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DISCORSO DI PAOLO VI
AI VESCOVI MISSIONARI

Lunedì, 20 ottobre 1975 

 

Venerabili Fratelli,

All’indomani della Giornata Missionaria Mondiale, durante la quale abbiamo nuovamente meditato e riproposto all’intera comunità dei fedeli il tema perennemente attuale ed obbligante dell’annuncio cristiano da portare alle genti, è per noi davvero un piacere incontrare e salutare chi, come voi, può offrirci la testimonianza diretta, concreta ed anche sofferta di una intensa e proficua attività svolta, per lunghi anni, in Paesi di Missione.

Sappiamo che vi siete riuniti a Roma su invito della Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e di un tale convegno, opportuno e tanto significativo perché espressione non di un semplice ricordo, ma di una viva stima e di una costante premura, noi vogliamo congratularci con i Superiori del Dicastero, che son presenti con voi. E ci affrettiamo, da parte nostra, a manifestarvi la profonda riconoscenza che vi dobbiamo, ripensando alle vostre fatiche, ai vostri sacrifici, alle vostre sofferenze di operai coraggiosi del Vangelo.

Se la Chiesa non dimentica mai nessuno di coloro che, in vario modo, s’impegnano per la causa missionaria ed inscrive, anzi, questo loro servizio nel misterioso dinamismo che interiormente la fa vivere e crescere, come potrebbe dimenticare voi che, in qualità di Vescovi Missionari, avete esercitato con ben maggiore e specifica responsabilità il mandato apostolico? Vescovo Missionario è, infatti, locuzione che richiama doppiamente il grave compito che vi fu un giorno affidato dalla Chiesa: come questa è, per sua natura, missionaria (Cfr. Lumen Gentium, 17; Ad Gentes, 1-2), così ogni Vescovo è per definizione missionario, chiamato cioè e destinato ad assumere su di sé la missione evangelica; ma se si aggiunge «missionario» - voi lo sapete bene - non si usa un pleonasmo, perché si dice e si intende qualcosa di più. Vescovo Missionario vuol dire Vescovo che sta nelle Missioni, ossia un Pastore che sta in prima linea, per formare e raccogliere e pascere il Popolo di Dio attraverso quel molteplice, difficile e delicato ministero che va sotto il nome di «prima evangelizzazione».

Quale fatica tutto ciò comporti a voi è ben noto, o Fratelli! E quanti ricordi di iniziative generosamente promosse, di ostacoli tante volte felicemente superati, di pene spesso nascoste ora affiorano nel vostro spirito! E se adesso, per l’età avanzata e per la salute malferma o per altro impedimento, avete lasciato il vostro posto nelle Missioni, l’alta qualifica di Vescovi Missionari continua pur sempre a distinguervi, e rimane in benedizione, sia nelle Chiese particolari, sia nella Chiesa universale, l’esempio di quanto avete compiuto per la diffusione del Regno di Dio. Altri Vescovi più giovani e, spesso, figli delle nascenti comunità cristiane sono a voi subentrati nel lavoro di ministero; avete ad essi trasmesso la lampada della luce evangelica, che voi avete acceso e che irradia tuttora. Siatene santamente fieri, Fratelli, e sappiate ancora sviluppare sul filo della memoria e, più ancora, nel vincolo della carità e nella comunione della preghiera questo singolare rapporto con le antiche vostre Diocesi.

Diverrà così ancor più utile la vostra esperienza missionaria, come più utili e duraturi ne saranno i frutti. Quanto a noi, concluderemo questo incontro gradito, ripetendovi con l’Apostolo San Paolo: Gratias agimus Deo semper pro omnibus vobis, memoriam Vestri facientes in orationibus nostris . . . . memores operis fidei vestrae et laboris et caritatis et sustinentiae spei Domini nostri Iesu Christi (1 Thess. 1, 2-3). Così è, con la Nostra Apostolica Benedizione.

                                                     



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