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DISCORSO DI PAOLO VI
PER L'INAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE
DEL PONTIFICIO ORATORIO DI SAN PIETRO

Festività dei SS.mi Apostoli Pietro e Paolo
Sabato, 29 giugno 1968

 

Eccoci a visitare, ad ammirare, a benedire la nuova e splendida sede dell’Oratorio di San Pietro, e proprio in questo giorno in cui con la Chiesa noi tutti celebriamo la festa di questo Santo Apostolo, primo Vescovo di Roma e testimonio di Cristo, con la sua parola (che il Vangelo di Marco specialmente ha a noi tramandato), con il primo governo pastorale di questa Chiesa romana, e col suo sangue.

Ne siamo lietissimi, perché, innanzi tutto, l’Oratorio di San Pietro rivive e in una sede più bella e più adatta ai suoi scopi; sarebbe stato un dispiacere per Noi che la necessità d’usufruire dell’area della prima sede dell’Oratorio avesse comportato la fine della cara e provvida istituzione. La Nostra letizia perciò si esprime con devoto ricordo per chi ha fondato, assistito, sorretto l’Oratorio fin dal principio : si esprime in riconoscenza per tutti coloro, ecclesiastici e laici, che hanno reso possibile, favorito, promosso, beneficato questa sua nuova e magnifica costruzione e questo suo nuovo, più organico e più efficiente funzionamento, dedicandovi cure assidue ed amorose. Non possiamo tacere i Nostri sentimenti di gratitudine in modo speciale all’Associazione dei Cavalieri di Colombo e all’Ing. Conte Enrico Galeazzi, che è sempre stato, e tanto più in questa ultima occorrenza, valido intermediario fra l’Associazione stessa e le varie opere per la gioventù che essa ha promosse e tuttora sostiene nella nostra Città.

La Nostra soddisfazione e la Nostra riconoscenza per il compimento di questa bella, nuova e provvida istituzione si rivolgono in modo speciale all’Associazione dei Cavalieri di Colombo, tanto benemerita anche in questa Roma, per i campi di ricreazione, di sport e di educazione cristiana, che tale Associazione, ormai da molti anni, ha aperti e tiene aperti nella nostra Città. Era merito suo la costruzione e il finanziamento della prima sede dell’Oratorio di San Pietro, la quale è stata ora demolita, per erigere la nuova, futura, grande sala delle Udienze pontificie; ed è ancora merito dell’Associazione dei Cavalieri di Colombo la concessione del terreno sul quale sorgono gli edifici ed i campi di gioco di questo splendidamente rinnovato Oratorio di San Pietro. Al supremo Cavaliere di Colombo, ai suoi collaboratori e a tutta la fiorente e benemerita Associazione Noi esprimiamo il Nostro ringraziamento, il Nostro plauso, il Nostro augurio, mentre le inviamo con stima ed affetto paterno la Nostra Benedizione Apostolica.

A questo punto il Santo Padre aggiunge uno speciale ringraziamento ai Cavalieri di Colombo.

Our satisfaction and Our gratitude for the completion of this new, beautiful and providential Institution go in a special way to the Knights of Columbus, so praiseworthy even in Rome, for the recreation and sport fields and Christian education, which this organization has for many years supported in Our city. To them goes the Credit and merit for the construction and financing of the original Oratory of St. Peter, demolished to make way for the new future Audience Hall; to them also goes the Credit for the gift of land on which the buildings and sportfields of this splendidly renovated Oratory of St. Peter. To the Supreme Knight, and to his collaborators and to the entire flourishing and meritorious Association We express Our gratitude, Our applause, and Our best wishes while We send them with esteem and paternal affection Our Apostolic Benediction.

Quindi Sua Santità così prosegue il suo paterno Discorso.

A costo di ripetere ciò che tutti sanno circa un’istituzione come questa, Noi vogliamo, anche nella presente occasione, affermare il carattere provvidenziale d’un Oratorio giovanile di questo genere: per le sue finalità; per l’interesse, con cui interpreta e cura i bisogni della gioventù; per lo zelo assiduo e amoroso, che persone, mosse da senso apostolico e da esperienza pedagogica, vi prodigano; per la funzione complementare e, si può dire, indispensabile, ch’esso esercita rispetto a quella della scuola e della famiglia; per i risultati religiosi, morali e sociali, ch’esso ha già conseguito e promette di conseguire, un Oratorio merita il Nostro pieno riconoscimento ed il Nostro incoraggiamento. Vorremmo che molti, molti ragazzi e giovani lo frequentassero e lo amassero; vorremmo anzi che un’opera come questa si moltiplicasse e potesse prosperare dove già esiste, sorgere dove ancora non è, accanto ad ogni Parrocchia; e se anche in ogni Parrocchia non può godere d’una sede così ampia e così attrezzata come questa, vorremmo che vi fossero spazio e locali e strutture per attrarre, assistere, educare la gioventù.

Qui il discorso cadrebbe proprio sopra questo immenso problema della gioventù, sia di quella che si trova ai primi anni della fanciullezza e dell’adolescenza, sia di quella che già nel vigore degli anni si misura con le prime esperienze della vita; e quante cose Noi avremmo da dire su questo tema, che interessa, e così gravemente, l’opinione pubblica ai nostri giorni, e tanto da vicino riguarda la missione formatrice della Chiesa! Noi diremo ora soltanto la linea del Nostro pensiero, per ciò che riguarda un’opera come la presente, dedicata appunto alla formazione umana, civile, cristiana della gioventù. Diremo che la gioventù ha bisogno, in differenti espressioni, ma sempre con intensità di sentimento, che si effonde con assiduità di cure, con comprensione degli animi giovanili, con dedizione, che va fino al sacrificio, ha bisogno d’essere amata. Dove manca l’amore all’uomo che nasce, che cresce, che diventa padrone delle sue facoltà e delle sue forze, manca il fattore principale, che lo estrae da se stesso, che lo educa, che lo fa uomo vero e persona completa. Una delle manifestazioni primarie dell’amore per lo sviluppo dell’uomo crescente è il farlo giocare; il giovane chiede d’esercitare le sue forze nella serena e febbrile gioia del gioco; il gioco, che spesso sembra agli adulti attività vana, perché prescinde da scopi utilitari, è una palestra in cui il giovane prende coscienza di sé e conoscenza del mondo circostante; i suoi istinti si svegliano, le sue forze fisiche si sviluppano, la sua fantasia specialmente si apre e lavora preparando le vie del pensiero, la sua volontà si afferma. Un ragazzo, un giovane, a cui è mancato il modo di giocare vivacemente e ordinatamente nei suoi primi anni, non potrà essere un uomo equilibrato e dotato d’un vero senso della vita. Tante, troppe esistenze giovanili, alle quali è mancata una sana espansione del gioco interessante, vivace e onesto, sono candidate inconsapevoli alle deviazioni più pericolose nel loro cammino sociale. Il gioco come pedagogia dello sviluppo equilibrato del giovane sembra a Noi un coefficiente indispensabile; ecco uno dei motivi che guidano la Chiesa maestra a raccogliere ragazzi e giovani per farli giocare; e oggi, come si sa, il gioco si organizza in forme determinate, che chiamiamo lo sport. S. Carlo, San Filippo e San Giovanni Bosco, per citare tre nomi legati alla sapienza educatrice della Chiesa, sono stati dei bravi e instancabili promotori degli Oratori, e quindi del gioco giovanile; per tacere d’un educatore-umanista, da noi troppo dimenticato, Vittorino da Feltre, che fondò a Mantova la sua casa «gioiosa», a cui poi mutò il nome in casa «giocosa», per meglio mostrare la funzione pedagogica del gioco, del «ludus», scuola e diletto insieme. Ecco dunque un primo segno dell’amore per la gioventù; e tanto basta per giustificare spese, cure, fatiche per fare sorgere istituzioni di questa natura, gli Oratori.

Ma certamente il gioco non basta. La vita del nuovo essere che entra nel mondo ha inoltre bisogno di ben altro. Diciamo solo i termini programmatici dell’amore educatore impegnato per il bene della gioventù: ha bisogno di studio, ha bisogno di fede e di vita religiosa, ha bisogno d’iniziazione sociale e, dove è possibile, di avviamento professionale; e l’Oratorio è focolare di tutte queste attività, alle quali la scuola, sì, in grande parte risponde, e, a sua volta, risponde la famiglia, ma non completamente, specialmente per ciò che riguarda l’insegnamento vissuto dei veri valori della vita e della loro importantissima gerarchia. Ha bisogno di essere iniziato, allenato, portato alla virtù, alla forza morale, alla conoscenza dei principi direttivi verso i nostri veri destini; e questo può dare benissimo, e in molti casi, solo un ambiente come questo, dove i valori morali, sociali, spirituali trovano le loro adeguate espressioni, e dove l’amore dell’educatore, tanto più prodigando se stesso quanto meno cerca di mettersi in vista e di dominare, piuttosto che di rendere libera e cosciente la personalità dell’alunno, dispiega la sua arte suprema, quella di fare l’uomo completo, il cittadino buono e leale, il cristiano sincero.

Perciò, e finiamo, il Nostro plauso a questa magnifica palestra di formazione umana e cristiana, il Nostro incoraggiamento per quanti vi prodigano le loro sapienti ed amorose fatiche, la Nostra cordiale Benedizione Apostolica.

   



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