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DISCORSO DI PAOLO VI
AGLI ALLIEVI DELLE SCUOLE CENTRALI ANTINCENDI

Mercoledì, 9 febbraio 1972

 

Salutiamo rispettosamente il Comando del Battaglione Avva; salutiamo il nuovo Cappellano Militare delle Scuole Antincendi, il Rev. Don Ettore Ballerini; e con loro salutiamo voi tutti, allievi carissimi delle stesse Scuole, che, in occasione del 62° corso, avete voluto renderci visita, offrirci uno spettacolo di così numeroso e fervoroso raduno, ed esprimerci sentimenti di omaggio che rivelano la nobiltà del vostro animo e la vostra devozione verso il Vicario di Cristo.

Noi vi ringraziamo di questa visita che altamente ci onora e ci rallegra, e nello stesso tempo ci offre l’occasione per dirvi la nostra stima e per incoraggiarvi nel compimento generoso del vostro dovere.

Sappiamo quanto il vostro tirocinio sia severo e coscienzioso. Non sta a noi certo porre in rilievo i pregi della vostra Scuola, la cui attività reca così segnalati servizi alla comunità ed è meritamente circondata dalla riconoscenza e dalla fiducia della pubblica opinione. Solamente ci piace individuare e proporre alla comune attenzione i valori spirituali che sono insiti nella attività svolta dalla Scuola stessa e stanno alla base della sua efficienza; vogliamo dire il senso della disciplina, la fedeltà al dovere, lo spirito di sacrificio, il coraggio, e soprattutto la disponibilità a servizio degli altri.

La preparazione pertanto che vi viene impartita ha un alto significato umano e cristiano. La vostra non è soltanto una scuola di abilità e destrezza personale, ma altresì palestra di severe virtù, tanto più apprezzabile in un tempo in cui i rapporti umani sono tante volte viziati dal freddo egoismo, e si parla più volentieri di diritti che di doveri. Diciamo di più, questo tirocinio di dedizione a servizio del prossimo è una ricchezza spirituale, che raffina e matura la vostra personalità umana, perché l’uomo raggiunge la sua vera statura nell’amore per gli altri. E se saprete far ciò con retta intenzione e con spirito sinceramente cristiano, voi ne avrete certamente la ricompensa dal Signore, che non lascia mai senza premio quanto si è fatto per gli altri nel suo nome.

In questa luce vi esortiamo a compiere il vostro quotidiano dovere, applicandovi ad esso con generosità, diligenza, perseveranza. In tal modo darete un giorno al vostro servizio nella società, con le fatiche e i sacrifici che esso comporterà, un nuovo, più alto valore, che potrà sfuggire alla valutazione degli uomini, ma non a quella di Dio; e, per sua grazia, si trasfigurerà in merito eterno, secondo le parole del Divin Redentore: «Tutto quanto avete fatto ad uno dei più piccoli tra i miei fratelli, l’avete fatto a me stesso» (Matth. 15, 40).

Questo è l’augurio che amiamo farvi di tutto cuore nell’odierno carissimo incontro, che, ne siamo certi, resterà impresso nella vostra memoria con la stessa vivezza e con la stessa compiacenza con cui noi stessi lo ricorderemo. Ritornando ai vostri quotidiani doveri, ricordatevi che il Papa vi segue con la sua preghiera, vi invoca grazie continue di fedeltà, di dedizione, e ricorda con voi tutti i vostri cari, nella fiducia che insieme alla consapevolezza dei vostri doveri, cresca continuamente la messe dei vostri meriti, davanti a Dio e davanti agli uomini, affinché siate «ricolmi di frutti di giustizia per Gesù Cristo a lode e a gloria di Dio» (Phil. 1, 11).

In pegno della nostra paterna benevolenza impartiamo a voi tutti e alle vostre famiglie l’Apostolica Benedizione, auspicio delle più elette grazie celesti.

                               



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