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LETTERA

NEGLI ANNI*

DEL PAPA PAOLO VI
AL CARDINALE ANGELO DELL'ACQUA
IN OCCASIONE DEL CONFERIMENTO
DEL GOVERNO PASTORALE DELLA DIOCESI DI ROMA.

 

Signor Cardinale,

Negli anni trascorsi, in cui Ella è stato Nostro fedele collaboratore come Sostituto della Segreteria di Stato, prestandoCi valido aiuto durante avvenimenti indimenticabili della recente vita della Chiesa, Ella ha potuto direttamente conoscere quali siano le Nostre sollecitudini nel governo pastorale della diocesi di Roma, alla quale, per divina disposizione e per il sacro deposito ricevuto da Pietro e dai suoi successori, è legato il compito esaltante e la gravissima responsabilità del Romano Pontificato. Ella è stato testimone partecipe e consapevole della cura con cui vogliamo rispondere a questa ineffabile vocazione, che davanti a Dio e agli uomini Ci qualifica, pur tanto indegnamente, come Vescovo di Roma e Capo visibile della Chiesa; e pertanto Ella ben sa con quale animo di Pastore Noi guardiamo a quella che, prima fra tutte, chiamiamo la Nostra diocesi, e che, pur negli affanni inerenti all'universale apostolato, non dimentichiamo né possiamo trascurare.

Dovendo pertanto affidare a mani sicure ed esperte l'incarico di Nostro Vicario per l'Urbe, fino ad oggi egregiamente adempiuto dal Signor Cardinale Luigi Traglia, e da lui ora spontaneamente rimessoCi, abbiamo pensato a Lei, di cui tanto stimiamo, per diretta e diuturna familiarità di lavoro, lo zelo per il bene delle anime e la devozione assoluta alla Chiesa ed al Papa, che è stata unica ragione di tutta la sua vita, singolarmente intensa e benedetta dal Signore.

Ed in questo momento, come per confortar Ci nella deliberazione presa, Ci sovviene, allietandoCi intimamente, tutto il suo lungo tirocinio di apostolato, che, crediamo, degnamente La abilita alla nuova funzione: sia la sua eccellente e privilegiata formazione sacerdotale alla scuola degli impareggiabili maestri dei seminari ambrosiani, e soprattutto, del Card. Tosi, indimenticato Pastore dell'arcidiocesi di Milano, di cui Ella, fin da giovanissimo sacerdote, fu edificato testimone, alunno e Segretario particolare; sia, poi, il suo servizio nella Delegazione Apostolica di Istanbul, con il compianto Monsignor Margotti, e, specialmente, alle fortunate dipendenze del Nostro Predecessore, l'allora Delegato Apostolico Monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, della cui amabilità dei modi e fermezza dell'azione pastorale Ella seppe far prezioso tesoro; sia inoltre la sua direzione del Collegio Romeno e la cura spirituale del Collegio San Giuseppe e del «De Merode», che La mise a contatto con tanta gioventù aperta e buona; sia, principalmente, il suo servizio, nascosto e premuroso, presso la Segreteria di Stato, e poi come Sostituto della medesima Segreteria sotto tre Pontefici, Pio XII, Giovanni XXIII, e Noi stessi, che tanto Le siamo grati, com'essi certo lo furono, servendosi dei suoi apprezzati offici; sia, infine, la conoscenza di Roma, e dei suoi problemi pastorali, acquistata in un intenso periodo di preziosa attività, che il Sinodo romano e il Concilio Ecumenico segnarono come tappe salienti, e i suoi quotidiani contatti con Presuli, sacerdoti, autorità e fedeli dell'Urbe degnamente prepararono.

Le affidiamo pertanto ciò che abbiamo di più Nostro, di più caro, di più degno: Roma cattolica, diciamo, con i suoi incomparabili tesori di spiritualità cristiana e di tradizione cattolica; Roma, con le sue forze vive del sacerdozio, delle comunità religiose, delle parrocchie, del laicato ; Roma, col suo espandersi esaltante e preoccupante nella estensione esteriore come nella profondità interiore degli animi, sollecitati da innumerevoli esperienze umane, e pervasi da mille fermenti; Roma, nelle sue certezze e nelle sue inquetudini, nelle sue realizzazioni e nelle sue attese, nelle sue luci e nelle sue ombre, nella sua missione al centro della Chiesa cattolica.

Siamo certi di trovare in Lei, come nel degnissimo suo predecessore nell'alto incarico, un collaboratore esperto, fidato, generoso, che saprà posporre ogni altro interesse alla cura assidua e affettuosa della Città. E conoscendo la gravità degli oneri, che L'attendono nel nuovo lavoro, invochiamo su di Lei l'onnipotente aiuto del Signore, per l'intercessione della Vergine Santissima, «Salus Populi Romani», dei santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Patroni di Roma, che L'assisteranno, e pregheranno per Lei, ottenendoLe la particolare assistenza del Cielo.

In pegno dei desiderati aiuti divini, e per rincuorarLa nei primi passi del suo nuovo servizio, che Ella intraprenderà fiduciosamente «in nomine Domini», di cuore Le impartiamo la Nostra particolare Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, il 10 gennaio dell'anno 1968, quinto del Nostro Pontificato.

 

PAULUS PP. VI

 


*A.A.S., vol. LX (1968), n. 2, pp. 82-83

 

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