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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AL SINDACO E ALLA GIUNTA COMUNALE DI ROMA

Lunedì, 14 gennaio 1974

 

La ringraziamo, Signor Sindaco, per questa visita, che ogni anno ci offre la lieta possibilità di intrattenerci amabilmente con Lei e con i suoi validi collaboratori del Consiglio Comunale dell’Urbe, qualificati esperti dell’Amministrazione tanto complessa della sempre diletta Roma. L’incontro ci permette di dare insieme con voi uno sguardo appassionato e affettuoso a questa Città unica al mondo, che è anche la diocesi del Papa, e augurarle, pensosi come tutti siamo della sua prosperità e del suo sviluppo, felici incrementi per l’avvenire, e specialmente per l’anno appena iniziato.

Come sempre, apprezziamo moltissimo questo nobile gesto, che, per essere tradizionale, nulla perde della sua spontaneità e del suo significato; comprendiamo la gravità dei problemi che vi assillano ogni giorno, e di cui le sue parole, Signor Sindaco, ci hanno portato una nuova testimonianza dello zelo che tutti vi muove; e noi desideriamo concorrere, sul piano pastorale che è specificamente nostro, unitamente ai nostri diretti collaboratori, al benessere della città, alla sua coscienza civile, morale e religiosa, alla sua costante elevazione sul piano umano e spirituale, conforme alla sua vocazione storica e alla sua funzione secolare.

In questa particolare occupazione, facciamo voti che la pluralità di tendenze sociali e politiche, che caratterizza la presente Amministrazione, lungi dall’essere motivo d’interiori divergenze e di risultante diminuzione d’efficienza operativa, sia espressione di una volontà di convergenza civile e d’una solidale attitudine a promuovere il bene della Città, con maggiore efficacia e con superiore sentimento della tradizione veramente romana, cioè esemplarmente comunitaria e idealmente universale. Citeremo solo una voce, quella di Cicerone: «hanc Urbem lucem Orbis terrarum atque arcem omnium Gentium . . .» (Cic. In Catilin., Orat. IV, c. VI, 11). Non si può non sentire un fremito di commozione al riflettere su questa continuità storica, a questa missione universalistica, ecumenica, che si trasmette dai secoli per un misterioso e alto disegno provvidenziale; continuità, diciamo, di pacificazione, di insegnamento, di equilibrio, contenuta in quella Pax Romana, che fu la condizione ideale per accogliere il lieto messaggio evangelico e per assicurarne l’irradiazione nel mondo, pur nel volgere dei tempi e nel tramonto delle antiche istituzioni, le quali tuttavia sono sopravvissute negli elementi imperituri del diritto e della organizzazione di Roma, assunti e vivificati dallo spirito nuovo della Chiesa di Cristo.

E il Papa non può non rilevare ogni volta lo stupendo significato che tutto ciò racchiude e tramanda agli spiriti pensosi del passato e dell’avvenire. Liberi, ormai come siamo, dalle immense ed estenuanti responsabilità della cura temporale della Città, risorge tanto più facilmente in noi la visione ideale dell’Urbe, alla quale applichiamo con felice auspicio la biblica definizione: «. . . urbs . . . perfetti decoris, gaudium universae terrae» (Jer. 2, 15). Non ci si faccia rimprovero se noi perseguiamo questa trascendente concezione della Eterna Città. Questa trasfigurazione spirituale di Roma è tuttora nell’ambito della nostra missione pastorale e della nostra interpretazione cattolico-religiosa del punto storico-geografico, dove il Vangelo di Cristo ha posto, con Pietro, il cardine della sua inserzione nella civiltà umana e della sua irradiazione nel mondo. Noi siamo tuttora i profeti della vocazione sovrumana di Roma; e siamo persuasi che la libera coscienza e la storica funzione del suo altissimo compito di capitale della Nazione Italiana non rinchiudano il circolo spirituale della sua nativa universalità, sì bene consentano di spaziare con lo sguardo d’una sapienza atavica e primigenia nell’orizzonte spirituale e sereno della religione cattolica, che quivi ha trovato il suo centro congeniale e secolare.

Questo diciamo nella prossimità dell’Anno Santo, il quale, com’è noto, dovrà favorire l’afflusso alle porte di Roma di molti pellegrini della fede, e risvegliare nella Città fatidica e sacra il senso e la virtù della sua nobile ospitalità.

La grande manifestazione sarà preparata con studiata intenzione di non turbare la vita cittadina. Ma noi prevediamo di dover fare affidamento sulla cortese accoglienza di Roma ai suoi accresciuti visitatori. Avremo qualche pratico progetto da sottoporre alle Autorità civili, ed in particolare a quelle che con tanta cura e tanta competenza presiedono ai problemi amministrativi e logistici della Città. È di grande importanza predisporre il modo con cui i visitatori dell’Anno Santo troveranno a Roma un’accoglienza che non deluda le loro spirituali aspettative; e ciò non solo per l’esito religioso del grande avvenimento, ma altresì per il prestigio, l’elogio, la riconoscenza, la memoria che ne possono scaturire in onore del nome stesso di Roma.

Per questo abbiamo fin d’ora accennato alla mutua collaborazione che siamo con tutto il cuore disposti a offrire, e che altresì chiediamo alla vostra esperienza e al vostro talento tecnico e organizzativo.

L’anno, testé iniziato, sarà molto impegnativo perché si giunga alle soglie del 1975 con una preparazione perfetta, per quanto sia consentito ad umane possibilità, a far fronte alle molteplici necessità che porrà una celebrazione giubilare di tanto valore e di tanta ampiezza, in un mondo divenuto piccolo ma pur lacerato da divisioni interne e internazionali, come sarà quella del prossimo Anno Santo.

Noi siamo certi - ne abbiamo anzi avuto la gentile conferma - di trovare in Lei, Signor Sindaco, e in codesta Amministrazione l’appoggio necessario, la comprensione sollecita, la collaborazione preziosa. E ringraziando fin d’ora, invochiamo sul vostro non facile lavoro l’onnipotente aiuto del Signore, per intercessione della Vergine Santa Salus Populi Romani, e degli Apostoli Pietro e Paolo.

La nostra Apostolica Benedizione confermi a voi, e all’intera popolazione della città di Roma, tutta la nostra benevolenza e ogni migliore augurio di bene.

                           



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