetto; ancora siamo quasi sopraffatti dall’impressione commovente e inebriante degli incontri inondanti e fragorosi delle Nostre tre giornate colombiane. Sono state ore di pienezza spirituale; ore di pastorale felicità.

GRANDI RICORDI E GRANDI DOVERI NELLA UNITÀ EUCARISTICA

E, nello stesso tempo, ore di rivelazione. La scena parlava. Come ha ben detto un giornalista francese: «È stato un trionfo, senza trionfalismo». Nella manifestazione dominava in tutti la celebrazione; la celebrazione del Mistero eucaristico, da tutti i fedeli percepito nella sua virtù nutritiva, vivificante e santificante le intime profondità della vita individuale, della singola personalità ammessa ed elevata al diretto contatto con Cristo; e da tutti i fedeli riscoperto come principio sommo e irrepetibile di effusione fraterna, di comunione sociale, come fattore operante ed urgente di carità estensiva e unitiva, primo coefficiente di speranza e di azione per la rigenerazione del mondo. L’avvertenza di questa specifica finalità del Sacramento eucaristico è stata particolarmente acuta a causa delle condizioni sociali della maggior parte della gente, che si assiepava d’intorno agli altari. L’accostamento del Mistero eucaristico con la realtà della indigenza umana non poteva non essere in Noi, ed in tutti i cristiani presenti. Noi pensiamo, sorgente di grandi ricordi e di grandi doveri: il ricordo della moltiplicazione del pane naturale, operata due volte da Gesù, quasi predisposizione e simbolo della moltiplicazione del Pane del cielo; il ricordo delle agapi cristiane della Chiesa primitiva, che precedevano la «Cena del Signore» e, che dovevano essere dimostrazione di fraternità e di sollecitudine per gli indigenti, ancor oggi ammonitrici dell’unione che deve intercedere fra il culto eucaristico e il servizio amorevole verso i fratelli bisognosi; il dovere di dare espressione concreta, anche sul piano umano e temporale, alla fede; dovere .di infondere nuove capacità operative alla carità eucaristica, cercando di riprodurre, come a noi è possibile, il prodigio del pane reso sufficiente ed onorato per tutta la fame dell’immensa turba dei Poveri che ci circondano, e che non potremo più abituarci a vedere e a lasciare nello stento e nella amarezza delle loro condizioni che ciascuno di noi, commensali dell’Eucaristia, abbia fatto ogni sforzo per rendere quegli infelici commensali d’un benessere proporzionato alla loro necessità umana e alla loro dignità cristiana.

DUE MOMENTI SOMMAMENTE SIGNIFICATIVI

Discorso non nuovo; ma esso ha levato nuova e potente voce a quel Congresso Eucaristico; voce, che tutta l’America Latina anzi tutto il mondo cattolico vorrà ascoltare come annuncio e programma di tempi nuovi.

Due momenti sono stati per Noi sommamente significativi, sommamente belli: quello dell’ordinazione, da Noi compiuta con l’aiuto di altri Vescovi, di oltre cento Sacerdoti Latino-Americani, con circa quaranta Diaconi; a Noi pareva di ripetere il gesto dei primi esploratori che piantavano la Croce nelle terre scoperte, uno «stauropegio» di nuovo stile; cioè il conferimento sacramentale della missione a nuovi portatori della Croce, a quei nuovi ministri di Dio e della Chiesa, dall’opera e dall’esempio dei quali è da attendersi principalmente la vitalità della fede e l’elevazione moderna di quelle sterminate e crescenti popolazioni. L’altro momento fu alla parrocchia suburbana di S. Cecilia, quando vi celebrammo la S. Messa, all’aperto, sulla porta della povera chiesa, davanti ad una folla innumerevole raccolta e devota di umile gente, ma come dignitosa!, residente nel popolare quartiere, e distribuimmo l’Eucaristia a diciotto bambini neo-comunicandi, ciascuno assistito dai propri genitori: non mai, come allora, la Presenza di Cristo Ci parve irradiare la sua evangelica beatitudine.

Abbiamo poi avuto l’onore e la fortuna di parlare ai Vescovi, convenuti a Bogotà, per inaugurare, come dicevamo, la loro Assemblea generale, che ora si sta svolgendo a Medellin. Quanta edificazione, quanta speranza, quale senso della fraternità episcopale sono, in quell’ora, venute nel Nostro animo! Ci è parso di intravedere l’avvenire del Continente; un avvenire fedele e apostolico, fervente e generoso, come quello d’un alveare in piena, ordinata, concorde, perseverante lavorazione; (questo per ricordare il bel paragone di uno storico - il Taine - a proposito dell’opera infaticabile e metodica compiuta dai Vescovi, per secoli interi, sul suolo di Francia).

Questo il Nostro breve soggiorno a Bogotà. Ci piacerebbe che in tutti ne rimanesse scolpita la memoria, indicata dal titolo che il Congresso scelse per sua definizione e suo programma; l'Eucaristia, «vincolo di carità».


Un’angosciosa situazione in Cecoslovacchia

Poi siamo ritornati in Europa, in Italia, a Roma, dov’è la Nostra Sede Apostolica: e subito il pensiero della angosciosa situazione della Cecoslovacchia Ci ha dolorosamente ripreso. Non lo avevamo mai dimenticato: ché anzi nel fervore religioso e popolare del Congresso Eucaristico esso ispirò a Noi ed ai presenti ricordi assillanti e speciali preghiere. Ma qua giunti avvertimmo di nuovo la pesantezza dell’atmosfera pubblica, generata dai gravi avvenimenti di quella Nazione: e ancor più Ci sentiamo spinti ad elevare la Nostra preghiera e a chiedere quella di tutti i cristiani, di tutti gli uomini. E vorremmo esortarli a ricordare come la giustizia e la pace, per non smentire nel fatto l’aureo significato di questi termini, abbiano bisogno di rifarsi ai concetti superiori dei diritti dell’uomo e della dignità dei Popoli; e come, a loro volta, tali concetti non restino illesi, non possano essere operanti per il bene comune delle persone umane e delle comunità nazionali, senza un riferimento, almeno tacito, ma logicamente effettivo, al Dio vivente, all’Assoluto, al Necessario, donde l’umanità deriva la luce della sua coscienza morale ed il senso della sua fraterna solidarietà. Che cosa può avvenire, quando tale riferimento non esiste più, anzi è negato?

Non vogliamo fare profezie di sventura; bastano tante tristi esperienze del mondo moderno a dircene qualche cosa. Noi vogliamo piuttosto ancora essere ottimisti; per l’amore che nutriamo per tutti i Popoli, per il senso di onore e di umanità, che mai non si spegne nel cuore degli uomini, per l’evidente interesse che tutti hanno in una soluzione umana, di ragione e di concordia, Noi vogliamo sperare e augurare, che a vantaggio comune, ma specialmente di chi più soffre, la giustizia e la pace abbiano a prevalere su ogni presente difficoltà.

Accompagna tutti questi pensieri la Nostra Benedizione Apostolica.

A due gruppi di Cecoslovacchi

Salutiamo Mons. Hnilica, qui presente a questa Udienza, slovacca, che accompagna due gruppi provenienti dalla Cecoslovacchia e che Noi salutiamo in modo del tutto particolare. Anche a questi due gruppi Noi riserviamo il più cordiale saluto. Voi potete pensare quanto vi siamo spiritualmente vicini. Sappiate che comprendiamo la passione che oggi pesa sulla vostra nazione; siamo contenti che le cose non siano diventate più tragiche di quello che potevano essere; ma l’avere una prova come quella che voi state soffrendo Ci rende pieni di comprensione per voi e di preghiere, di auguri, di voti, e del desiderio di assistervi e di farvi conoscere che la Chiesa, la Chiesa di Roma, vi ama, vi comprende, ditelo anche ai vostri connazionali. Il Papa e quanti altri con Lui condividono i suoi sentimenti pregano per tutti i vostri connazionali con sentimenti di particolare solidarietà; mentre ora tutti vi benediciamo, augurandovi di essere pazienti, buoni, forti, uniti e di aspettare che il Signore dia misericordia, pace, prosperità alla vostra nazione.

                                                       



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