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DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AL CONSIGLIO DEI RAPPRESENTANTI DEI SUPERIORI E
DELLE SUPERIORE GENERALI
PRESSO LA SACRA CONGREGAZIONE PER I RELIGIOSI E
GLI ISTITUTI SECOLARI

Sabato, 6 novembre 1976

 

Da mesi ormai, Figli e Figlie carissimi, che rappresentate tutte le Famiglie Religiose presso la S. Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, ci avete manifestato tramite il Signor Cardinale Eduardo Pironio il vivo desiderio di avere un particolare incontro con noi per rinnovarci di persona i sentimenti del vostro ossequio filiale, per dar rilievo, anche esterno, all’intimo dinamismo della comunione ecclesiale, per parlare di alcuni argomenti e problemi, dei quali ci avete in precedenza rimesso l’elenco.

Noi vogliamo ringraziarvi, anzitutto, di tale premura, tanto più apprezzabile, in quanto all’espressione della venerazione verso l’ufficio apostolico, di cui portiamo la responsabilità nella Chiesa, avete associato l’ansia di farci conoscere i punti concreti che interessano da vicino la vitalità e lo sviluppo delle Comunità Religiose. Vi diremo che abbiamo già preso visione della documentazione e che ci riserviamo di approfondirla, facendola anche studiare nelle sedi competenti, mentre ora preferiamo riguardare alla natura stessa della vita consacrata ed alla conseguente sua posizione nella Chiesa. Voi siete, infatti, rappresentanti qualificati dei vostri Confratelli e Consorelle: non siete un consiglio burocratico, o un semplice organo di collegamento tra le due Unioni dei Superiori e delle Superiore Generali ed il Sacro Dicastero. Siete un manipolo scelto della schiera più vasta di uomini e donne che si sono votati a Cristo Signore.

Se ci domandiamo: «chi siete voi per la Chiesa?», immediata ed ovvia è la risposta. Voi siete «seguaci di Cristo», ed a ciascuno di voi, come a ciascuno dei Religiosi sparsi nel mondo, si applica ad litteram, in segno di riconoscimento e di identità, la parola di Cristo: «Vos... secuti estis me» (Matth. 19, 28). È, questa, la parola che rende autentica la sequela, che avete liberamente prescelto, e vi sollecita alla fedeltà ed alla coerenza, stimolandovi a «camminare rettamente dietro le orme del Cristo», senza sbandamenti e deviazioni. Né è difficile individuare le determinazioni ulteriori di una tale sequela: se Gesù è Maestro, anzi il Maestro (Cfr. Matth. 23, 10; Io. 13, 13), come seguaci siete insieme discepoli; se Gesù è esemplare di vita, anzi la Vita (Cfr. Matth. 11, 29; Io. 14, 6), come seguaci dovete esserne gli imitatori; se Gesù è il Signore(Cfr. Io. 13, 13; Phil. 2, 11), come seguaci ne siete anche i servitori. Si tratta, però, di servizio - ben lo sapete - che supera le differenze o le etichette che sono in uso tra gli uomini, per aprirsi alla fraternità dell’amicizia ed al calore della carità: «Voi siete miei amici . . . » (Io. 15, 14-15). Siete, dunque, gli innamorati di Gesù che, avendo abbandonato ogni cosa del mondo (Cfr. Luc. 5, 11), avete la possibilità ed il dovere di attendere alla contemplazione e alla preghiera, in unione con lui.

Ma tutto questo non basta: se ripetiamo quella domanda, troviamo una seconda risposta: per la Chiesa voi siete «testimoni del Vangelo». Se tale qualifica vale per ogni fedele cristiano, essa vale ad un titolo affatto particolare per voi. Il fatto primordiale della sequela non si esprime solo ad intra, non può restringersi al rapporto sublime e personale con Cristo, ma deve necessariamente riflettersi ad extra ed espandersi naturalmente in un’azione a favore di quel che Egli ci ha detto ed ha fatto. Questa è la ragione per la quale, quando indirizzammo ai Religiosi una speciale Esortazione sul rinnovamento della vita consacrata secondo le direttive del Concilio Vaticano II, ritenemmo opportuno centrare, proprio all’inizio, questo concetto: «Evangelica Testificatio» (PAULI PP. VI Evangelica Testificatio, Adhortatio Apostolica de religiosa vita secundum Concilium Oecumenicum Vaticanum II praeceptiones renovanda; cfr. AAS 63 (1971) 497 ss.). Difatti, è appunto una tale testimonianza che vi rende apostoli e missionari del Vangelo in mezzo al mondo, che guarda e giudica, anche quando sembra indifferente, e lontano. Come negare, del resto, che essa passa oggi, in gran parte, attraverso la vita delle persone consacrate, dalle quali, più che le parole, si attendono opere e fatti di stile genuinamente evangelico? E non può davvero eluderla chi di certi ideali etico-religiosi ha fatto una professione di vita, pena un’intrinseca contraddizione che equivarrebbe ad una «falsa testimonianza», la quale, nei casi più gravi, riuscirebbe disorientante e scandalosa per gli altri.

Come si atteggia, in pratica, questa testimonianza apostolica e missionaria? Essenzialmente, si esprime con gli esempi che offrite a livello individuale e comunitario: ripensiamo, in proposito, con ammirata gratitudine ai Santi religiosi che con l’esercizio dell’ascesi, con l’abbraccio della povertà, col rigore della penitenza costituiscono punti fissi di riferimento, tanto luminosi da identificarsi quasi con le virtù praticate. E su un piano di più diretto contatto con le anime, ricorderemo la predicazione e la direzione spirituale. Quanti religiosi sono stati e sono annunciatori animosi della Parola di Dio, sapienti maestri di spirito, consiglieri ascoltati e venerati!

In tal modo, dalla sequela personale del Cristo e dalla testimonianza a lui resa «coram hominibus» scaturisce, come più convincente e più alta, quella virtù che egli stesso ha proposto quale «mandatum novum», cioè comandamento specifico dei suoi (Io. 13, 35; 15, 12): la carità. Siete voi gli «operai della carità» e, nella misura in cui vi dedicate con accresciuta energia ad esercitarla come Cristo l’ha esercitata, vi rendete esemplari viventi del suo Vangelo, copie esatte di un elevato ed elevante modello di vita.

Ecco, carissimi Figli e Figlie, abbiamo delineato i tratti caratteristici che profilano la figura di chi, con la formale accettazione dei consigli evangelici, si è incamminato, non per sciocca presunzione, ma per ubbidienza alla voce interiore del Signore, sulla via stretta della perfezione cristiana. Come già dicevamo, abbiamo voluto ricordare queste componenti connaturali alla vostra vita non certo per evadere i problemi che ci avete sottoposto, ma per inquadrarli, piuttosto, nei parametri imprescrittibili che soli ne consentono l’esatta valutazione e la conveniente soluzione.

Noi confidiamo che le nostre parole, per il ministero di voi che qui ci ascoltate, saranno accolte e meditate da tutti i membri degli Ordini ed Istituti Religiosi nella multiforme varietà delle rispettive aggregazioni, e saranno per essi di incitamento nella sequela edificante e generosa di Cristo Signore, nel cui Nome voi e loro benediciamo.

                           



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