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DISCORSO DI PAOLO VI AI PARTECIPANTI
ALLE COLONIE DELLA PONTIFICIA OPERA DI ASSISTENZA

Torre di Polidoro, 19 settembre 1968

 

SALUTO A DIRIGENTI ED ASSISTENTI

Grande compiacenza, grande interesse, grande commozione e grande conforto reca al Nostro animo questa visita, a Noi domandata dal gradito e ripetuto invito del caro e venerato monsignor Abramo Freschi, Presidente della Nostra Pontificia Opera di Assistenza. Questa visita Ci offre opportuna occasione d’incontrarci con persone e di conoscere opere che da vicino riguardano il Nostro ministero apostolico.

Le persone. Ecco appunto Monsignor Andrea Pangrazio, Vescovo di questa Diocesi di Porto e Santa Rufina, una delle Diocesi suburbicarie di Roma, alla quale il Signor Cardinale Eugenio Tisserant, Decano del Sacro Collegio ed ora Vescovo titolare di questa stessa Diocesi, ha dedicato, com’è stato detto testé e per non pochi anni, assidue e fruttuose cure pastorali, le quali trovano in Mons. Pangrazio un degno e solerte continuatore. Lo ringraziamo della sua accoglienza e delle nobili parole, ch’egli Ci ha ora rivolte, e che, illustrando le caratteristiche di questa zona, ne rilevano con l’occhio e con il cuore del Pastore, i recenti sviluppi, e ne intravedono gli altri futuri, e ne segnalano i bisogni, ai quali nuove fatiche e nuove provvidenze saranno necessarie per conservare a questa vetusta circoscrizione diocesana le sue cristiane tradizioni e per farle fiorire in nuove espressioni adeguate alle forme e alle dimensioni che la vita moderna viene qui assumendo.

Sono per lui i Nostri voti, come è per tutta la popolazione della Diocesi la Nostra paterna considerazione ed il Nostro affettuoso e beneaugurante saluto. E vogliamo trarre auspicio dal nuovo complesso edilizio, che oggi visitiamo, e che onora la Diocesi dove esso risiede, per altri incrementi, sia a vantaggio della vita religiosa, che di quella educativa, sociale, economica e morale di tutto questo territorio ai margini di Roma, reso oggi prospero e fecondo dal progresso rurale e dall’affluenza di villeggianti alla sua spiaggia rinomata.

Ed ecco a riceverCi, quale ospite accogliente, Monsignor Freschi, di cui conosciamo lo zelo e la perizia, e di cui vediamo ora un insigne saggio della sua benefica e industriosa attività. Lo incontriamo ora sopra uno dei campi del suo lavoro; e volentieri Ci congratuliamo con lui per la dedizione che sorregge l’opera sua, per la fecondità e per la varietà delle sue iniziative, per la fedeltà con cui egli ha raccolto e continua la complessa operosità del compianto Monsignor Ferdinando Baldelli, ma soprattutto per la testimonianza attiva e coraggiosa che egli dà all’inesausto programma di carità, a cui la Sede Apostolica, fino dalle sue origini ed oggi più che mai, per inestinguibile mandato di Cristo Signore, è perennemente consacrata. Ringraziamo perciò pubblicamente Mons. Freschi, e facciamo voti che non manchino a lui forze e mezzi per proseguire nel suo prezioso e multiforme servizio alla causa dell’umana assistenza, nel nome e nello spirito della Chiesa di Cristo.

GRATITUDINE ALLE AUTORITÀ AI SANITARI E COOPERATORI

Così cordialmente e rispettosamente salutiamo le altre personalità che sono intervenute a questo incontro: le Autorità civili innanzitutto. Sappiamo come il Ministero della Sanità abbia favorito questo centro di provvida assistenza terapeutica e morale alla cara e sofferente popolazione qui ospitata e curata, ed esprimiamo anche Noi la Nostra riconoscenza per la comprensione e per il contributo dato alla fondazione di questo centro medesimo.

Così rivolgiamo il Nostro saluto, pieno di stima, di fiducia, di gratitudine a quanti qui prodigano le loro cure buone, intelligenti, indispensabili; al corpo sanitario specialmente; ai Signori Medici, ai loro Assistenti, alle Infermiere e Assistenti sanitarie, al Personale di servizio, e, con un pensiero di particolare e spirituale affezione, ai Fratelli delle Scuole Cristiane, alle buone e brave Suore, animatrici con la loro abnegazione e con la loro pietà del fuoco di bontà e di pazienza che deve illuminare e riscaldare sempre questa opera tanto delicata e tanto impegnativa. E anche ai familiari, che piangenti e consolati qua convengono per rivedere le loro creature, e che con la loro fiducia sostengono il lento, perseverante, estenuante lavoro qui organizzato e compiuto a beneficio dei loro cari. Così grazie diciamo a quanti benefattori e sostenitori e amici danno aiuto e speranza a così meritevole impresa.

AFFABILE COLLOQUIO CON I PICCOLI OSPITI

Ma il Nostro saluto più cordiale e paterno si rivolge alle persone ospitate in questo Istituto. A voi, figli e figlie in Cristo carissimi, a voi bambini e bambine, ragazzi e ragazze, che siete qui accolti per le cure alle vostre povere membra colpite da così implacabile, ma non indomabile sofferenza, e per la preparazione didattica e professionale alla vostra vita adulta. Figlioli cari! Ci permettete di rivolgervi qualche domanda? Ecco: quanti siete? trecento? quanti, quanti! Per tutti, per ciascuno di voi il Nostro augurio, la Nostra benedizione. E poi diteCi: siete buoni? siete bravi? e più che tutto: vi accorgete che qui tutti vi vogliono bene? Una sventura, una prova grande ha segnato col dolore e con una certa inferiorità fisica la vostra vita; ma vedete che voi siete qui più fortunati di tanti altri ragazzi e ragazze, che non hanno l’assistenza premurosa di cui voi siete qui circondati? Cioè voi siete meno infelici di altri, che sono come voi colpiti dalla vostra malattia. E allora siete capaci di capire che un’assistenza amorosa è proprio pensata, voluta, organizzata per voi? Sì, l’amore vi circonda e vuole consolare la vostra condizione infelice e dare alla vostra vita un po’ di felicità, un po’ di speranza. Capite voi questo? E siete riconoscenti per le cure che vi sono dedicate? Diteci ora: perché tutte queste persone si occupano di voi? Sì, perché voi ne avete bisogno. Ma perché queste brave persone hanno capito che dovevano venire in aiuto al vostro bisogno? Ve lo diremo Noi; e del resto voi già lo sapete: perché sono buone. Dunque, state attenti: dunque-esiste nel mondo la bontà? Sì, esiste. Voi siete certamente tentati a pensare che invece in questo mondo, in questa vita,’ per voi almeno, tutto è cattivo, tutto è brutto; perché voi soffrite. Ebbene, ora vedete invece che qualche cosa di buono vi è nel mondo, e anche per voi; ne avete la prova proprio in questa casa che vi accoglie, vi cura, vi educa.

LE AUTENTICHE SORGENTI DELLA BONTÀ

Ma diteci ancora: chi ispira a queste persone, che per voi si sacrificano, la loro bontà? Dove sono le sorgenti della bontà? Sono molte, sapete, e sono profonde le sorgenti della bontà. La prima è il cuore; il cuore umano; il cuore delle vostre mamme, dei vostri cari; il cuore degli uomini, che vogliono essere veramente uomini. Dite sempre grazie a questi uomini buoni, quando li incontrate e quando vedete ch’essi si occupano con amore e con bravura di voi. Ma ancora: chi ha messo nel cuore degli uomini questo bellissimo sentimento di bontà? Ve lo diremo Noi: è il Signore, che così ha creato il cuore umano; è il Signore Gesù che è stato il grande, il sommo Maestro della bontà, e che ha insegnato con la sua parola divina, con il suo esempio eroico, con un suo aiuto speciale e segreto, che è la sua grazia, a essere buoni, sempre, con tutti, e specialmente con chi è nella sofferenza e nella necessità di aiuto e di amore, e che ha dimostrato in maniera sublime che la bontà, l’amore, per essere forte, per essere efficace, per essere autentico deve essere unito al sacrificio di sé. Voi indovinate: deve essere grande fino alla croce!

«GESÙ È CON VOI!»

Figlioli miei! Penserete voi a queste cose? Noi speriamo che sì. E allora ascoltate due altre parole. La prima: se voi riuscite a capire che la bontà (ch’è la vera sorgente della felicità della nostra povera vita terrena) va insieme al sacrificio, al dolore; e perciò voi stessi potete essere buoni perché siete segnati dal segno del vostro dolore, dalla vostra croce. E la seconda parola: voi potete essere felici! Felici anche nella vostra prova dolorosa, perché somigliate a Gesù, perché Gesù è con voi, perché la vostra sofferenza può essere fonte di grandissima bontà, e di grande merito, di grande capacità di fare buoni gli altri, di salvarli con la vostra pazienza, con la vostra spirituale letizia! Vorremmo chiedervi una cosa: G promettete che invece di essere tristi e invece di maledire la vostra sorte, voi la offrirete a Gesù per essere simili a Lui, per fare della vostra croce, com’Egli fece della sua, una causa di salvezza per tutti? Per i vostri cari, per chi vi assiste; per il mondo, per la Chiesa? Voi Ci dite di sì? E Noi andremo via di qui consolati, edificati e sempre portando nel cuore la vostra offerta di pazienza, di sofferenza cristiana, di rassegnazione coraggiosa e lieta, di amore a Cristo, come voi crocifisso! E così vi benediremo.

Dovremmo dire ora delle opere che siamo venuti a visitare: l’Istituto «Domus Laetitiae»; il Diabetarium Pediatrico Nazionale; l’Istituto per i poliomielitici; il Centro diurno estivo per tanti ragazzi e ragazze, ed infine il Centro marino per il Clero di Roma.

Ma più che dire, vogliamo vedere, conoscere, ammirare e, nel nome del Signore, benedire.

                                          



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