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SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA MADRE DI DIO
NELLA VIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

OMELIA DEL SANTO PADRE PAOLO VI

1° gennaio 1975

    

Ecco l'Anno Nuovo!

Ecco un nuovo periodo della nostra vita!

Salutiamo la nostra Vita! Che è Cristo! nostro principio: in Lui tutte le cose sono create e ideate(1); Egli è il nostro modello e il nostro maestro (2); Egli è il termine e la pienezza della nostra vita, presente e futura (3). Salutiamo il nostro Signore Gesù Cristo, al Quale sia onore e gloria nei secoli! (4) E poi salutiamo Maria, la Madre benedetta di Gesù, la quale oggi la Chiesa onora per questo suo elettissimo privilegio e per questa nostra inestimabile fortuna d'essere per ciò stesso la Madre di Dio fatto uomo, nostro Fratello e nostro Salvatore, Salve, Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve! E ora un saluto a voi, Pueri Cantores, che venite da ogni parte del mondo a dare qui a Roma cattolica, cuore dell'unità e della pace, un saggio prodigioso di armonia e di allegria, cantate, cantate! le vostre voci, che si fondono in un solo coro di fede e di preghiera, sono una profezia di pace e di speranza per il mondo intero! Salute a voi, Pueri Cantores!

Salut à vous, Petits Chanteurs, venus du monde entier, pour élever nos cceurs, par vos merveilleux chants de joie et d'espérance. Chantez, oui, chantez, dans tette Rome catholique, centre d'unité et de paix.

A special welcome to you, the boy singers who have come to add your voices to our chorus of praise. May the Lord bless you and may your lives ever be a hymn of thanksgiving for his goodness.

Herzlichen Willkommengruss den Sängerknaben aus allen Teilen der Welt. Unseren Dank euch allen im Namen Jesu Christi für euren unermüdlichen Einsatz im Dienste der Kirchenmusik!

Vuestras voces y el acento apacible de vuestra presencia en Roma son sin duda un respiro de serenidad, que invita a moldear corazones nuevos, llenos de fe y de concordia. Con queste esultanti antifone i nostri animi si fissano ora sul tema, che facciamo oggi, tutti insieme, oggetto della nostra riflessione e della nostra preghiera: la Pace.

La Pace è come il sole del mondo.
Come fissare in questo sole il nostro sguardo? esso è troppo luminoso; noi ne restiamo abbagliati! Ma come facciamo per il sole, limitiamoci ora a vederne lo splendore riflesso, in uno dei tanti suoi aspetti, che lo rendano a noi comprensibile. State attenti. Che cosa è la Pace? È l'arte di andare d'accordo. Gli uomini vanno d'accordo spontaneamente, automaticamente? Sì e no. Sì, vanno d'accordo «potenzialmente»; cioè sono fatti per andare d'accordo. In fondo ai loro animi v'è la tendenza, l'istinto, il desiderio, il bisogno, il dovere di andare d'accordo, cioè di vivere in pace. La pace è un'esigenza della natura stessa degli uomini. La natura umana, fondamentalmente, è unica, è la medesima in tutti; è di per sé rivolta ad esprimersi in società, a mettere in comunicazione gli uomini fra loro; essi hanno bisogno di ricevere la vita da altri, hanno bisogno d'essere da altri allevati ed educati, hanno bisogno d'intendersi, cioè di parlare un comune linguaggio, hanno istinto e bisogno di conoscersi, di vivere insieme; sono esseri sociali, formano famiglie, tribù, popoli, nazioni e tendono oggi, quasi per fatale spinta di tutti i generi di comunicazioni sociali, a confluire in una sola famiglia, articolata in tanti membri con una certa loro autonoma indipendenza e una loro certa autenticità caratteristica e distinta, ma oramai complementari e interdipendenti.

Tutti vedono che questo è un movimento non solo necessario, ma bello e buono, il solo oramai che possa far suo a pieno diritto il nome di civiltà. L'umanità è unica, e tende a organizzarsi in forma comunitaria. E questa è la pace. Cristo, con una sola parola, ha sintetizzato e profetizzato questo sommo destino umano, dicendo agli uomini di questo mondo: «Voi tutti siete fratelli» (5); e, rivelando a noi la verità religiosa e solare della Paternità divina, conferiva alla fraternità umana universale la sua ragion d'essere, la sua capacità di realizzarsi, la sua gloria e la sua felicità. Ripetiamo: questa è la Pace, la fratellanza cioè, concorde, solidale, libera e felice degli uomini fra loro. Ma esiste questa Pace? ahimé! quale distanza fra l'ontologia e la deontologia della Pace; fra il suo essere e il suo dover essere! La storia, si direbbe, con le sue guerre, le sue competizioni, le sue divisioni, smentisce nel passato, con una indescrivibile e inesauribile fenomenologia, la realtà della Pace!

Ancora seguiteci con la vostra paziente attenzione. Del resto, contemplare il panorama del mondo e i suoi destini merita d'a noi tutti questo sforzo di comprensione. E diciamo: se è vero che pur troppo la Pace non ha realmente sempre rappresentato in passato il quadro auspicato dell'umanità ordinata e pacifica, ma piuttosto ha prevalso il quadro contrario delle lotte fra gli uomini, noi tuttavia ci siamo sentiti autorizzati in questi ultimi tempi, consenziente il mondo, e sollecitati non solo dalla nostra fede religiosa, ma dalla maturità della coscienza moderna, dall'evoluzione progressiva dei Popoli, dalla intrinseca necessità della civiltà moderna a proclamare due capitali affermazioni: la Pace è doverosa! la Pace è possibile! Sorge allora nei nostri spiriti una domanda, un dubbio, che sa di scetticismo, e che velatamente, ma crudamente accusa il nostro entusiasmo per la Pace di utopia, di sogno, di illusione, di anacronismo per lo meno, quasi favoleggiasse ancora sull'aurea età virgiliana, mancata all'appuntamento degli eventi sperati.

E la domanda è questa: il barometro della Pace, oggi, non volge al cattivo tempo? sotto altre spoglie, ma ancora più fiere e paurose, il mondo non ritorna alle posizioni dialettiche e polemiche di prima della guerra? cioè ad una contestazione di principio al metodo e al regno della Pace? che cosa ci lasciano presagire gli armamenti mondiali e locali, portati ad un grado d'inconcepibile terribilità? potrà davvero scongiurare la catastrofe mondiale la politica dei contrastanti equilibri? e dove potrà arrivare il radicalismo delle lotte di classe, se non più moderate dal senso della giustizia e del bene comune, ma dominate dalla passione della vendetta e del prestigio? Dobbiamo registrare, in questi ultimi anni, quasi un'insidia che fa tutti trepidanti, quasi un insulto che macchia l'onore del nostro vivere civile, un pauroso aumento di criminalità organizzata, con l'arma spianata della minaccia a qualche vita incolpevole, e col ricatto d'iperbolica venalità: dov'è il diritto? dov'è l'a giustizia? dov'è l'onore? e dove allora quella tranquillità dell'ordine, che risponde al nome di Pace? (Si ricordi la relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 1974 del Procuratore Generale della Corte di Cassazione dottor Mario Stella Richter). E poi dobbiamo pur accennare alle guerre e guerriglie, che ancora persistono in varie parti del mondo, con vittime e rovine lacrimevoli : tutti le abbiamo dolorosamente presenti.

Noi ci riferiamo, senza pronunciare ora alcun nostro commento a fatti e a condizioni relative alla pace ferita, o mancata in non poche situazioni sociali e politiche sulla terra, per insinuare nella meditazione che stiamo facendo un principio, un metodo, ch'e deriviamo dal genuino insegnamento cristiano e che, applicato ai tentativi e alle procedure sempre in corso per salvaguardare e per promuovere la Pace, sarebbe indubbiamente positivo e risolutivo, anche se psicologicamente non poco difficile. Esso s'intitola «riconciliazione». È uno dei punti programmatici dell'Anno Santo, testé inaugurato. La riconciliazione sposta la sfera della Pace dal foro esterno al foro interno; cioè dal campo estremamente realistico delle competizioni politiche, militari, sociali, economiche, quelle insomma del mondo sperimentale, al campo non meno reale, ma imponderabile della vita spirituale degli uomini. Difficile arrivare in questo campo, sì; ma questo è il campo della vera Pace, della Pace negli animi prima che nelle opere, nell'opinione pubblica prima che nei trattati, nei cuori degli uomini prima che nella tregua delle armi.

Per avere una vera Pace bisogna darle un'anima. Anima della Pace è l'amore. Noi ne abbiamo fatto incidere la formula nella medaglia coniata in occasione della nostra visita all'Assemblea delle Nazioni Unite, nell'ottobre del 1965: Amoris alumna Pax. Sì, è l'amore che vivifica la Pace, più che la vittoria e la sconfitta, più che l'interesse, la paura, la stanchezza, il bisogno. Anima della Pace, ripetiamo, è l'amore, che per noi credenti discende dall'amore di Dio e si diffonde in amore per gli uomini. Questa è la chiave del Sistema della vera pace, la chiave di quell'amore, che si chiama carità. L'amore-carità genera la riconciliazione; è un atto creativo nel ciclo dei rapporti umani. L'amore supera le discordie, le gelosie, le antipatie, le antitesi ataviche e quelle nuove insorgenti. L'amore dà alla pace la sua vera radice, toglie l'ipocrisia, la precarietà, l'egoismo. L'amore è l'arte della pace; esso genera una pedagogia nuova, ch'è tutta da rifare, se pensiamo come dai giochi dei nostri fanciulli fino a certi trattati di etnologia e di filosofia della storia la lite, la lotta, la misura di forza, l'utilità della violenza sembrano costituire una necessità, una bandiera d'onore, una fonte di interessi.

Soprattutto l'amore, sì, l'amore cristiano, riuscirà a svellere dal fondo dei cuori l'avvelenata e tenace radice della vendetta, dei «regolamenti di conti», «dell'occhio per occhio, del dente per dente» (6), donde poi sangue, rappresaglie e rovine discendono col1egate a catena, come un perpetuo obbligo d'ignobile onore? riuscirà l'amore a disinfettare certi sedimenti psicologici collettivi, certi bassifondi sociali, dove la mafia ha una sua segreta legge spietata, riuscirà a far decadere la camorra popolare, o la faida privata o comunitaria, o la lotta tribale, quasi ossessionanti falsi doveri generanti un loro cieco impegno fatale? riuscirà a placare certi orgogli nazionalisti o razziali, che si tramandano inesorabili dall'una all'altra generazione, preparando rivincite, che sono per entrambe le parti contendenti odi infausti, stragi inevitabili? (7) Sì, l'amore riuscirà, perché ce lo ha insegnato Gesù Cristo, che ne ha inserito l'impegno nella preghiera per eccellenza, il «Padre nostro», obbligando le nostre labbra ostinate a ripetere le parole prodigiose del perdono : «rimetti, o Padre, a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori».

L'amore della riconciliazione non è debolezza, non è viltà; esso esige sentimenti forti, nobili, generosi, eroici talvolta; esige un superamento di sé, non dell'avversario; può sembrare talora un disonore perfino (pensate all'«altra guancia» da esporre allo schiaffo di chi ti ha percosso la prima (8); pensate al pallio da dare a chi ti fa causa per la tunica) (9); ma non sarà mai oltraggio alla doverosa giustizia, o rinuncia al diritto del povero; sarà in realtà la paziente e la sapiente arte della pace, del volersi bene, del convivere da fratelli, sull'esempio di Cristo e con la fortezza del nostro cuore modellato sul suo. Difficile, difficile; ma questo è il Vangelo della riconciliazione, che, a ben guardare, è in fondo più facile e più felice che non portare in sé e accendere negli altri un cuore pieno di rancore e di odio. L'uomo è un essere buono in origine; deve essere e ritornare buono. Ricordiamo allora: Cristo è la nostra pace (10).

Et maintenant, chers petits chanteurs, ce message de paix, de solidarité, d'amour, nous vous le confions spécialement à vous, pour que vous le portiez à travers le monde entier. Oui, par votre foi fervente, par votre enthousiasme joyeux, par votre chant persuasif, il vous revient d'annoncer partout tette bonne nouvelle.

And to you, Pueri Cantores, we say this final word: it is for you, the generation of tomorrow, to spread the Gospel of reconciliation. You must be peacemakers, in your homes, in your work, an example to the people of your different lands. May God grant you the grate to be the instruments of his peace, for the renewal of the whole World.

Sed también vosotros, Pueri Cantores, que fundís vuestras voces en serenas melodías universales, mensajeros de nuestra invitaciòn a la paz en los corazones y al amor que ha de vivificarla en el mundo.

Euch, ihr Lieben Sängerknaben, vertrauen Wir diese Einladung zum Frieden Christi in der weiten Welt an. Seid Werkzeuge des Friedens in euren Familien, in eurer Schule, an eurer Arbeitstätte durch euren überzeugten Glauben und euer gutes Beispiel. Und der Segen Gottes wird mit euch sein!

Esta mensagem, de amor, de fraternidade e de paz, Nos vos-la confiamos, em particular a vòs, Pueri Cantores: levai-a pelo mundo; levai-a às vossas terras, com o Nosso afectuoso saudar em Cristo! (10).

(1) Cfr. Col. 1, 15-16-17

(2) Cfr. 1 Cor. 11, 1; Eph. 5, 1; Matth. 23, 8

(3) Cfr. Gal. 2, 20; Rom. 6, 5; 1 Thess. 4, 17; Apoc. 1, 8; etc.

(4) Rom. 16, 27

(5) Matth. 23, 8

(6) Matth. 5, 38

(7) Cfr. Matth. 7, 12

(8) Luc. 6, 29

(9) Matth. 5. 40

(10) Eph. 2, 14

    



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