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DISCORSO DI PAOLO VI
ALLA GIOVENT
Ù FEMMINILE 
DI AZIONE CATTOLICA DI MILANO

Sabato, 2 maggio 1964

          

L' Augusto Pontefice è lieto di dare il benvenuto alla Gioventù Femminile di Azione Cattolica di Milano, alla quale Lo legano tanti ricordi. Infatti la Gioventù Femminile di Azione Cattolica dell'Arcidiocesi Ambrosiana è cosa splendida, della quale la Chiesa veramente deve gloriarsi, perché non solo si deve ad essa l'origine, la radice, l'ispirazione di tutta questa grande e bella Organizzazione Nazionale, ma perché conserva ancora, per numero - sono circa duecentomila -, per spirito, per aderenza alla sua missione educatrice e al suo apostolato, il senso e la forza delle origini.

Durante il Suo ministero pastorale a Milano, ministero non sempre facile e non sempre assecondato nelle condizioni di vita moderna, il Santo Padre, in questo giardino della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, ha sempre incontrato entusiasmo, capacità di sacrificio, vivacità di idee, e una dedizione e un amore a Cristo e alla Chiesa che lo ha sempre consolato e che augura possa essere conservato anche al Suo venerato Successore nella Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo.

Dunque una parola di compiacimento; ed il Papa la dice non per fare delle lodi, ma piuttosto per incoraggiare e per tracciare ancora le vie per un futuro cammino. Il pellegrinaggio di queste «Giovanissime» che incominciano ad entrare nel vivo dei programmi e dell'Azione, è un segno magnifico di vitalità, ed indica che la Gioventù Femminile di Azione Cattolica non solo è tuttora cosciente della missione che ha preso dalla Chiesa e che la Chiesa le ha affidato, ma è anche capace di mandarla avanti.

Quando si è fedeli a uno Statuto, si segue un regolamento, si conserva un quadro esteriore di organizzazione, può sopraggiungere un pericolo: che l'esterno sia perfetto, ma che, dentro, la vivacità e l'efficienza di incidere sulle anime sia diminuita, perché mutano le anime, perché la nostra società è cambiata, la psicologia e la cultura che respirano le nuove generazioni è mobilissima, effimera, continuamente in evoluzione, e, mentre si crede ancora di tenere il linguaggio di ieri, molti non lo comprendono più o non lo vogliono più ascoltare.

L'Augusto Pontefice sa che la Gioventù Femminile Milanese è attenta a questo fenomeno, ed ha - si potrebbe dire - le antenne della sensibilità pedagogica molto tese e vigilanti. Dio benedica le bravissime Dirigenti e gli ottimi Assistenti che seguono con intelligente zelo questo fenomeno e, nella loro opera formativa, vogliono proporre temi - oggi si preferisce chiamarli slogans -, suggerire programmi e piani tali che la nuova schiera delle giovani simpatizzi, capisca, si entusiasmi e faccia proprio quello che le è proposto.

Questa sollecitudine, questo adeguarsi tempestivamente alle nuove esigenze impone ogni anno grande meditazione e riflessione, e merita l'incoraggiamento del Papa: il Signore benedirà questo metodo e questi sforzi.

Il Santo Padre aggiunge che il Suo elogio e il Suo incoraggiamento sono tanto più dovuti se si pensa che il tema proposto a queste anime primaverili - anche i libretti verdi da esse agitati sembrano quasi foglie al vento di primavera - è proprio quello della primavera, cioè il tema del rinnovamento.

Un osservatore superficiale potrebbe dire che il Cristianesimo è sempre uguale; chi lo tocca lo ferisce, chi lo cambia lo deforma. Invece, in linea pedagogica, e cioè nell'interpretazione di queste eterne verità, di questo tesoro immobile e perenne, divino, che la Chiesa porta con sé, si vede che questo bisogno e questa attitudine ed aspirazione al rinnovamento sono continui, come continua è la vegetazione degli alberi a primavera.

La Gioventù femminile di Azione Cattolica propone alle sue nuove socie un programma di rinnovamento cristiano, e programmi e metodi si adattano alla configurazione delle anime in modo tale da produrre effetti di educazione cristiana vivi, amati e stabili. La Gioventù femminile di Azione Cattolica segue la legge naturale della pedagogia, sa che ogni generazione deve dare alla propria anima, al proprio linguaggio una espressione propria; si sa che i ragazzi e le ragazze vogliono parlare la loro lingua e, molte volte un loro gergo, che gli anziani non comprendono più.

È un fenomeno di spontaneità, che l'atmosfera presente di libertà, di culto della personalità rende tanto più vivace, attuale ed esigente. E, a guardar bene, questo bisogno, questo dovere - si potrebbe dire - del rinnovamento nella espressione spirituale, nel modo di vivere, nella sincerità della testimonianza, non è soltanto una legge pedagogica e naturale e un costume del nostro tempo, ma è qualche cosa che è reclamato - si badi bene - dalla stessa religione che professiamo. Non si può professare la Religione cristiana così, per abitudine, superficialmente; no, la Religione vuole essere un fatto di cuore, di coscienza, di libertà, di lirica spirituale.

Ora tutto questo ha bisogno di una rinascita continua; come una fontana che zampilla continuamente, anche se riproduce sempre lo stesso getto di acqua, ha una vivacità di luci e di movimento che è incanto, così dev'essere l'anima cristiana, specialmente nell'età giovanile: dev'essere zampillante di freschezza, di immediatezza, di gioia, di capacità, di espressioni - gli anziani resteranno forse attoniti - anche originali e un po' curiose.

Ed il Santo Padre vuole che la Gioventù si senta accolta dalla Chiesa con queste braccia larghe, con questa comprensione e con questo incoraggiamento a cantare il cantico nuovo. E allora il Papa lascerà alle Giovanissime di Milano proprio come ricordo, l'invito del Salmista: «Cantate Domino canticum novum». Cantino esse al Signore una nuova canzone, quella dei loro animi, della loro innocenza, della loro purezza, delle stesse difficoltà che incontrano e debbono superare con la grazia divina, della loro fiducia in Cristo che ci invita, ci chiama, ci salva, e rende sempre l'anima giovane e nuova, capace di una eterna giovinezza. E questa è la benedizione, questo è l'augurio del Papa.

             



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